Personale

Lavoro agile, niente rientri di massa in ufficio

Più autonomia ai dirigenti per calibrare sicurezza ed esigenze organizzative

di Consuelo Ziggiotto

Oltre a intervenire sulle percentuali minime di lavoro agile a regime previste dall’articolo 14 della legge 124 del 2015, il decreto proroghe approvato giovedì scorso dal governo elimina la percentuale del 50 per cento dall’articolo 263 del decreto Rilancio che ha guidato sino al 30 aprile gli enti nell’applicazione del lavoro agile semplificato, prorogando fino al 31 dicembre le deroghe all’accordo individuale.

Il risultato delle modifiche apportate vede la disciplina del Piano organizzativo del lavoro agile (Pola) immutata nel contenuto ma ritoccata nella misura.

Per quanto lo strumento di pianificazione triennale di obiettivi organizzativi appaia destinato presto a una profonda revisione, per ora rimane uno strumento che impegnerà gli enti in egual misura a prescindere dalla sua adozione o meno.

La soglia minima dei dipendenti ai quali riconoscere il lavoro agile è abbassata ora al 15 per cento.

Ciò restituisce margini di autonomia alle amministrazioni rappresentando la soluzione in grado di coniugare l’utilizzo del lavoro agile ai più alti livelli di efficacia, efficienza e customer satisfaction delle Pa, obiettivo che entrambi gli interventi del legislatore si prefigurano di centrare.

L’uscita di scena della soglia minima del 50 per cento dal lavoro agile emergenziale non deve però corrispondere da oggi a nessun rientro automatico del personale nella sede lavorativa. Al contrario, consente di dare continuità agli sforzi e al valore aggiunto realizzato nell’ultimo anno, lasciando però nuovo spazio per rimodulare la presenza e l’assenza (o meglio: il lavoro reso in presenza e quello reso a distanza) tenendo conto di una lenta e progressiva uscita dall’emergenza. Senza essere vincolati alla rigidità di percentuali orientate al bisogno primario di preservare la salute pubblica. Il quadro normativo è ora rivolto a un orizzonte che intravede l’uscita dall’emergenza e intende concentrarsi sul bisogno di realizzare quell’aumento di competitività che, insieme alla conciliazione vita lavoro, configura la logica vincente del modello organizzativo.

La deroga all’accordo individuale è prorogata fino alla definizione della disciplina del lavoro agile da parte dei contratti collettivi, e comunque non oltre il 31 dicembre.

Il compito dei dirigenti rimane quello di dare applicazione al lavoro agile semplificato (accordo e obblighi informativi derogati) con maggiore flessibilità, slegata da rigide percentuali che mal potrebbero conciliarsi con le reali capacità organizzative delle singole realtà.

Si crea in questo modo una maggiore fluidità nel passaggio dalla normativa emergenziale del lavoro agile a quella a regime, in attesa di una disciplina contrattuale per guidare negli spazi interpretativi che fino a oggi gli enti hanno occupato tenuto conto del contesto emergenziale, in particolare sui numerosi istituti del trattamento giuridico ed economico che faticano oggi ad inserirsi nel nuovo modello «Smart».

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