Urbanistica

Talpe del Terzo valico dei Giovi a Serravalle, oltre metà del lavoro è completato

Ora sarà possibile procedere alla costruzione del binario in direzione Genova. L'opera è il più grande cantiere italiano, con circa 5mila lavoratori coinvolti

di Marco Morino

Il Terzo valico dei Giovi, l’alta velocità ferroviaria che collegherà dal 2024 Genova a Milano in circa un’ora e consentirà al porto ligure di agganciare le grandi reti di trasporto europee attraverso il corridoio con Rotterdam (Olanda), segna un importante avanzamento. La talpa Elisa ha abbattuto venerdì, in diretta streaming, l’ultimo diaframma della galleria di Serravalle, all’imbocco sud del tunnel. Lo scorso 24 settembre era stato invece abbattuto il diaframma della galleria di Valico nord. Ora sarà possibile procedere alla costruzione del binario in direzione Genova. Il Terzo valico è attualmente il più grande cantiere italiano, con circa 5mila lavoratori coinvolti.

La caduta dell’ultimo pezzo di roccia consente di realizzare un tracciato di linea ferroviaria di circa 22 chilometri senza interruzioni. I lavori sono eseguiti dal general contractor consorzio Cociv, guidato da Webuild (ex Salini Impregilo), per conto di Rete ferroviaria italiana (Gruppo Fs). «Lo stato di avanzamento dei lavori è oltre il 50%» spiega il commissario straordinario del progetto unico Terzo valico e nodo di Genova, Calogero Mauceri. Per i soli scavi in sotterranea, l’avanzamento dei lavori è invece al 65 per cento. Un chiarimento. Si chiama progetto unico e vale 6,8 miliardi di euro. È definito così dalla legge sblocca cantieri 55/19 perché unifica i progetti Terzo valico e potenziamento del nodo di Genova, ovvero il collegamento tra la futura linea ferroviaria ad alta velocità con il porto storico, eliminando così i colli di bottiglia. L’opera è concepita non solo per il trasporto passeggeri ma soprattutto per le merci. Il costo del progetto è interamente finanziato e il termine dei lavori è previsto nel 2024. All’evento online, organizzato da Webuild, sono intervenuti Enrico Giovannini (ministro delle Infrastrutture), i presidenti delle Regioni Liguria e Piemonte, Giovanni Toti e Alberto Cirio, gli amministratori delegati dei gruppi Fs, Gianfranco Battisti e Webuild, Pietro Salini.

Dice Giovannini: «L’opera avrà un impatto anche sul piano della sostenibilità ambientale, in linea con gli obiettivi della Ue, dato che si stima che il trasporto su strada verrà ridotto del 30%, del 50% nel lungo periodo. Con il Terzo valico il sistema portuale di Genova diventa hub di accesso al corridoio transeuropeo e ne beneficerà anche il trasporto passeggeri dato che i tempi di percorrenza tra Genova e Milano e tra Genova e Torino saranno notevolmente ridotti». I lavori di scavo della galleria naturale di Serravalle sono stati eseguiti con tecnologia meccanizzata mediante la Tbm (Tunnel Boring Machine) Elisa. Questo traguardo si aggiunge alle recenti attività, effettuate tra settembre e dicembre 2020, di completamento dello scavo in direzione nord della galleria Serravalle realizzato con la Tbm Giovanna. Tutti gli scavi sono stati eseguiti con tecnologia innovativa mai utilizzata prima. Sono stati sperimentati i protocolli di gestione dell’amianto e si è tenuto conto di tutti gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale.

Commenta Battisti: «Nel 2024 accadrà qualcosa di straordinario: 2.500 pendolari che viaggiano tra Genova e Milano avranno un collegamento in meno di un’ora. Queste due città insieme a Torino entreranno nel perimetro di una grande area urbana in grado di competere con le capitali europee. Perché in futuro la sfida non sarà più tra Stati ma tra le grandi aree metropolitane d’Europa». Per il Terzo valico e il nodo ferroviario di Genova il 2020 si è dimostrato, nonostante la pandemia che ha colpito l’intero Paese, un anno di intense lavorazioni e successi sotto la supervisione del commissario Mauceri, nel suo primo anno di incarico. È stato scavato il 24% circa di chilometri in più rispetto al 2019 per quasi 17 chilometri complessivi e sono stati riavviati i cantieri del nodo di Genova nell’ambito del progetto unico. Pietro Salini, da parte sua, parla delle infrastrutture come motore di rilancio economico e di creazione di lavoro in Italia: «Se in media degli anni pre-Covid - afferma Salini - spendevamo circa il 2,2% del Pil in termini di infrastrutture, per far ripartire l’economia servirebbe un boost, una spesa più ampia: per gli investimenti avremmo bisogno di 300 miliardi non di 50. Le risorse del Recovery plan devono essere addizionali e non sostitutive».

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