Urbanistica

Pnrr, già pronti progetti di riserva per 22 miliardi: per metropolitane e città più interventi che risorse

Il bando per il Piano integrato per la qualità dell’abitare (Pinqua), lanciato prima del Pnrr, ha avuto un grande successo

di Celestina Dominelli, Marco Mobili, Giorgio Santilli, Claudio Tucci

Mentre alcune gare del Pnrr vanno deserte - ultimo caso quella per il 5G segnalata ieri dal Sole 24 Ore ma già gli asili nido al Sud avevano fatto scalpore per sottodimensionamento della domanda - altri programmi “a chiamata” presentano un’eccedenza di progetti rispetto alle disponibilità finanziaria. Lo ha certificato, la scorsa settimana, l’allegato Infrastrutture al Def per i capitoli della rigenerazione urbana, delle metropolitane e delle piste ciclabili, ma a una ricognizione più attenta altri piani o bandi hanno messo in panchina progetti ammissibili che non hanno accesso (per ora) al finanziamento. Una riserva di progetti subito spendibili nel caso di un «piano B» del Pnrr, ma anche di integrazioni finanziarie al Piano, di rifinanziamenti nazionali complementari o anche semplicemente nel caso in cui si perdano per strada altri progetti del Pnrr e si profilasse l’occasione di una correzione in corsa del Piano. Di seguito una prima rassegna dei capitoli di spesa che già alimentano questa riserva di progetti buoni per il futuro più o meno immediato.

Rigenerazione urbana

Il bando per il Piano integrato per la qualità dell’abitare (Pinqua), lanciato prima del Pnrr e poi salito sul Piano, ha avuto un grande successo e si propone come principale leva di una nuova generazione di progetti di rigenerazione urbana, collegati alla questione abitativa. I progetti selezionati e finanziati sono 159 per un contributo pubblico di 2.816 milioni, finanziato dal Pnrr. Per questi progetti l’iter va avanti e sono state firmate le convenzioni che impongono il rispetto di tempi rigidissimi. Ma non meno interessante è proprio quella riserva di 112 progetti che sono rimasti fuori, per un contributo pubblico richiesto di 1.446,6 milioni. Ora sono in fila, in attesa di un finanziamento integrativo che il Mims spera possa venire ancora dal Pnrr, se dovessero liberarsi delle risorse, oppure in alternativa da altri fondi Ue o da fondi nazionali. Il fatto rilevante è che esiste una riserva di progetti pronti per un nuovo, importante investimento dare ancora più organicità all’investimento di rigenerazione urbana nelle città italiane.

Metropolitane

Nel parco progetti per le metropolitane e più in generale per il trasporto rapido di massa per le città ci sono ancora da soddifare 3.778 milioni ripartiti fra 21 progetti rimasti esclusi per ora dai finanziamenti Pnrr e da quelli integrativi nazionali (in tutto 28,8 miliardi assegnati). Ci sono tutte le grandi città: Milano con sei progetti ma un importo piuttosto basso di 375,9 milioni; Napoli con cinque progetti e un importo di 1.448,98 milioni; Roma con tre progetti e un importo di 1.293 milioni (qui spicca il rifinanziamento della linea C con 1.210 milioni); Torino con due progetti e 226 milioni; Catania con due progetti e 143 milioni; Genova e Cagliari con un progetto ciascuno e rispettivamente 74 e 13 milioni. L’allegato Infrastrutture al Def ha riproposto il tema nei dettagli, con il calcolo del fabbisogno finanziario. Molti di questi progetti difficilmente potrebbero entrare nel Pnrr per un fatto di scadenze temporali, ma non va dimenticato che esiste un Piano complementare nazionale (finora 30 miliardi) che si muove in strettissimo raccordo con il Pnrr e rispetta tutti i criteri Pnrr meno quello della scadenza al 2026.

Piste ciclabili

Mancano 2.022 milioni di euro per finanziare le piste ciclabili ancora rimaste a secco o in cerca di ulteriori finanziamenti. Sono una componente fondamentale del capitolo mobilità sostenibile. Otto le tratte interessate: ciclovia tirrenica (599 milioni), ciclovia adriatica (164 milioni), Venezia-Torino (127 milioni), ciclovia della Sardegna (290 milioni), ciclovia dell’Acquedotto pugliese (41 milioni), ciclovia della Magna Grecia (442 milioni) ciclovia del Garda (298 milioni), Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia (59 milioni).

Rifiuti, il capitolo impianti

In casa Mite, a registrare il sold out quanto a domande e relativo ammontare sono stati finora i due bandi collegati all’economia circolare. Il primo, chiuso a marzo scorso, è quello per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e per l’ammodernamento delle strutture esistenti, che era partito con una dotazione di 1,5 miliardi e che invece si è chiuso con richieste per 6,3 miliardi (di cui 3,3 miliardi provenienti dalle regioni del Mezzogiorno). A conti fatti, insomma, con un’eccedenza di 4,8 miliardi. I beneficiari sono rappresentati dagli egato (gli di enti di governo dell’ambito territoriale ottimale) e, in loro assenza, dai Comuni.

