Sottoprodotti, la chiave dell'economia circolare
Intervista all'esperto di diritto ambientale Stefano Palmisano
Il decreto End of Waste (Dm Ambiente 152/2022) contiene le regole per la cessazione della qualifica di rifiuto per gli scarti edili da costruzione e demolizione, consentendone l'uso come materia prima. In vigore dal 4 novembre 2022, ha creato dibattito tra gli addetti ai lavori, tanto da portare il Mase a predisporre uno schema di regolamento di revisione del Dm, già sottoposto a consultazione pubblica, che porterà all'emanazione di un testo rivisto, come spiega l'avvocato Stefano Palmisano, esperto di diritto ambientale.
Quali sono le criticità del decreto?
Secondo stime presentate da associazioni di categoria, in seguito al decreto, si sarebbe verificata una notevole contrazione dei materiali riciclati (dal quasi 80% al 10%).
Cosa ha generato più dibattito?
L'ambito relativo alla concentrazione delle sostanze contaminanti negli aggregati recuperati, che non teneva conto dei diversi usi ai quali sono destinati. Un aggregato riciclato usato per un parco pubblico va trattato diversamente rispetto a quello che finisce sotto un'autostrada.
Qual è la differenza fra rifiuto e sottoprodotto edile?
Il rifiuto è la qualifica ordinaria di un residuo di produzione (articolo 183 del Tua, Testo unico ambientale). I rifiuti che, a valle di un procedimento di recupero (l'end of waste), soddisfano criteri specifici, da adottare nel rispetto di determinate condizioni previste dalla legge, perdono la qualifica di rifiuto per diventare un prodotto. Il sottoprodotto invece, disciplinato dall'articolo 184-bis del Tua, è un residuo di produzione che non assume mai la qualifica di rifiuto. Perché possa essere qualificato come tale, devono sussistere quattro condizioni: la presenza di un processo di produzione dal quale origina; la certezza di utilizzo nel processo di produzione da cui origina o in un altro; l'uso senza trattamenti diversi dalla normale pratica industriale; la legalità dell'ulteriore utilizzo.
Perché i sottoprodotti sono la chiave dell'economia circolare?
Perché prevengono la formazione di rifiuti ed evitano l'estrazione di materia prima. In quanto tali, sono lo strumento più potente per realizzare la simbiosi industriale, con vantaggi per le aziende che vanno dal risparmio sui costi a introiti derivanti dalla cessione dei sottoprodotti stessi. All'apice della gerarchia dei rifiuti, l'ordine di priorità di gestione e di politica normativa dei rifiuti nella Ue, c'è proprio il concetto di riduzione mediante la prevenzione.
Che cosa limita l'uso dei sottoprodotti edilizi in Italia?
I sottoprodotti edilizi scontano un problema in più, rispetto agli altri, essenzialmente "frutto" di un'interpretazione del testo di legge da parte della Cassazione penale (Cass. Sez. III 33028/2015). Il primo requisito di un sottoprodotto è la presenza di un processo di produzione: la Cassazione – rompendo con il suo orientamento originario – sancisce che un'attività di demolizione non è più equiparabile a un processo di produzione, e quindi esclude a priori che gli scarti di un'attività di demolizione possano diventare sottoprodotto. Una sentenza del dicembre 2022 sembrerebbe tornare verso il primo orientamento, ma di fatto nel nostro ordinamento i sottoprodotti vengono guardati con perplessità. L'idea di fondo è che l'ambiente e la salute pubblica si tutelino trattando i residui di produzione il più possibile come rifiuto, perché è l'attività oggi più regolamentata. Da quando nella Ue ha fatto irruzione il concetto di economia circolare, le cose stanno cambiando, ma ciò deve avvenire anche a livello nazionale, con interventi chiarificatori in ambito legislativo e una serie di interpretazioni autentiche.