Urbanistica

Sicilia, stop alla norma sulla sanatoria degli edifici entro i 150 metri dal mare

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di Brunella Giugliano

Nessuna sanatoria per gli immobili costruiti lungo la costa della Sicilia. Lo ha stabilito il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che ha dichiarato inammissibile l'emendamento presentato dal deputato Girolamo Fazio (Gruppo Misto) al Testo Unico in materia di Edilizia in corso di approvazione e che dovrebbe ottenere il via libera definitivo dell'Ars nella seduta fissata per oggi pomeriggio. «L'emendamento sulla cosiddetta sanatoria delle costruzioni realizzate nella fascia costiera dei 150 metri dalla riva contiene evidenti profili di incostituzionalità – ha affermato Ardizzone - pertanto è inammissibile e quindi non verrà discusso in Aula».

Una decisione che placa le molte polemiche che si erano scatenate nei giorni scorsi attorno al Disegno di legge «Recepimento del Testo Unico in materia di edilizia, Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380», atteso da oltre 15 anni e la cui approvazione era stata ritardata proprio dal dibattito che si era generato attorno all'emendamento oggi stralciato.
Questo prevedeva di sanare gli abusi compiuti a 150 metri dal mare fra il 1976 e il 1985 e cioè le case ritenute condonabili in base alla legge nazionale del '85 ma che di fatto non sono state regolarizzate per una difformità di interpretazioni fra uffici burocratici e per un recepimento non chiaro delle norme siciliane. In molti casi per esse è stata disposta la demolizione. Ma il testo presentato da Fazio aveva scatenato una guerra bipartisan tra coloro che hanno ritenuto che il provvedimento nascondesse un condono edilizio in piena regola e quelli che, al contrario, sostenevano che ci fosse stata una disparità fra i siciliani e il resto degli italiani dovuta alla mala burocrazia.

L'emendamento, del resto, era già stato già bocciato in commissione Ambiente all'Ars, ma era stato poi ripresentato in Aula. La Presidenza dell'Assemblea si era riservata di ammetterlo prima del dibattito previsto oggi. La vicenda, inoltre, ha rischiato di trasformarsi in un braccio di ferro anche con il Governo.
Nei giorni scorsi, infatti, sulla questione era intervenuto Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, che oggi grida alla vittoria e che aveva adottato una posizione molto dura: «In una regione dove si contano centinaia di migliaia di richieste di condono - ha affermato - sarebbe una vergogna inaudita per l'Assemblea Regionale Siciliana approvare questo emendamento e ritengo che, vista la sua gravità, il Governo non potrebbe fare altro che impugnare questa norma regionale».
E la risposta del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti non si è fatta attendere: «Siamo pronti a impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale ogni legge che permetta condoni edilizi – aveva intimato Galletti - Questo vale in tutta Italia e dunque anche per la Sicilia, dove si sta tentando di passare un colpo di spugna su decenni di abusivismo edilizio che deturpa l'ambiente costiero mettendo a rischio i cittadini». Per il Ministro non vi sarebbero stati dubbi: «se passerà quella norma – aveva aggiunto -non solo ricorreremo alla Consulta, ma useremo ogni strumento legislativo in nostro possesso per evitare che in attesa della sua pronuncia si verifichino scorribande indiscriminate. Non possiamo lasciare soli i magistrati e i sindaci che con coraggio stanno combattendo l'illegalità diffusa dei condoni, che ha già fatto danni irreparabili al territorio». E aveva aggiunto: «Il Governo è al loro fianco con i fatti, visto che con il Collegato Ambientale abbiamo messo a disposizione dei Comuni oltre 10 milioni di euro per l'abbattimento degli edifici abusivi in zone a rischio: un fondo che spero vada esaurito presto e che mi impegno a rifinanziare un minuto dopo».

Sbatte i pugni sul tavolo il deputato Fazio che, in una lettera indirizzata proprio a Galletti, ha affermato: «Non ci sto a passare per quello che vuole cementificare le coste siciliane. Non si tratta di una sanatoria tout court, ma di un tentativo di porre rimedio alla stratificazione di errori e superficialità causata dalla classe politica della Sicilia in quaranta anni di produzione di norme urbanistiche confuse».
Il deputato regionale rincara la dose: «alla luce di ciò – continua - ritengo di potere tranquillamente affermare, senza scandalo alcuno, che se è vero che ogni cittadino siciliano ha il diritto a vedere tutelato l'ambiente ed il paesaggio, in armonia con il dettato costituzionale, è altrettanto vero che la stessa rigorosa tutela andrebbe posta su un principio altrettanto importante e altrettanto degno di rispetto: la certezza del diritto».

Ad annunciare battaglia contro l'emendamento era stato anche Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, che aveva convocato per oggi una manifestazione sotto la sede dell'Assemblea. Per Zanna il fenomeno dell'abusivismo in Sicilia, in zone di pregio naturalistico e paesaggistico, ha assunto proporzioni incalcolabili: «Succede alla foce del Simeto, dove ci sono 3mila case abusive – afferma – succede a ridosso dell'area archeologica di Selinunte e ad Alcamo Marina».
Numeri che nessuno conosce «perché i Comuni dovrebbero trasmetterli alla Regione, ma non lo hanno mai fatto nonostante negli anni siano stati assunti ingegneri e architetti per fare questo lavoro. Invece, le pratiche non vengono esaminate e il problema volontariamente non viene risolto. Così, nonostante siano passati 40 anni da quando è stata approvata la norma che vieta di costruire entro i 150 metri dalla battigia (art.15 della legge n.78 del 1976), si sono costruite ville sulle dune e sulla spiaggia».

Ma la piaga dell'abusivismo non riguarda solo la Sicilia.
Secondo le stime del Cresme per il 2015, infatti, in un contesto fortemente recessivo per il comparto dell'edilizia residenziale, il numero delle nuove costruzioni abusive è salito, rispetto all'anno precedente, da 17,6 a 19,7 ogni 100 autorizzate. Lo ha riferito il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, ascoltato nelle commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato in relazione al Ddl contro il consumo del suolo. Per Alleva «dal 2008 il calo della produzione legale si è ridotto di oltre il 70% mentre quello della produzione illegale del 35 per cento». Questo ha determinato «un rialzo degli indici di abusivismo in tutte le ripartizioni, e in particolare nel Mezzogiorno, già molto elevati prima della crisi e dove si configura una deriva pericolosa verso situazioni di sostanziale irrilevanza della pianificazione urbanistica». In particolare Alleva rileva che «in Molise, Campania e Calabria nel 2015 il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili fra il 60% e il 70% di quelli autorizzati».

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