La Ragioneria dello Stato affonda la legge sulla rigenerazione urbana di Giovannini
«Parere contrario all'ulteriore corso del provvedimento» più altri nove stop a singole norme del testo del Mims
«Per quanto sopra esposto si esprime parere contrario all’ulteriore corso del provvedimento». L’ultima riga di undici pagine del parere della Ragioneria generale dello Stato stroncano senza appello il nuovo testo della legge sulla rigenerazione urbana messo a punto dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Il parere della Rgs sulla relazione tecnica preparata dal Mims è reso alla commissione Bilancio del Senato che può sollevare l’articolo 81 nei confronti delle norme non conformi, bloccandone l’iter. La norma di Giovannini è all’esame alla commissione Ambiente del Senato: aveva compiuto una sorta di miracolo, mettendo d’accordo tutte le forze politiche dopo tre anni di stallo e ottenendo su un tema strategico il plauso del mondo dell’impresa, da Confindustria all’Ance, alle piccole imprese, alla Rete dei professionisti. In larga parte d’accordo con il testo della riforma Giovannini anche il mondo degli enti territoriali, in prima battuta Regioni e comuni, che sono i più interessati all’applicazione delle norme.
Ma il treno, che sembrava destinato ad arrivare rapidamente in porto, si ferma qui. Era stato lo stesso Giovannini ad auspicare che entro marzo potesse arrivare il via libera del Senato. Il parere firmato dal Ragioniere generale Biagio Mazzotta cambia radicalmente lo scenario e sembra mandare il nuovo testo sul binario morto.
L’ultima riga è solo la stroncatura finale di un parere che ha al proprio interno altri nove pareri contrari su singole norme, anche quelle fondamentali. Senza contare l’avvertimento preliminare che segnala come «la materia della rigenerazione urbana, oggetto del provvedimento normativo in esame, assume ampia rilevanza anche nell’ambito del Pnrr, con riferimento agli obiettivi e traguardi di cui alla Missione M5C2 «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore». Pertanto - sottolinea la Ragioneria - «va evidenziato che le disposizioni di prossima adozione devono essere coerenti con i suddetti obiettivi e traguardi, nonché, più in generale, con i principi trasversali su cui si fonda il Piano». Il riferimento, che viene esplicitato è al «principio del “non arrecare un danno significativo all’ambiente” (c.d. DNSH) di cui all’art. 17 del Regolamento Ue 2020/852, che, con riferimento alla rigenerazione urbana, deve essere tenuto in massima considerazione».
Poi ci sono i pareri sulle singole norme. Vengono stroncate nell’ordine: la riduzione del canone o tassa per l’occupazione di suolo pubblico connessi agli interventi di rigenerazione urbana; la disciplina degli interventi privati di rigenerazione urbana per cui deve essere integrata la relazione tecnica escludendo che possano insorgere oneri connessi a minori entrate in favore dei comuni; la norma dell’articolo 9 che destina i proventi dei titoli abilitativi edilizi esclusivamente «alla demolizione e rimessione in pristino delle opere abusive e all’acquisizione e attrezzatura di aree destinate a verde pubblico» (anche qui serve integrazione alla relazione tecnica e anche il parere del ministero dell’Interno); all’articolo 10, comma 2, lettera h, il riferimento al reclutamento generico di «figure professionali», «in controtendenza con le disposizioni normative finalizzate al superamento strutturale del precariato esistente e a prevederne di nuovo»; la riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali a interventi diversi da quelli infrastrutturali individuati; l’esenzione dalla Tari per gli immobili oggetto di interventi di rigenerazione urbana; l’estensione del Superbonus e altri bonus edilizi agli interventi di rigenerazione urbana; la detrazione Irpef pari al 50% dell’Iva pagata nell’acquisto di un immobile ceduto da persona fisica dopo rigenerazione urbana; in generale l’assenza di copertura finanziaria e l’utilizzo, per farvi fronte, dei fondi di riserva e speciali e dei fondi da ripartire del Mims.