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Zingaretti: per il Lazio un Piano da 16,6 miliardi. Il bilancio dei miei dieci anni in Regione

Al forum del Sole 24 Ore il presidente del Lazio fa il bilancio dei 10 anni di mandato che si chiuderanno nel 2023, e parla (poco) del futuro: darò una mano alla politica

di Andrea Marini

«Avevamo il 50% del debito di tutta sanità italiana. Oggi abbiamo il bilancio sanitario in attivo. Pagavamo le imprese dopo 1.027 giorni dall'arrivo della fattura. Oggi siamo in media sotto i 30 giorni. Nel 2013, milioni di fondi europei stavano tornando a Bruxelles. Ora stiamo elaborando la nuova programmazione, che vedrà le risorse passare da 2,7 miliardi a 4,4 miliardi. Che insieme al Pnrr e agli altri fondi, permetteranno di investire in Regione 16,6 miliardi». Nicola Zingaretti, 56 anni, la prossima primavera chiuderà il suo ciclo al vertice della Regione Lazio. Al forum del Sole 24 Ore il governatore ha fatto un bilancio del suo mandato. «I giudizi – spiega – li dovranno dare altri. Con me, per la prima volta da quando c'è l'elezione diretta del presidente, il Lazio ha avuto un governatore eletto per due mandati e rimasto in carica per dieci anni. Nello stesso periodo sono cambiati cinque sindaci di Roma e sette governi nazionali. L'instabilità è uno dei principali fattori che rendono difficile la programmazione». Ma il presidente della Regione Lazio glissa sul suo futuro politico: «Se saranno d'accordo, darò una mano alla politica. Io penso che la Costituzione non sia un libro da lasciare sullo scaffale, ma un programma da attuare. Questo sarà il mio obiettivo. Ma dobbiamo dare a questa discussione il tempo giusto. Il messaggio che voglio dare alla politica e al centrosinistra è questo: manca un anno alle elezioni, pensiamo a governare bene, a chiudere quanto avviato e a gettare le basi per il futuro»..

Come è cambiata la Regione in questi dieci anni?
Il Lazio era un grande problema nazionale. Oggi è una opportunità per la rinascita italiana. Sulla spesa sanitaria siamo diventati una Regione virtuosa, abbiamo tagliato i tempi di pagamento alle imprese e accelerato sulla spesa dei fondi europei. .

Però non tutto è andato bene. La Regione ha competenze fondamentali sui rifiuti e Roma è ancora sommersa.
Sono contento che il sindaco di Roma Roberto Gualtieri non sia stato a guardare. Non voglio sottovalutare le difficoltà, ma voglio anche esaltare gli sforzi messi in campo. Fino a pochi mesi prima il problema veniva negato.

Nel piano della Regione sui rifiuti non è prevista la costruzione di nuovi termovalorizzatori nel Lazio, ma lei ha appoggiato la scelta del sindaco Gualtieri di costruire un nuovo impianto a Roma...
C'è da dire che un termovalorizzatore è un impianto molto complesso da costruire, per questo Gualtieri ha chiesto i poteri speciali. Poi la Regione redige il Piano rifiuti in base alle previsioni del ciclo presentate dai Comuni. Roma per anni ha fornito dati e stime sulla raccolta e il riciclo che poi non ha mai rispettato. Gualtieri ha capito che non si può continuare a scommettere sull'invio dei rifiuti fuori Roma, che peraltro non vuole più nessuno. L'Ue indica chiaramente che il rifiuto va trattato vicino a dove viene prodotto. Roma non ha un sito di conferimento e ha solo due impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di cui uno è bruciato di recente.

Non è inquietante che gli impianti di Tmb di Roma vengano periodicamente colpiti da incendi?
Se ne sta occupando la procura della Repubblica. Da parte di Gualtieri è stato un atto lungimirante e di prevenzione il coinvolgere come consulente anticorruzione della sua amministrazione l'ex pm di Milano Francesco Greco. Anche noi come Regione dal 1° gennaio 2022 inviamo in automatico alla procura antimafia e alla direzione investigativa antimafia tutte le gare sul Pnrr. Un grande strumenti di dissuasine per criminali e mafiosi.

