Appalti

Appalti: tempi dimezzati per la Via, superbonus senza doppia conformità

Si scalda il lavoro sul decreto Recovery Semplificazioni: ecco le prime bozze con testi normativi e relazioni

di Giorgio Santilli

Un codice degli appalti semplificato ma non cancellato, con l’eliminazione ove possibile delle norme ridondanti rispetto alle direttive Ue (il cosiddetto «gold plating»), con uno spazio crescente per i contratti integrati di progettazione e lavori affidati a una stessa impresa, con una nuova lista di commissari straordinari, con il rafforzamento delle banche dati pubbliche per digitalizzare le gare e accelerare la qualificazione dei concorrenti (che comunque avverrà dopo e non prima della presentazione delle offerte), con la concentrazione dei lavori su stazioni appaltanti affidabili, anche in chiave sostitutiva di amministrazioni deboli. Ancora, la proroga fino al 2026 delle norme straordinarie del Dl 76/2020, in particolare danno erariale, abuso d’ufficio, semplificazione delle certificazioni antimafia, conferenza di servizi semplificata e affidamenti senza gara o con procedure ridotte.

Poi, uno dei punti-chiave, il quasi dimezzamento dei tempi per la valutazione di impatto ambientale (Via) dai 310 giorni previsti dalla procedura ordinaria (prevista dal decreto semplificazioni del 2020 e mai applicata) a 170 giorni con procedura accelerata per il Pnrr e il Pniec (da valutare se mediante commissione speciale o con il rafforzamento dell’attuale commissione con personale assunto a tempo pieno). E, sempre in materia di Via, l’eliminazione delle duplicazioni dei pareri regionali e l’introduzione di una «stanza preliminare» che aiuterebbe i proponenti a innalzare la qualità progettuale o, in alternativa, bocciare subito (con l’obbligo di ripresentazione) progetti privi di requisiti (o allegati) minimi. E poi c’è il grande nodo della semplificazione procedurale del Superbonus 110% con l’eliminazione della «doppia conformità» - che sta creando ritardi anche dell’ordine dei sei mesi a causa degli archivi cartacei dei comuni - e la restituzione degli interventi agevolati al loro regime di autorizzazione ordinaria (Cila se è edilizia libera, Scia se è demolizione e ricostruzione). C’è anche il rafforzamento ed estensione del silenzio-assenso, con la possibilità per il privato - in caso di inerzia della Pa - di autocertificarsi l’attestazione del termine trascorso e la proposta di riduzione dei tempi per l’autotutela delle Pa. E ancora, la semplificazione dei procedimenti per la banda larga e la riforma delle procedure per la rigenerazione urbana e demolizione/ricostruzione, eliminando la frenata arrivata su centri storici e zone omogenee A dall’articolo 10 del Dl 76/2020. Infine, semplificazioni delle procedure di spesa in programmi come quelli del Piano energetico o del dissesto idrogeologico, dove pesa l’intreccio di competenze fra governo e regioni.

Si scalda il lavoro sul decreto Recovery Semplificazioni, si mettono sul tavolo proposte “pesanti”, che stavolta sembrano andare al nocciolo delle questioni, ci sono le prime bozze - con testi normativi e relazioni - che arrivano da singoli ministeri (Infrastrutture, Funzione pubblica, Transizione ecologica) o da commissioni interministeriali - come quella sul codice degli appalti al ministero delle Infrastrutture - create proprio per cercare punti di convergenza fra posizioni in partenza lontane.

Palazzo Chigi non ha ancora coordinato il dossier: molte delle proposte sono ancora da vagliare, confrontare, esaminare. Non sarà un lavoro facile. Probabilmente la prossima settimana si comincerà a entrare nel vivo, se l’obiettivo è approvare entro la prima o al più tardi la seconda settimana di maggio.

Rispetto ai due precedenti decreti di questa specie (lo sblocca cantieri dell’aprile 2019 e il semplificazioni di nove mesi fa), l’approccio sembra oggi invertito: dal metodo “catalogo”, con centinaia di proposte senza priorità arrivate dai ministeri, che costrinsero a polemiche sterili e a un lavoro di selezione di 3-4 mesi sia il governo giallo-verde che quello giallo-rosso, si passa oggi a proposte che sembrano partite con il piede giusto e l’attenzione focalizzata sui nodi che frenano opere pubbliche e private.

D’altra parte, quest’anno non si può scherzare e tutti sono chiamati a fare sul serio, anche le amministrazioni che tradizionalmente frenano la semplificazione per difendere i loro poteri di veto: il Pnrr non consente a nessuno di mettersi di traverso ed è interesse di tutti creare corsie realmente veloci. La partita non mancherà di momenti duri, l’arbitro sarà a Palazzo Chigi. Una prima decisione il governo l’ha presa ed è già significativa: il decreto legge sarà unico. Altro fattore non irrilevante: stavolta sembra esserci una maggioranza larga per semplificare davvero.

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