I progetti “faro”

L’altro fronte è quello relativo ai progetti “faro” di economia circolare. L’esito, però, è analogo all’impiantistica: il bando, che mira a rafforzare e implementare le filiere industriali strategiche e a sopperire alla scarsità di materie prime, partiva con uno stanziamento di 600 milioni, ma alla fine le richieste hanno raggiunto il livello di 4,1 miliardi (di cui 900 milioni dal Sud). Anche in questo caso, quindi, con un surplus di domande particolarmente significativo e pari a 3,5 miliardi. E in prima linea, a intercettare i fondi, ci sono le imprese.

Centri nazionali di ricerca

Per quanto riguarda il Mur, tutti e quattro i bandi emanati hanno ricevuto richieste superiori al finanziamento previsto. Per i cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera sono arrivate cinque proposte per oltre 2 miliardi, a fronte degli 1,6 messi a bando.

Ecosistemi dell’innovazione

Stesso trend per l’altro programa, Ecosistemi dell’innovazione, da realizzare a livello territoriale, regionale o sovraregionale. Sono pervenute 15 candidature per circa 1,9 miliardi, a fronte degli 1,3 miliardi disponibili. Delle 15 proposte, di cui ne verranno finanziate massimo 12, 6 sono nelle regioni del Sud Italia.

Infrastrutture innovative

Passando alle 20 Infrastrutture di ricerca sono arrivate 39 proposte per oltre 1,8 miliardi (su 1,08 miliardi a disposizione). Sulle 10 Infrastrutture tecnologiche di innovazione sono state presentate 25 proposte progettuali di cui 17 per creare nuove infrastrutture e 8 per ammodernamento. Complessivamente, le proposte progettuali prevedono costi per oltre 700 milioni sui 500 milioni a disposizione.

Palestre e sport

Ampia partecipazione anche ai bandi Istruzione, con l’overbooking che si è realizzato per tre dei quattro bandi già avviati (gli asili nido hanno avuto una minore partecipazione, ma poi con la riapertura dei termini si è abbastanza recuperato). Per le palestre i fondi previsti dal Pnrr sono 300 milioni, con l’obiettivo di realizzare almeno 400 edifici, nuovi o adattati, adibiti a palestre o impianti sportivi, per spingere l’offerta di attività sportive già dalle prime classi della primaria e su tutto il territorio nazionale. Le domande pervenute alla scadenza dell’avviso sono state 2.859 per un totale di finanziamenti richiesti superiore ai 2,8 miliardi.

Mense scolastiche

Anche per quanto riguarda le mense, a fronte di 400 milioni Pnrr, le domande pervenute sono state 1.088 per una richiesta di finanziamenti superiore ai 581 milioni. Qui l’obiettivo è costruire mille locali e spazi nuovi da destinare a mense, oggi non presenti nel 26,2% delle scuole del primo ciclo, per aumentare l’offerta di tempo pieno.

Scuole nuove

Dove si è già corso ai ripari è sul bando per realizzare scuole nuove, innovative e sostenibili. Qui, secondo il Pnrr, dovevano essere realizzate 195 nuove strutture, con 800 milioni a disposizione. Ebbene, nei giorni scorsi, l’Istruzione ha fatto sapere di essere salita a 216 nuove scuole facendo crescere gli 800 milioni inizialmente previsti a un miliardo e 189 milioni di euro.

Alberghi e strutture ricettive

L’effetto Superbonus si fa sentire anche sul fronte turismo. Tra gli obiettivi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha assegnato al ministro Garavaglia, c'è anche l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza delle strutture ricettive del Paese. Per centrarlo è stato introdotto un credito d'imposta fino all'80% delle spese ammissibili sostenute per interventi di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza di alberghi, pensioni, ostelli e altro, nonché per progetti di digitalizzazione delle imprese ricettive. A tax crediti alberghi è stato aggiunto un ulteriore contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese sostenute per riqualificare le strutture. Neanche il tempo di aprire il bando da 600 milioni che le risorse sono andate esaurite, anche perché le richieste presentate dalle imprese di settore ammontano a ben 3.000 miliardi di euro. In sostanza ci sarebbero imprenditori pronti ad effettuare investimenti per altri 2,4 miliardi per migliorare l'offerta ricettiva del Paese. Va ricordato, però, che senza un nuovo stanziamento le aspettative delle imprese alberghiere saranno disattese visto che al Turismo è andato poco più dell'1% dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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