Il CommentoAmministratori

Rinnovare la Pa, vasto programma ma non affrontato

di Gaetano Scognamiglio (*)

L'effettiva capacità di governare dovrebbe essere collegata a una visione di come le alleanze o i singoli partiti si rappresentino la pubblica amministrazione che dovrà essere lo strumento per realizzare i progetti dei rispettivi programmi elettorali, i quali in proposito mostrano - salvo un caso- indicazioni approssimative, frutto di analisi superficiali se non di ignoranza sul tema.

Da parte di alcuni solo generici accenni alla necessità di sburocratizzare, che é come dire speriamo che il tempo migliori. Qualche accenno generico alla semplificazione, senza rendersi conto che il termine ha assunto ormai un connotato sinistro, concretizzandosi quasi sempre nella introduzione di nuovi adempimenti in sostituzione di quelli soppressi. Qualcuno si ricorda dell’Air - forse per il caldo - ma é solo la datatissima analisi di impatto della regolamentazione, che si cerca di resuscitare da un passato francamente poco glorioso. Si ricorda in due righe due la necessità di completare la riforma della pubblica amministrazione e qui sarebbe finita se non venisse in aiuto la tecnologia che ci sta sempre bene e quindi grandi richiami - ma solo quelli - alla digitalizzazione, al cloud a nuovi sportelli virtuali, con una fuga in avanti sull’intelligenza artificiale. I dettagli sul come e quando non risultano. Fa eccezione chi dedica meritoriamente un capitolo intero del proprio programma al tema, con alcune significative focalizzazioni su meritocrazia , premialitá e con un corretto collegamento con il Pnrr. Però anche qui colpisce un dato comune a tutti i programmi: nessuno parte da un’analisi su cosa si é fatto e questo sembra già un grave errore, come se ogni volta bisognasse ricominciare daccapo, come se mancasse la capacità di far tesoro di quanto di positivo rimane dell’esperienza pregressa. Atteggiamento singolare inoltre, considerato che la quasi totalità delle forze in campo appoggiavano il Governo uscente e il suo Ministro della Funzione Pubblica, che superata la vecchia impostazione “contro” si è mosso con azioni positive verso l’apparato pubblico. Così pure nessun richiamo all’Aran che pure ha fatto bene chiudendo numerosi contratti. Nessuna valutazione poi sull’attività dell’Anac e sul suo futuro.

Sembra non esserci la consapevolezza che migliorare la PA non è un obiettivo a breve ma un’azione permanente che può avere una speranza di successo nella misura in cui si lavori in una cornice fortemente istituzionale quasi con la logica del passaggio della staffetta. Se non si accede a questo metodo si rischia che ogni ministro di turno voglia intestarsi pseudo riforme che rischiano di tradursi in amenità.

Non si intravede insomma un pensiero strategico sul futuro della PA o quantomeno alcune indicazioni originali su come affrontare problemi irrisolti. Se ne indicano alcuni.

Ci si lamenta della paura della firma e si è denunciato in varie occasioni l’atteggiamento difensivo della dirigenza riluttante ad assumersi responsabilità.

Si è intervenuti con la riforma dell’abuso di ufficio ma sembra che nessuno si sia reso conto che l’applicazione giurisprudenziale tende a disattendere lo spirito della riforma.

Intervenire con decisione sul tema significherebbe dare un segnale forte nella direzione di un rafforzamento dell’amministrazione attiva schiacciata da una miriade di controlli.

Rafforzamento che si sottolinea essere indispensabile e strategico se si vogliono realizzare nei tempi previsti gli obiettivi del Pnrr.

Sulla premialitá si continuerà a intervenire senza successo in mancanza di una norma che obblighi a dare gli obiettivi di gestione entro gennaio. Oggi nella stragrande maggioranza dei casi sono dati nella seconda metà dell’anno rendendo impossibile la valutazione, che inevitabilmente si risolve in formalità amministrative.

In questo quadro é poi da sostenere e sviluppare, la proposta di una premialitá speciale per la realizzazione dei progetti Pnrr , inserita nell’unico citato capitolo dedicato alla PA.

Va rafforzata la struttura intermedia degli apparati pubblici su cui si regge la quotidianità dell’azione amministrativa: che li si chiami vicedirigenti o quadri, questi funzionari devono essere dotati di poteri chiari e dovrebbero essere almeno in parte selezionati in ingresso dalla SNA, così come avviene per i dirigenti.

Per concludere, le sfide dei prossimi anni sono molte, le battaglie da fare altrettante, l’esito incerto ma le possibilità di successo stanno nella consapevolezza della grande complessità dei problemi da affrontare con serietà per rafforzare gli apparati pubblici che di quelle battaglie saranno gli indiscussi protagonisti.