Imprese

Utility, fatturato in aumento per Acea e Hera

Target 2022 confermati per il gruppo capitolino - Iacono nuovo ad di Hera

di Celestina Dominelli

Nonostante lo scenario particolarmente complesso, segnato dalle tensioni internazionali e dalla persistente volatilità del mercato energetico, Acea e Hera arrivano al test dei conti del primo trimestre con un netto rialzo degli indicatori economico-finanziari.

Il gruppo guidato da Giuseppe Gola manda quindi in archivio i risultati, dopo aver confermato la guidance 2022, con un utile netto in rialzo del 20%, a 99 milioni, che beneficia soprattutto della spinta derivante dalla plusvalenza di 20,7 milioni collegata alla cessione di una quota di maggioranza degli asset fotovoltaici, un ebitda in crescita del 2%, a 318 milioni e un ebit in leggero decremento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-1%, a 154 milioni), mentre i ricavi fanno segnare un balzo del 28%, a 1,2 miliardi, con l’indebitamento che si attesta a 3,89 miliardi, in calo di 98,1 milioni sul dato di fine 2021 (3,98 miliardi), grazie agli effetti della vendita appena citata (150 milioni) e al miglioramento del circolante. Sui margini positivi hanno inciso soprattutto le perfomance delle aree ambiente (ebitda in aumento del 46%, a 21,9 milioni), generazione (+56,5%, a 27,7 milioni) e idrico con un rialzo dell’1,3% per il Mol, a quota 165,2 milioni, e con le società del gruppo consolidate integralmente che hanno ricevuto una premialità di 26 milioni di euro per effetto della delibera Arera in cui, per la prima volta, viene definito il meccanismo incentivante della qualità tecnica per il servizio idrico integrato per il biennio 2018-2019. In conference call, poi, l’ad Gola annuncia che Acea parteciperà alla gara per la costruzione e gestione del termovalorizzatore di Roma. «Il progetto è molto importante e riteniamo sia una soluzione valida per il problema del trattamento dei rifiuti prodotti dalla capitale».

Quanto a Hera, che ieri ha ufficializzato la nomina di Orazio Iacono come nuovo amministratore delegato, il trimestre si è chiuso con un mol a 374 milioni, in rialzo del 3,3%, e ricavi in crescita del 133,8%, a quota 5,3 miliardi, sostenuti, in particolare, dai settori dell’energia, che segnano un progresso significativo per via delle maggiori attività di intermediazione e dell’incremento del prezzo delle commodities, oltre ai maggiori volumi venduti di gas. Registrano, invece, un leggero decremento sia l’utile netto (-1,8%, a 137,8 milioni) sia il risultato operativo, pari a 220,1 milioni, in calo dell’1,3% rispetto al valore dei primi tre mesi del 2021. A fine marzo, poi, l’indebitamento si attesta a 3,45 miliardi a fronte dei 3,26 miliardi al 31 dicembre 2021, a causa della variazione del circolante, che sconta sia l’impatto del mutato scenario energetico che gli interventi contro il “caro bollette”, anche in termini di rateizzazioni. Resta, invece, immutato il rapporto debito netto/mol, pari a 2,8x, a conferma della solidità e resilienza del modello di business della società. Che conferma, con i conti licenziati ieri dal cda presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano, l’ulteriore sviluppo di iniziative per la transizione ecologica e l’economia circolare, nonché la solida base clienti energy, pari a 3,5 milioni.

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