Regioni

Opere idriche, a cinque Regioni i primi 102,3 milioni per interventi urgenti

Ok dalla cabina di regia contro la siccità istituita dal decreto legge n.39/2023

di Manuela Perrone

Via libera ai primi interventi per affrontare l'emergenza acqua in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio, con un investimento complessivo di 102,3 milioni, tutti messi a disposizione dal ministero delle Infrastrutture. Il disco verde è arrivato dalla cabina di regia contro la siccità istituita dal decreto legge 39/2023, che si è riunita il 5 maggio a Palazzo Chigi sotto la presidenza del vicepremier e titolare dei Trasporti, Matteo Salvini. Oltre ai ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Roberto Calderoli (Affari regionali), al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, alla viceministra Vannia Gava (Ambiente) e alla sottosegretaria Lucia Albano (Mef), era presente anche il commissario straordinario Nicola Dell'Acqua, nominato giovedì dal Consiglio dei ministri. Sono state oltre mille le richieste di interventi arrivate dalle Regioni, dopo l'invito di Salvini a presentare gli elenchi delle opere prioritarie.

Alla Lombardia andranno 33,1 milioni per nuove misure di regolazione del lago d'Idro, al Veneto 22 milioni per i lavori di adeguamento dello sbarramento antisale alla foce dell'Adige e bacinizzazione dal fiume per contenere l'acqua dolce a monte. Al Piemonte andranno 27,8 milioni per la manutenzione straordinaria delle gallerie e di vari tratti del canale Regina Elena e diramatore Alto Novarese. In Emilia Romagna 5 milioni serviranno alla riqualificazione e al telecontrollo delle opere di derivazione del canale emiliano-romagnolo lungo l'asta principale e 8,1 milioni alla stabilizzazione e il ripristino dell'efficienza nel tratto Attenuatore-Reno del canale. Infine, nel Lazio 6,03 milioni sono destinati all'interconnessione per il riutilizzo dell'impianto di depurazione Fregene-adduttrice consorzio di bonifica. Nessuno, nel Governo, pensa che questa dote sia sufficiente.

Per questo si è deciso che entro fine maggio i ministeri dovranno procedere a una ricognizione delle risorse che si possono liberare. È stato inoltre concordato di costituire tavoli tecnici sui diversi filoni d'intervento. Come i dissalatori. Il modello è il progetto di Genova, che punta all'unione tra l'acqua proveniente dai depuratori e quella salina per poi trasportare l'acqua desalinizzata verso la pianura padana con la pipeline inutilizzata del porto Petroli.Sulle operazioni di dragaggio e sfangamento degli invasi è stato sollevato il problema della classificazione delle terre da scavo per lo stoccaggio e smaltimento. L'intenzione è procedere con un intervento normativo perché non siano automaticamente classificate come rifiuto.

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