Urbanistica

La rigenerazione riparte dalle città intermedie: incassati metà dei fondi Pnrr

I progetti: Novara ridà vita all'ex caserma con giovani e Ppp, Volterra fa un teatro stabile nel carcere, Bari il quartiere museo con arte popolare. Premiate Verona, Treviso e Pavia

di Giorgio Santilli

Novara si è presa una porzione dell'ex caserma Passalacqua e ha trasformato un luogo chiuso in spazio aperto, Nòva, prima punto di aggregazione per i giovani, poi «hub di innovazione sociale» con spazi per studenti e laboratori di arte, sartoria e fotografia, innovazione tecnologica e digital. Un investimento da 3 milioni metterà in sicurezza l'edificio e allargherà il ventaglio di attività a ristorazione, coworking, ostello, residenze artistiche, counseling. Finanziamenti anche da fondazioni e privati. La strategia del sindaco, Alessandro Canelli: «Dobbiamo fare tuttoil possibile, non solo con concessioni innovative ma anche con forme di partenariato pubblico privato ascendente, che parte cioè dal basso, prima di accettare l'inerzia delle soluzioni in house». Parole che marchiano la vitalità di questa fase della rigenerazione urbana: ben oltre l'investimento immobiliare, assorbe linfa vitale da partecipazione dei cittadini, risposta a bisogni sociali, cultura, terzo settore.

Pubblico e privati insieme. Spazi chiusi che si aprono. Volterra si spinge oltre, con il progetto di un teatro stabile dentro il carcere: primo al mondo. Lo porta in giro con orgoglio l'assessore alla cultura, Dario Danti, e con lui il regista Armando Punzo, un impegno che dura da 34 anni e nel 2001 portò alla nascita della Compagnia della Fortezza di Volterra, riconosciuta dal ministero di Giustizia come «esperienza pilota del sistema penitenziario». Rigenerazione che sposta in avanti il confine del mondo conosciuto, della nostra cultura, delle nostre possibilità. «Abbiamo bisogno di lavorare - dice Punzo - e non chiediamo altro. Siamo abituati alla precarietà, ma non abituati a rassegnarci a questa instabilità indotta e forzata. Stabilità alla Compagnia della Fortezza significa lavoro e cultura. Un teatro con vista sulle sbarre che lo circondano, come a proteggerlo dagli attacchi di chi non sa e non conosce».

Novara e Volterra sono due delle otto città messe «in scena» dall'associazione Mecenate 90 che ha presentato a Roma i progetti di rigenerazione urbana a matrice culturale. L'associazione punta sulla «città intermedia»: ci sono Cosenza, Livorno, Lecce, Padova, Pesaro. Bari è l'unica esperienza metropolitana che racconta bene il riscatto della periferia. Siamo nel quartiere San Paolo, storia di isolamento che produce degrado e malavita. Il riscatto parte dal metrò e si completa con «San Paolo 2030», rigenerazione in QM, Quartiere Museo. La «Musealizzazione urbana» parta da un'indagine sulla popolazione locale per individuare luoghi e temi (sacri e profani) delle azioni di arte pubblica, poi diventa laboratorio di «community empowerment» in cui l'arte popolare è coscienza civica e senso di comunità, infine porta 15 muraes realizzati da artisti di calibro internazionale. L'assessore alla Cultura, Ines Pierucci, richiama «il ruolo delle mappe come strumento di conoscenza, non solo fisica, ma anche emotiva, dei luoghi». Fotografa l'essenza di una rigenerazione che accorcia le distanze fra i progetti e chi li vive, fra infrastrutture e servizi.

Aldo Bonomi scommette su questa nuova rigenerazione urbana messa in campo da Mecenate 90. «I progetti che abbiamo visto - dice - sono tutt'altra cosa rispetto alla noia dello storytelling e del marketing degli ultimi anni. Quelli di oggi sono progetti che stanno dentro le cose, esprimono materialità della rappresentanza. Il distretto sociale che sostituisce il distretto economico sta dentro il passaggio della terziarizzazione». E Giuseppe De Rita punta sul ruolo crescente delle «città intermedie», con capacità di cerniera rispetto «all'area vasta circostante». In queste città «si sta formando una nuova classe dirigente che chiede visibilità e giocherà un ruolo politico importante»: il partito delle città medie come un tempo ci fu il partito dei sindaci delle grandi città. Il fermento in questa dimensione urbana è fortissimo.

Il Premio Urbanistica assegnato dall'Istituto nazionale di urbanistica (Inu) lo conferma. Le città medie esprimono i progetti chiave: la rigenerazione della Necchi a Pavia, 11 ettari di territorio e aree dismesse nel cuore della città storica; la rigenerazione urbana dell'ex Manifattura Tabacchi a Verona, riconversione urbanistica promossa dagli imprenditori Hager e Signoretti che collega la città al quartiere fieristico passando per la futura stazione dell'alta velocità; il Parco abitato di San Liberale a Treviso, rigenerazione urbana e sociale che ricuce il tessuto del quartiere con spazi limitrofi e centro.Ma bisogna guardare i numeri del Pinqua, il programma italiano per la qualità dell'abitare del Mims, confluito nel Pnrr, per capire che oggi il motore della rigenerazione urbana italiana è nelle città medie. Da qui vengono metà dei progetti e degli investimenti finanziati: 73 progetti su 159 e 1.276 milioni di euro su 2.816 senza contare i fondi assegnati alle Regioni che saranno pure destinati a queste città. Brescia, Ascoli, Lamezia, Caserta, L'Aquila, Perugia, Livorno, Pesaro, per fare alcuni esempi. E il 12 e 13 maggio a Parma l'Ance presenterà il decalogo per la rigenerazione urbana.

Ci saranno il ministro delle Infrastrutture Giovannini e il vicepresidente Ue Timmermans, alla fine di un percorso fatto con istituzioni, associazioni di categoria, esperti, mondo finanziario, accademico, professionisti e opinionisti della filiera edilizia. «Ognuno - dice il presidente Gabriele Buia - ha offerto la propria visione di città che include, resiliente, abitata, attenta alle persone, sicura, della prossimità, accogliente, creativa, bella, che riusa, verde, non energivora, accessibile». È il tratto della nuova rigenerazione. «Siamo partiti dall'individuazione di ciò che manca - dice Buia - per arrivare a delineare una nuova politica per le città, una visione trasversale e ampia della rigenerazione urbana. Un lavoro unico, partecipato, condiviso che speriamo poi le istituzioni e la politica facciano proprio, trasformandolo finalmente in un progetto concreto di città».

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