Il CommentoFisco e contabilità

Sanità regionale, un altro colpo per decreto alla continuità dei bilanci

di Ettore Jorio

Si continuano a dispensare provvedimenti legislativi à la carte per risolvere in un senso non propriamente coerente con la Carta, tant'è che un analogo emendamento, perfettamente uguale e riferito ai bilanci calabresi, è stato di recente dichiarato inammissibile dalle Commissioni parlamentari (VI e XII) in sede di conversione del decreto legge 34/2023, noto come decreto bollette. Ciò non solo perché "estraneo" al provvedimento allora esaminato ma perché offensivo dei principi costituzionali e di quelli fondamentali dell'ordinamento contabile.

Il tutto, rompendo gli argini del diritto e alla faccia dell'autonomia territoriale che tanto si pretende, si difende e si incoraggia. Così facendo, si fa l'esatto contrario. Si centralizzano gli esiti degli errori gestori dei governatori accollando in capo allo Stato le magagne e il relativo costo, che però è sempre pronto a risolverle a scapito della Costituzione e della correttezza del bilancio consolidato dello Stato.

Non si fa in tempo a numerare e pubblicare il decreto legge 29 maggio 2023 n. 57, assunto dal Governo nella seduta del 23 precedente (Misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e per il settore energetico) che ecco pronto l'invio del testo per la sua conversione in legge alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio per l'assunzione dei pareri, sui quali esiti sarebbe davvero azzardato giocare in senso favorevole, attesa la palese violazione del principio di continuità dei bilanci. Quest'ultimo garante della certezza, della trasparenza, dell'attualità, della corrispondenza e della veridicità della rappresentazione dei saldi dei bilanci.

Con l'questa iniziativa si dispongono due cose non affatto condivisibili sul piano costituzionale.

Riferito alla Regione Calabria, dove ci sono alcune aziende senza bilanci da diversi anni e tutte senza il consuntivo del 2022, si dà modo di favorire gli adempimenti obbligatori contabili elusi reinventandosi le procedure. Meglio, violandole apertamente, come se non ci fosse lo Sato di diritto a prevalere. E dire che lo si fa con un Presidente di Regione munito di capacità a risolvere diversamente i problemi ereditati che, invece, così fa propri, portandoseli dietro.

Si propone infatti la conversione di una norma, emanata con i caratteri della necessità e dell'urgenza (!), che consentirebbe alle aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale calabrese di perfezionare il bilancio consuntivo del 2022 entro il 30 giugno 2023, non approvato per fine aprile. Non solo. Di adempiere alla redazione di tutti quegli altri bilanci pregressi, afferenti a diverse annualità (alcune numerose), entro il 31 dicembre 2024. Ciò in stridente violazione dell'ineludibile anzidetto principio di continuità dei bilanci. Una circostanza, questa, che meraviglia non poco, dal momento che non è dato comprendere la regola che consenta l'elaborazione di un bilancio successivo senza avere conoscenza dei dati riguardanti gli esercizi precedenti, costituenti via via i saldi iniziali dei singoli anni che susseguono.

Si va ben oltre. Si introduce il "predissesto regionale", praticabile da tutte le Regioni a statuto ordinario che abbiano registrato, a tutto il 31 dicembre, un disavanzo pro capite superiore a 1.500 euro. Si offre loro la possibilità di ripianarlo in quote costanti nei nove esercizi successivi a decorrere dal 2023, fatta eccezione per la sanità (a meno di qualche emendamento che perverrà in aula).

Insomma, in un particolare momento di attesa per l'ingresso della nuova metodologia finanziaria pretesa dal federalismo fiscale e con un testo-disciplina di regionalismo differenziato da esaminare in Parlamento, al Governo si fa il contrario di tutto per bene accogliere il cambiamento. É segno strategico di marcia indietro dal Ddl Calderoli?

Quanto al resto, si confida nel solito giudice a Berlino.