Urbanistica

Valutazione d'impatto ambientale: in 18 mesi 618 pareri chiusi, 351 in corso

La pressione sulla Commissione non è destinata a ridursi nei prossimi mesi, considerando le variabili in campo

di Giorgio Santilli

Lo sforzo di accelerazione c’è stato e si vede dai numeri, ma per la Valutazione di impatto ambientale è sempre emergenza: negli ultimi diciotto mesi (di cui quindici di lavoro dell’attuale Commissione) sono state portate a conclusione 585 istruttorie, cui vanno aggiunte altre 33 istruttorie archiviate, per un totale di 618 procedimenti chiusi, mentre 351 sono le istruttorie ancora in corsa.Un totale di 969 istruttorie gestite in meno di un anno e mezzo danno bene la dimensione del flusso di pareri richiesti. La commissione Via resta uno degli snodi chiave nel processo di autorizzazione delle infrastrutture energetiche e di trasporto.

Il Sole 24 Ore aveva scattato nel 2021 altre due fotografie del lavoro della Commissione e dei pareri in attesa il 19 febbraio e il 20 maggio. Rispetto a febbraio i progetti in attesa sono quasi dimezzati. A maggio, invece, risultavano approvati (sempre da maggio 2020) 386 progetti. Negli ultimi sei mesi sono state chiuse 232 istruttorie.

La pressione sulla Commissione non è destinata a ridursi nei prossimi mesi, considerando le variabili in campo. Anzitutto, cominciano ad arrivare i progetti inseriti nel Pnrr a corsia speciale (il primo è stato la diga foranea di Genova) che metteranno alla prova la effettiva capacità di contrarre i tempi per il rilascio dei pareri rispetto alle performance passate. Le norme speciali dovrebbero aiutare ad accorciare le procedure ma al tempo stesso impongono scadenze rigidissime e performance di produttività mai viste finora.

Le opere del Pnrr si portano dietro un tema in origine strettamente connesso al Recovery Plan ma poi destinato ad ampliarsi oltre il Piano: l’Unione europea chiede il rispetto del principio del DNSH (Do not significant harm, non arrecare danni significativi all’ambiente) per ogni singola opera infrastrutturale. Recentemente il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha spiegato che questo principio dovrà essere rispettato per tutte le opere finanziate con fondi Ue di qualunque natura e che comunque il ministero italiano sposa questa linea di sostenibilità “integrale” delle opere, mentre il Consiglio superiore dei lavori pubblici l’ha recepita nelle linee guida sulla progettazione di fattibilità tecnico economica.

Un terzo aspetto critico, organizzativo, riguarda i problemi sul sostegno tecnico di Ispra: affrontati sempre con soluzioni transitorie legate alle convenzioni ma non strutturalmente, anche in termini di organici.

Un ultimo aspetto riguarda la natura stessa della Commissione. La Via resta - nonostante le semplificazioni apportate negli ultimi mesi - il luogo istituzionale su cui confluiscono le resistenze di molte amministrazioni, a partire dalle Sovrintendenze e dalle Pa locali. In passato la Commissione è stata spesso il fortino ideologico in cui si sono ritrovati e barricati tutti i «No» alle grandi opere e ai grandi impianti. La spinta del governo Draghi e del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e il lavoro dell’attuale presidente della commissione Via, Massimiliano Atelli, hanno consentito di consolidare una fase nuova, senza preclusioni ideologiche.

Ma il lavoro per fare dell’Italia “un Paese normale” - che abbia tempi accettabili e percorsi limpidi di decisione - è ancora moltissimo. Anche di questo si parlerà oggi agli Stati generali della Via e della Vas, che il Mite ha organizzato online. Sullo sfondo, anche i numeri di consuntivo del lavoro dell’attuale commissione che anticipiamo in questa pagina.

