Amministratori

Responsabilità, i sindaci vincono dopo la rivolta

Nella riforma del Testo unico primi cittadini liberati dalle accuse amministrative

di Gianni Trovati

La notte fra il 14 e il 15 luglio 2008 una ragazza di 37 anni morì dopo essere precipitata da un bastione del Forte Belvedere a Firenze. Otto anni dopo, nel 2016, Leonardo Domenici, ex presidente dell’Anci e sindaco della città all’epoca dei fatti, è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo per non aver disposto la chiusura dell’area. Una condanna per omicidio colposo è arrivata anche all’ex sindaca di Genova Marta Vincenzi per l’alluvione del 2011, mentre per lo stesso reato è andato sotto processo Filippo Nogarin, ex sindaco di Livorno dove l’alluvione è arrivata nel 2017. L’ultima della serie finita sulle cronache è Chiara Appendino, la sindaca uscente di Torino condannata a un anno e mezzo per la tragedia di Piazza San Carlo nella notte della finale di Champions fra Juventus e Real Madrid del 3 giugno 2017.

Proprio dai casi torinesi, dove Appendino è finita anche sotto accusa con il suo predecessore Sergio Chiamparino per l’inquinamento da Pm10, è partita la rivolta dei sindaci, che in pochi giorni misero 4mila firme in fondo all’appello dell’Anci sulla revisione delle norme che attribuiscono al vertice politico del Comune una responsabilità totale su quel che accade nel territorio. «Basta con la caccia ai sindaci, o non ce ne saranno più», aveva sintetizzato il presidente dell’Anci Antonio Decaro.

La rivolta, riaccesa a maggio con il caso dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti assolto dopo cinque anni di gogna per un bando sulla gestione di due piscine, sembra aver avuto ascolto nel governo. E ha prodotto l’articolo 8 della bozza di riforma del Testo unico degli enti locali (anticipata sul Sole 24 Ore di ieri), che riscrive in maniera radicale le regole sulla responsabilità negli enti locali. Con un principio netto: «Il sindaco e il presidente della provincia sono gli organi responsabili politicamente dell’amministrazione del Comune e della Provincia», si legge nel testo, dove la parola chiave è quel «politicamente» che prova a tracciare un confine chiaro ai compiti, e quindi alle possibili colpe, dei sindaci. La responsabilità politica, prosegue la bozza della norma inserita nella parte «ordinaria» della riforma, non nella delega che ha poi bisogno dei provvedimenti attuativi, si traduce nella definizione di «obiettivi e programmi da attuare», e nell’adozione degli «atti rientranti nello svolgimento di tali funzioni». Nei nuovi ordinamenti prospettati dalla riforma, ai sindaci toccherà anche «verificare la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa e della gestione agli indirizzi impartiti».Ma non sarà più loro compito quello di «sovrintendere al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti», come prevede l’attuale articolo 50 del Testo unico degli enti locali. Perché questo è il ruolo dei dirigenti, nel «rispetto del principio di separazione tra funzioni di indirizzo politicoamministrativo e gestione amministrativa» richiamato come principio per la riforma.

Un’altra richiesta dei sindaci che ha trovato spazio nella bozza è la cancellazione dell’incandidabilità al Parlamento, trasformata in un’incompatibilità che farebbe scattare lo scioglimento di giunta e consiglio solo dopo l’elezione. Ma sul punto il dibattito è ancora aperto anche all’interno del governo, perché per molti permettere di fare la campagna elettorale dall’ufficio del sindaco darebbe agli amministratori locali un vantaggio competitivo sugli altri candidati in grado di squilibrare il voto.

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