Appalti

Senza riforma del subappalto a rischio il 5% dei fondi Ue assegnati

La Commissione Ue sanziona con un taglio ai fondi una «limitazione ingiustificata» dei subappalti

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di Giorgio Santilli

Nella rovente discussione politica sul decreto Semplificazioni e sulla riforma degli appalti irrompe una decisione della commissione Ue del 2019 che non è ancora mai stata applicata ma potrebbe esserlo in questi giorni per la prima volta. La decisione C (2019) 3452 del 14 maggio 2019 stabilisce «le linee guida per determinare le rettifiche finanziarie da applicare alle spese finanziate dall'Unione europea per il mancato rispetto delle norme in materia di appalti pubblici». Rettifiche finanziarie significa, in termini più ruvidi, taglio delle risorse assegnate dall'Unione e si applica in prima battuta ai fondi strutturali. Ma non è affatto escluso che lo stesso principio si possa applicare al Pnrr.

L'allegato alla decisione individua una casistica molto ampia con 23 fattispecie di mancato rispetto delle direttive Ue in materia di appalti e al punto 13 segnala, in particolare, il caso della «limitazione ingiustificata del subappalto», prevedendo una sanzione nella misura del 5%. Perché questo punto è importante più di altri per l'Italia? Per due ragioni. La prima (e fondamentale) è che noi siamo sorvegliati speciali della Ue su questo punto perché abbiamo già avuto due sentenze di condanna della nostra normativa - il tetto nazionale fissato per legge e per tutti al 30% prima e al 40% ora - su casi specifici e una procedura di infrazione di ordine generale. La seconda ragione è che ci è stato espressamente richiesto in queste settimane - e su questo ci siamo già impegnati - di cogliere l'occasione data dal Pnrr per correggere la disciplina nazionale disallineata da quella Ue.

Per rendere più convincenti, non solo per l'Italia, i principi della comunicazione del 2019, ora la commissione sta passando all'applicazione della decisione ai primi casi concreti.La bozza del Dl semplificazioni provava a correre ai ripari. Conteneva una norma che elimina il tetto nazionale fissato per legge ma lascia alle stazioni appaltanti la facoltà di porre limitazioni al subappalto per tre cause: rischio di sicurezza per il lavoro; rischio di infiltrazioni mafiose; mancato controllo del cantiere. La norma ha prodotto una reazione fortissima di sindacati e Pd e una soluzione che si è presa in considerazione nelle ultime ore è di stralciarla dal decreto legge per spostarla nel disegno di legge delega di riforma complessiva del codice appalti, da varare, nel cronoprogramma delle riforme del Pnrr, entro fine anno (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Ma c'è da fare i conti con Bruxelles. L'Ance, interpellata dal Sole 24 Ore, conferma che il rischio di perdere risorse Ue per l'applicazione della decisione del 2019 è reale. «La decisione - spiega il vicedirettore generale Romain Bocognani - elenca tutta una serie di disallineamenti che comportano rettifiche finanziarie tra cui quello relativa alla normativa sul subappalto che comporta una rettifica del 5%: mi presenti 100 euro di spese ma io ti rimborso sulla base di 95 euro. In prima battuta, la decisione viene applicata ai fondi strutturali 2014-2020 (40 miliardi da spendere dopo il 2019) e ai fondi 2021-2027 (83 miliardi come indicato nel Pnrr): la rettifica potrebbe arrivare quindi a 5/6 miliardi. Se poi venisse confermato che lo stesso tipo di meccanismo può applicarsi al Pnrr, l'importo raddoppierebbe».

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