Una soluzione parziale, almeno al capitolo Pnrr, potrebbe arrivare dalla commissione Via bis, istituita dal decreto semplificazioni: si occuperà proprio dei progetti del Recovery Plan e di quelli del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) non ancora pervenuti (quelli già in corso di esame resteranno alla Commissione ordinaria). La presidenza anche di questa seconda Commissione speciale è stata affidata allo stesso Atelli - il suo decreto di nomina è alla registrazione della Corte dei conti - e questo dovrebbe ridurre al minimo il rischio di conflittualità fra le due strutture e anche di decisioni divergenti, cosa che avrebbe potuto favorire i ricorsi di proponenti non soddisfatti. La Commissione è ora in via di formazione, è in corso di procedura la nomina di una trentina di membri dei 40 totali, gli altri sono stati individuati. L’auspicio ministeriale è che a gennaio la Commissione bis possa cominciare a lavorare.

Il tema delle prospettive del lavoro della Commissione - e delle criticità da risolvere - non sfugge ovviamente ad Atelli. «Nel momento in cui entra sempre più nel vivo l’epocale sfida del miglior utilizzo dei fondi europei del Next Generation Eu - dice - è giusto che l’attenzione resti fortemente concentrata sul tema delle procedure di autorizzazione che incidono sull’infrastruttuazione, anche energetica, del Paese, il cosiddetto permitting. Tema, questo, che è stato ed è terreno elettivo per semplificazioni operative, ma che allo stesso tempo non si presta a semplificazioni concettuali. Per la ragione, elementare, che questo è il tornante della Storia in cui bisogna saper valorizzare le istanze dello sviluppo con quelle dell’ambiente e della sostenibilità, che vediamo sempre più connesse». Ovviamente, la ricerca di questo equilibrio e di questa fiducia «vanno improntate a sano realismo, con la consapevolezza della complessità del tema e senza commettere l’errore di ignorare o sottovalutare le criticità esistenti, non da oggi».

Qualche elemento per avere fiducia c’è, dice Atelli. «I target raggiunti in questi primi quindici mesi di lavoro della Commissione attuale sono variabili da settore a settore. Riguardo al repowering degli impianti eolici on shore, per esempio, i dossier evasi dalla Commissione sono il 100% di quelli pervenuti». Sull’altro fronte della mobilità sostenibile, «è stato reso il parere sulla dorsale ferroviaria Termoli-Lesina, che si era impantanata da anni e anni. Ma non sempre il lavoro e il suo ritmo sono colti appieno: ho letto recentemente su un quotidiano locale critiche per un asserito ritardo nell’esame di due importanti tratte ferroviarie in Sicilia, che sono state processate e definite dalla Commissione mesi fa». Certo il tema di una informazione più puntuale e di una maggiore trasparenza dei lavori della commissione - a partire da una relazione semestrale al Parlamento e un sito aggiornato in tempo reale sullo stato dei singoli progetti - si pone. La risposta spetta a governo e Parlamento.

Atelli continua con il suo bilancio. «Ancora nelle scorse settimane - dice - siamo entrati nel vivo sul tema delle centrali termoelettriche a carbone, con le prime chiusure di dossier importanti. Superando un vecchio e antistorico tabù, è stato anche dato il primo parere positivo alla realizzazione di un parco eolico all’interno di un importante sito industriale. Un’accelerazione è stata impressa anche all’esame dei dossier relativi agli impianti di rigassificazione e stoccaggio, tanto della costa adriatica quanto di quella tirrenica. Nessuno degli impianti più grandi è in attesa di trattazione».

Il tema dei grandi impianti merita un’attenzione specifica, considerando che nel Dl semplificazioni è stato per la prima volta indicato un criterio nell’ordine di esame dei progetti. «È stata fatta una netta scelta di campo - dice Atelli - nella direzione del superamento del tradizionale criterio di trattazione dei dossier su base puramente cronologica. Per effetto delle modifiche volute dal governo, è stato introdotto un criterio di priorità legale nella trattazione per gli interventi di maggior valore economico o che creano più occupazione e lavoro o che sono legati all’imminenza di scadenze autorizzative o finanziarie. Un forte fattore di novità, che è importante venga colto e sviluppato dai proponenti, sin dalla presentazione del progetto al Mite». Un tema occupazionale che oggi Atelli rilancerà anche in direzione dei sindacati.

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