Legge di bilancio, salta il nuovo salva-Comuni - Rinvio dei bilanci al 30 aprile
Ok ad aiuti da 450 milioni ma senza copertura - Avanzi liberati per le bollette
Un milione e mezzo al fondo per il «reddito alimentare», un milione per lo screening diabetico dei bambini, 100mila euro per il Parco della Salute di Torino, 300mila euro alla funivia Savona-San Giuseppe. E 450 milioni ai Comuni in crisi di liquidità.
In effetti, nella lunga fila di emendamenti polvere approvati nella notte fra martedì e mercoledì in commissione Bilancio alla Camera, svettavano le cifre scritte nel nuovo salva-Comuni. Al punto che anche alla Ragioneria generale dello Stato sono saltati sulla sedia, perché la copertura (un taglio equivalente al fondo per le esigenze indifferibili, già utilizzato però per altre misure) era di fatto inesistente. Di qui l’esigenza di un ritorno in commissione per cancellare la norma e rimandarla a tempi migliori.
Perché il problema esiste. Si tratta della replica dell'ultimo salva-Comuni, avviato in tutta fretta lo scorso anno dopo che la sentenza 80/2021 della Corte costituzionale aveva bocciato il ripiano in 30 anni delle anticipazioni di liquidità ottenute in passato per pagare i propri debiti commerciali. La questione è tecnicamente complessa ma si può riassumere in termini semplici. Dal 2013 i Comuni avevano ricevuto prestiti dallo Stato per pagare le loro vecchie fatture, con un piano di rientro che spalmava la gestione di questi debiti in 30 anni. L’anno scorso (con la sentenza 80, appunto), la Corte costituzionale ha spiegato che il calendario eterno dei rientri è illegittimo, perché scarica i debiti sulle generazioni future di amministratori e amministrati.
Ma l’obbligo di tagliare di 2/3 il rientro moltiplica ovviamente la somma da accantonare ogni anno, con un costo aggiuntivo nel periodo da 2,7 miliardi di euro che secondo le stime avrebbe portato dritti al dissesto circa 450 Comuni, da Torino a Napoli fino a Lecce, e colpito in modo più o meno grave altri 1.300 enti. Da qui è nato il salva-conti del 2021, che ha messo sul piatto 660 milioni per l'emergenza rimandando a interventi futuri le tappe ulteriori del ripiano. Con gli altri 450 milioni ipotizzati in manovra, la copertura sarebbe arrivata al 2025.
Per un salva-Comuni che salta, c’è un salva-Regioni che invece vede il traguardo. La novità interessa in particolare le Regioni del Sud ottengono un’importante «norma interpretativa» sui prestiti dati nel 2008 a Lazio, Molise, Campania e Sicilia: «Non costituiscono indebitamento», spiega con una certa audacia la nuova interpretazione.
Altri due emendamenti permettono poi ai Comuni di liberare i finanziamenti vincolati per destinare queste risorse agli aiuti locali contro il caro-energia o al pagamento delle bollette.
Per farlo, le amministrazioni dovranno comunicare il tutto allo Stato o alla Regione, a seconda dell'origine del finanziamento vincolato, e alla Ragioneria generale dello Stato. Si replica poi la possibilità di applicare l'avanzo libero ai bilanci 2023 per far fronte alla crisi. Per questa ragione, la legge di bilancio si occupa addirittura di spostare al 30 aprile il termine per bilanci preventivi e delibere su Imu e tributi nei Comuni: non serviva, perché sarebbe bastato un decreto ministeriale, e la conseguenza è che una nuova eventuale proroga andrà fatta per legge.
Spunta poi la super tassa di soggiorno per i capoluoghi più turistici. Quando le presenze 2017-2019 hanno superato di 20 volte il numero dei residenti, la tassa potrà arrivare fino a 10 euro a notte sfruttando una possibilità concessa oggi solo al Comune di Roma. Ovunque, invece, viene prorogata fino al 30 giugno la liberalizzazione dei dehors. Reggio Calabria potrà riesumare i consigli circoscrizionali, con un finanziamento da 700mila euro in tre anni. Un fondo da 4 milioni servirà per le iniziative di sicurezza urbana (telecamere e simili), mentre un milione viene destinato al sostegno degli amministratori oggetto di intimidazioni.