Il CommentoFisco e contabilità

Riscossione, perché una riforma non è più rinviabile

Il sistema non riesce a incassare, se non in minima parte, tributi, contributi e multe iscritte a ruolo

di Salvatore Padula

Sono i numeri, prima di ogni altra cosa, a raccontare come il nostro sistema fiscale, insieme a livelli patologici di tax gap, soffra di un’ulteriore grave (e purtroppo antica) malattia: non riesce a incassare, se non in minima parte, tributi, contributi e multe iscritte a ruolo, ovvero quelli che non vengono spontaneamente pagati dai contribuenti-debitori. A 10 anni dall’iscrizione a ruolo si incassa meno del 15%; e a 20 anni non si arriva neppure al 30. Così si spiega la montagna di 1.000 miliardi di crediti da incassare, in larghissima parte ormai non più esigibili

Che cosa è andato storto? Perché non stati raccolti gli allarmi a più riprese lanciati da Ernesto Maria Ruffini, presidente dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) e direttore dell’agenzia delle Entrate? Perché alla politica è servito tutto questo tempo per accorgersi che il sistema della riscossione coattiva – riportato in ambito pubblico nel 2005, dopo la (non felicissima) fase dell’affidamento ai privati – soffre di enormi difficoltà, per superare le quali non sarebbe certo bastata la trovata (luglio 2017) di liquidare l’odiata Equitalia e sostituirla con l’Ader?

I numeri raccontano un disastro. Le sanatorie lo certificano: ben tre “sessioni” negli ultimi anni, con svariate proroghe e riaperture. Prova ulteriore di un sistema alle corde. Ci sono molti aspetti che non funzionano, come ha sottolineato Dario Stevanato sul Sole 24 Ore del 26 maggio, che imporrebbero di riflettere su una vera riforma. Nel Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica del 28 maggio, la Corte dei conti prova a fare un censimento dei principali problemi e a rilanciare la necessità di revisione del sistema. Bocciando però l’unica ipotesi di intervento attualmente allo studio: ovvero la revisione del meccanismo di discarico automatico dei crediti non riscossi e l’adozione di criteri selettivi per individuare i casi sui quali focalizzare l’attività di riscossione.

Le suggestioni lanciate dalla Corte sono molte, a partire dall’assetto organizzativo per superare l’attuale modello duale (Ader è un ente strumentale dell’Agenzia). Con due soluzioni possibili: assegnare alle Entrate le funzioni di riscossione (come avviene in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna); oppure far nascere un’agenzia autonoma, al servizio dei due committenti principali, Entrate e l’Inps (magari affrontando anche il nodo della riscossione degli enti locali, che oggi non sembrano gradire l’Ader).

Sulle procedure, poi, la proposta della Corte dei conti fa intravedere una vera e propria rivoluzione: nuovo sistema di notificazione, anche per l’adozione di misure esecutive, con attenzione agli atti interruttivi della prescrizione; ripensamento dell’accertamento esecutivo; valutazione sull’opportunità di mantenere i limiti posti in passato su pignorabilità degli stipendi, espropriazioni mobiliari e immobiliari (prima casa inclusa); revisione del sistema delle rateazioni che – dice la
Corte – non sembra aver contribuito a incrementare il tasso di riscossione.

Insomma, scelte non sempre popolari sulle quali alla politica toccherà prima o poi decidere.