Personale

Vigili urbani, il cambio di mansione comporta la revoca della qualifica di agente di pubblica sicurezza

Il prefetto è obbligato a revocare la qualifica del vigile sollevato dall'incarico

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di Amedeo Di Filippo

È legittima la revoca della qualifica di agente di pubblica sicurezza nei confronti di un vigile urbano, disposta perché l'interessato è stato adibito a nuove mansioni. Lo ha affermato il Tar Sicilia con la sentenza n. 1286/2020.

Il caso
Si verte sulla legittimità di una deliberazione di giunta con cui a un vigile urbano sono state attribuite nuove mansioni, con conseguente modifica del profilo professionale; e del decreto con cui la prefettura gli ha conseguentemente revocato la qualifica di agente di pubblica sicurezza. L'interessato ha chiesto il riconoscimento del diritto a mantenere il profilo professionale di ispettore capo di polizia municipale e di agente di pubblica sicurezza, in quanto i provvedimenti impugnati sarebbero viziati per la violazione di diverse disposizioni di legge, sia di natura procedimentale che sostanziale.

La giurisdizione
Nella sentenza, il primo appunto del Tar Sicilia si aggancia alla questione della giurisdizione, di cui ha eccepito il difetto, con conseguente inammissibilità parziale del ricorso, in quanto l'attribuzione di nuove mansioni e la modifica del profilo professionale attengono a vicende che riguardano il rapporto di impiego tra l'ente locale e il ricorrente, la cui contestazione rientra nella giurisdizione del giudice ordinario (articolo 63 del Dlgs 165/2001).
I giudici hanno ritenuto non sostenibile la tesi secondo cui il personale della polizia municipale possa rientrare tra le deroghe al regime privatistico del rapporto di lavoro indicate all'articolo 3 dello stesso Dlgs 165/2001, che infatti cita il personale militare e delle forze di polizia di Stato e quello del corpo nazionale dei vigili del fuoco. Nessun riferimento, dunque, al personale appartenente alla polizia municipale, il cui rapporto di lavoro rimane «contrattualizzato», con conseguente devoluzione al giudice del lavoro delle relative controversie.

La qualifica di agente
A rimanere nella generale giurisdizione di legittimità del giudice amministrativo è invece la cognizione del provvedimento con cui il prefetto ha revocato la qualifica di agente di pubblica sicurezza. Nel merito, però, il ricorso è dichiarato manifestamente infondato, in quanto l'articolo 5 della legge 65/1986 prescrive che detta qualifica può essere attribuita esclusivamente al personale «che svolge servizio di polizia municipale»; ne consegue che, nel momento in cui il ricorrente, in conseguenza delle determinazioni assunte dal Comune presso cui presta servizio, è stato estromesso dal corpo, il prefetto non poteva non revocare la qualifica di agente di pubblica sicurezza.
Un provvedimento obbligato e vincolato, dunque, che deriva direttamente dalla scelta discrezionale del Comune di mutare le mansioni, per cui la decorrenza del decreto prefettizio di revoca della qualifica è connessa a questo mutamento e ne ha la stessa decorrenza. Proprio per questo, in quanto correlato alle determinazioni assunte dal Comune, nessuna particolare motivazione può essere invocata.

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