Aveva ragione Manlio Cerroni che la megadiscarica di Malagrotta è stata la salvezza di Roma? Dopo la chiusura del 2013 è scoppiato il problema...
È vero che Malagrotta è stata utilizzata per decenni perché faceva comodo a chi amministrava la città. Ma una discarica del genere non ci sarà più: è l'Europa a vietare di gettare rifiuti senza trattamento. Penso che il problema si possa risolvere anche senza una nuova Malagrotta. E Gualtieri si è assunto questa responsabilità. Sono otto anni che passo al telefono con gli altri presidenti di Regione per chiedere di accogliere i rifiuti di Roma.

Una attività di supplenza che sta svolgendo anche adesso?
Meno. Roma adesso sta affrontando il problema.

Adesso si aprirà la partita del Pnrr e dei nuovi fondi Ue. Quante risorse arriveranno nel Lazio?
Nel complesso parliamo di 16,6 miliardi, di cui 7,4 sono Pnrr-Piano nazionale complementare, 4,4 della nuova programmazione Ue, 2,5 del Fondo sviluppo e coesione. Il Pnrr è una grande occasione per ridurre le diseguaglianze, come fu il Piano casa di Fanfani o la Riforma agraria di De Gasperi. Un modo per inverare la Costituzione e il principio di uguaglianza dell'articolo 3.

In che senso?
Pensiamo solo alla digitalizzazione: sia chi abita vicino a un ospedale sia chi abita in un paese sperduto ha lo stesso diritto di accesso al servizio. La digitalizzazione è stato anche lo strumento che ha permesso il successo della campagna vaccinale nel Lazio: nessuno poteva saltare la fila, ma si accedeva solo tramite prenotazione online.

Però la digitalizzazione ha anche le sue ombre. Con lo smart working nella pubblica amministrazione spesso i cittadini e le imprese non trovavano a chi rivolgersi durante il Covid.
Non sono per generalizzate. Noi con il Covid ci siamo trovati in 72 ore a dover reinventare il lavoro nella Pa. Dobbiamo regolamentare lo strumento sia nei diritti dei lavoratori che in quelli dei cittadini che devono controllare che non ci siano abusi. Ma non si può tornare indietro.

Sull'attuazione del Pnrr siamo già in ritardo?
Ancora no, ma rischiamo di esserlo. Bisogna inserire nella pubblica amministrazione funzioni e figure pregiate. In passato con il blocco del turn over abbiamo depauperato gli uffici pubblici, quelli che poi materialmente scrivono i bandi. Poi in Italia troppi fanno tutto e troppi controllano. Questo deve cambiare.

Lei rivendica i successi della sanità laziale e della campagna vaccinale. Ma non mancano ancora criticità: ultima la vicenda del pronto soccorso del San Camillo, con un paziente morto dimenticato tra i malati.
Noi veniamo da due anni di Covid dove ci si è curati di meno e adesso gli ospedali hanno un picco. Veniamo poi da un periodo di destrutturazione della sanità, con il blocco del turn over. Un problema che siamo riusciti ad affrontare solo negli ultimi tre anni con l'uscita dal commissariamento. In questo ci aiuta il Pnrr, con le nuove case di comunità, gli ospedali di comunità, gli hub digitali che permetteranno di decongestionare gli ospedali.

Cosa ne pensa della riforma costituzionale di Roma capitale?
Sono contento che si riconosca a Roma più autonomia.

Ma le imprese chiedono alla Regione che ceda subito a Roma nuovi poteri. Ci state lavorando?
Prima dell'estate ci auguriamo di approvare in giunta la prima bozza di legge regionale che cede a Roma e ai capoluoghi funzioni, personale e risorse. In primis nell'urbanistica, il commercio, la gestione fluviale e lagunare. Contiamo di chiudere il nostro decennio centrando questo obiettivo.

