Il CommentoFisco e contabilità

Pnrr, attuazione a rischio senza le giuste esperienze

di Ettore Jorio

Stiamo per arrivare a un incrocio pericoloso. A rischio la Nazione e il Paese, rispettivamente, a causa del riaccendersi della corsa che contrappone il Covid Delta-Plus e le decine di varianti di quella sudafricana e delle difficoltà del disbrigo degli adempimenti burocratici funzionali a portare a buon fine il Pnrr.

L'epidemia accentua i problemi determinati dai vuoti di organico succeduti ai reiterati blocchi del turnover, dai tradizionali ritardi nell'assolvimento dei compiti della Pa, dalle funzioni fondamentali erogate a singhiozzo dalle autonomie locali. Era naturale che fosse così con uno smart working che è stato a pieno regime, che rischia tuttavia di reinsediarsi.

Così non potrà essere con un Piano di ripresa e resilienza che ha oramai suonato il suo gong. Lo start vale per tutti, a cominciare dagli enti territoriali e per le imprese tenute ad avvalersi dei quattrini europei per rinascere dopo la tempesta. A meno di cinquantasei mesi dalla scadenza decadenziale, mancano le idee e i progetti, tanto da fare rispolverare quelli chiusi nel cassetto da anni, che non solo odorano di muffa ma non hanno affatto il sapore di originare la ripresa e dare muscolatura alla resilienza.

E questo vale per l'Italia intera, martoriata da circa due anni dalle naturali e tanto giustificate paure collettive, dai disagi per la economia nazionale, da un terziario che è alla canna del gas, dalle famiglie a secco di risorse, alcune arrivate al punto di non mettere insieme il pranzo con la cena.

E per intanto si profila, da una parte, una convivenza naturale con un Covid "plurimarche" strutturato nella nazione e, dall'altra, un conto alla rovescia del Pnrr da portare "finito" per l'agosto 2026. Una occasione unica, anche se sottoposto a erogazioni rateizzate per stati di avanzamento, specie se utilizzato a pendant con i fondi ordinari Por del settennio 2021-2027.

Da qui, l'esigenza degli enti territoriali, a guida delle Regioni, di saperci fare. Di essere bravi ad arrivare al traguardo del godimento delle risorse europee, delle quali tante a fondo perduto, nonostante una gimkana da affrontare che è piena zeppa di ostacoli: un Covid che non molla; i ritardi accumulati in partenza e quelli che ne seguiranno; una burocrazia non propriamente pronta agli adempimenti specifici; una selezione dei necessari esperti che è davvero difficile considerarli tali viste le procedute utilizzate fondate su curricula e colloqui orali mediante web.

Il Pnrr pone un tema risolutivo per il sistema Paese e per il Sud in particolare. Pone però tanti seri problemi operativi, nei confronti dei quali il sistema delle autonomie territoriali non appare affatto pronto per programmare e usare correttamente le risorse. Per trasformarle da sogni e promesse in realtà godibile.

Il maggiore gap è costituito dalle burocrazie (tutte) senza le giuste esperienze in tal senso. Ma non solo. Che saranno affiancate da esperti verosimilmente tali solo per generosa definizione nominalistica.

Le cause tutte ricadenti nel sistema del loro reclutamento: mille esperti rintracciati mediante procedure segnatamente improprie e, quanto alle selezioni, qualche riserva sulla capacità dei selezionatori a individuare i selezionati e, soprattutto, sulla loro conoscenza del disbrigo degli adempimenti cui saranno obbligati gli enti locali, Regioni, loro partecipate ed enti facenti parte dei rispettivi servizi sanitari nazionali. Una preoccupazione giustificata dai non grandi esempi, ma tantissimi, di piena e corretta utilizzazione nel tempo dei fondi europei ordinari.