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Top 50 Costruzioni Europa, Italia presente solo con tre gruppi (che chiudono il 2021 in perdita)

Nella graduatoria stilata da Guamari dei principali gruppi di costruzioni in Europa entrano solo Webuild (12°), Itinera (48°) e Pizzarotti (50°), tutti con ebit e risultato netto negativi

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di Aldo Norsa e Stefano Vecchiarino

In preparazione della pubblicazione, all'inizio di dicembre, del Report 2022 on the Italian Architecture, Engineering and Construction industry, è stata completata, dalla società di ricerca Guamari, una classifica ad hoc dei 50 principali gruppi delle costruzioni europei (sulla base dei dati di bilancio consolidati per il 2021).

La competizione tra "sistemi Paese"
Oggi l'interesse di comparare i "sistemi Paese" dell'Europa Occidentale è reso anche di maggior attualità dall'emergenza che la guerra tra Russia e Ucraina, scoppiata nel pieno centro del Vecchio Continente, sconvolge gli equilibri economici di ogni attività produttiva (costruzioni in primis). Ma la nostra analisi è necessariamente "retrospettiva": illustra i pesi (e la potenziale influenza anche politica) dei "sistemi Paese" in un anno (il 2021) di normalizzazione dopo l'emergenza pandemica, non ancora colpito dalle nuove problematiche (geopolitiche in termini soprattutto di crisi della globalizzazione sul versante della domanda e di difficoltà inflazionistiche e logistiche sul versante dell'offerta). È evidente che i "sistemi Paese" con il maggior ruolo in Europa sono anche quelli che possono sperare di far meglio valere le loro ragioni nel nuovo, sfidante, quadro competitivo.

TOP 50 COSTRUZIONI - LA CLASSIFICA

Da questo punto di vista, purtroppo, l'Italia (malgrado il suo mercato domestico abbia già nel 2021 fruito di significativi investimenti soprattutto nelle infrastrutture di maggior interesse dei grandi general contractors, grazie alle risorse messe in campo dal Pnrr), si indebolisce nel confronto comparativo con gli altri Paesi europei. La quota di fatturato dei soli tre gruppi rimasti in classifica scende dal 3,2% del 2020 (ma era 2,5% nel 2019) al 2,8% del 2021, collocandosi ottava (tornando alla posizione del 2019 mentre era settima nel 2020) quando ancora nel 2021 Francia e Spagna dominano rispettivamente con 34,3% e 18,8% del totale. Solo la vivacità nell'export aiuta l'Italia a contare di più in Europa perché nel 2021 ha una quota del mercato mondiale del 5,6%, terza dopo Spagna e Francia (peraltro migliorata rispetto al 5,3% del 2020 e al 3,3% del 2019).

Tra i motivi principali dello scarso peso continentale del sistema Italia vi è ancora una crescente concentrazione al vertice che non ha paragoni in Europa: il gruppo Webuild (dopo aver inglobato Astaldi e diventato 12° in Europa) è sempre più solo al comando con un fatturato che vale sei volte quello degli altri due italiani in classifica (Itinera e Pizzarotti) ma non riesce a "fare il salto" verso la diversificazione (in concessioni, servizi eccetera). Questo spiega perché i quattro gruppi leader europei fatturino da otto a tre volte di più. E neppure, a differenza degli undici concorrenti che lo precedono, diversifica sufficientemente nell'edilizia (che ancora nel 2021 pesa solamente per il 5% sui ricavi). Questo a differenza degli altri due italiani in classifica (Itinera e Pizzarotti, 48° e 50°, che dichiarano quote di fatturato in edilizia rispettivamente del 14% e del 27,4%).

Il confronto dei bilanci societari
Quanto ad altri dati significativi di bilancio, se Webuild nel 2021 ha un fatturato meno dipendente dall'estero (52% anziché 78%, il che aumenta però il rischio che si ponga come monopolista nel mercato domestico, in dissonanza con altri grandi Paesi in cui i grandi competitor sono normalmente non meno di tre) riduce almeno due voci di redditività: l'ebit passa da positivo (per soli 393 milioni) a negativo per 34 milioni e l'utile netto (133 milioninel 2020) lascia il posto a una perdita di 279 milioni. Sotto questo aspetto l'incorporazione di Astaldi non sembra esser stata indolore. E purtroppo anche Itinera e Pizzarotti non hanno bilanci entusiasmanti (per gli stessi motivi: ebit e risultati netti negativi). Il tutto è tanto più preoccupante quanto più limitate sono analoghe situazioni tra i big concorrenti: un ebit 2021 negativo lo dichiara solo il gruppo olandese Van Oord (dei 42 stranieri per cui è disponibile il dato) e una perdita netta 2021 affligge solo quattro gruppi (lo spagnolo Sacyr, alleato in Italia di Inc nel consorzio Sis, il britannico Kier, il belga Jan De Nul e l'olandese Van Oord) dei 43 gruppi stranieri che lo dichiarano.

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