Che misure state adottando per il sistema produttivo?
Siamo già partiti con l'attuazione della nuova programmazione europea. Uno dei primi atti è la pubblicazione in questi giorni, da parte di Lazio Innova, della gara europea per la gestione degli strumenti dedicati al credito. Puntiamo a migliorare ulteriormente i risultati raggiunti negli ultimi anni: oltre 500 milioni di euro di finanziamenti erogati. Siamo poi la prima regione per sostegno all'industria audiovisiva: 10 milioni di euro in sette anni per le coproduzioni internazionali e 9,5 milioni per quelle nazionali. È in atto un bando da un milione per rifare le sale cinematografiche.

E sul fronte delle infrastrutture?
Il porto di Civitavecchia sta chiudendo la stagione del carbone e del biogas e sta puntando sulla logistica, rafforzando il collegamento ferroviario e autostradale con Orte, e poi la connessione su ferro con Roma. Oltre a questo completeremo l'autostrada Cisterna-Valmontone, la Roma-Latina e la Roma-Livorno, per creare un quadrilatero in grado di decongestionare il Grande raccordo anulare della capitale.

E sull'innovazione, dove le imprese stanno investendo molto?
Siamo diventati la seconda regione per start up innovative. Presto partirà il Rome Technopole, il polo formativo, della ricerca e del trasferimento tecnologico su cui imprese e istituzioni hanno dimostrato una coesione mai vista prima. Poi c'è la messa a sistema dei 10 chilometri del polo dell'innovazione tra Frascati e Tor Vergata, che unisce realtà come Enea e Agenzia spaziale italiana.

Nel 2023 si voterà sia per le politiche che per le regionali nel Lazio. Come vede la situazione?
Siamo tornati a un parlamento giolittiano, senza grandi partiti di massa, con partiti personali che allontanano i cittadini dalla politica. Per questo avevo proposto una legge elettorale proporzionale con uno sbarramento al 5%.

Perché?
Con il maggioritario, ai tempi dell'Ulivo e del Popolo delle libertà, c'era il riconoscimento dell'alleato. Per cui nel centrosinistra un moderato poteva votare tranquillamente per un candidato di Rifondazione comunista. Adesso questo riconoscimento non c'è più, anzi è negato. Bisogna trovare una legge proporzionale che garantisca l'identificazione nei partiti, ma allo stesso tempo con una soglia di sbarramento che garantisca la governabilità.

Come giudica lo scisma di Di Maio nel M5S?
Non è mai bello parlare di quello che avviene nelle altre forze politiche. In generale non amo i processi di frammentazione del campo politico. Quando io ho lasciato, anche in modo brusco, la direzione del Pd perché criticavo le correnti, non ho fondato un mio partito. Credo che lo scopo della politica sia attuare la Costituzione, che per molti aspetti resta inattuata. Si parla tanto, per esempio, di reddito minimo, ma è la stessa Costituzione all'articolo 36 a prevedere che il lavoratore abbia diritto ad una retribuzione sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa. Ma per attuare la Costituzione servono i grandi partiti di massa, dove ci sono diverse posizioni ma poi si trova una sintesi. Non credo nei nazionalismi perché non risolvono i problemi ma li cavalcano. Matteo Salvini ha perso consensi quando è arrivato il Covid. La gente chiedeva di risolvere un problema concreto e siamo stati noi a garantire libertà e sicurezza con il rispetto delle regole.

Lei governa nel Lazio insieme al M5S. La rottura di Di Maio avrà conseguenze sulla sua giunta?
No. Anche a livello nazionale la divisione si è consumata dopo che comunque nella maggioranza si era ritrovata l'unità sulla guerra in Ucraina.

È vero che si candiderà alle politiche 2023 nel collegio di Roma 1 che fu di Gualtieri e Paolo Gentiloni?
Non ne ho mai parlato con nessuno. Dobbiamo dare a questa discussione il tempo giusto.

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