Amministratori

Maltempo, il Nord conta i danni - Fondi bloccati per 7 miliardi

Sotto accusa per i crolli e i danni l’incapacità di spendere i fondi disponibili

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di Maurizio Caprino e Jacopo Giliberto

Il giorno dopo i crolli e gli allagamenti. Mentre l’acqua defluisce a valle, si contano i danni e le vittime; il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, parla di fondi pari a 7 miliardi di euro contro il dissesto idrogeologico. Ed è battibecco su come non vengono spesi quei finanziamenti: sotto accusa le amministrazioni locali, soprattutto Province e Comuni, ritenute incapaci di consolidare le zone dissestate e di garantire la sicurezza delle infrastrutture, Matteo Salvini attacca il ministro Costa («Pessimo gusto il ministro Costa, imbarazzante, deprimente mentre ci sono sindaci con la pala a scavare il fango») il quale si sottrae alle polemiche e ricorda che con i Comuni e le Province si lavora d’intesa.

Ma più delle parole contano le persone, come quelle morte ieri durante i lavori di sgombero dalle macerie. A Baiardo (Imperia) poco distante dal passo Ghimbegna una ruspa stava spalando il fango della piena ma si è ribaltata ed è precipitata nella scarpata; uccisi l’operaio ai comandi e un’altra persona. Su una spiaggia ligure — riporta il quotidiano parigino Libération — sono stati trovate le salme che la piena ha strappato a un cimitero del Nizzardo. È crollato l’antico campanile della chiesa sconsacrata di San Biagio, nel centro di Lu Monferrato (Alessandria) mentre l’onda di piena del Po ha lasciato gli argini piacentini e cremonesi e si avvia verso la foce.

I fondi bloccati

Sotto accusa per i crolli e i danni l’incapacità di spendere i fondi disponibili. «I Comuni hanno il compito di individuare i territori a rischio e di realizzare i progetti per metterli in sicurezza: non tutti ci riescono», ha affermato in ministro Costa. «Spesso i Comuni piccoli, quelli delle aree interne dove oltretutto si concentra la gran parte delle zone a rischio, non hanno né le competenze né le risorse per accedere a studi esterni».

In un’intervista con Simone Spetia a 24Mattino su Radio24 il ministro dell’Ambiente ha specificato: «I fondi ci sono, in cassa ci sono 7 miliardi a disposizione. Ci sono lacci e lacciuoli di natura amministrativa burocratica che impediscono la spesa; fortunatamente interviene il Decreto semplificazioni per rompere questi meccanismi burocratici e per sveltire le procedure comunali regionali ma essendo di agosto ha un tempo tecnico di ricaduta materiale».

Si è accesa subito una polemica di livello modesto e con scambi feroci di accuse fra politici, polemica cui Costa ha voluto sottrarsi dicendo di essere a fianco dei sindaci.

I 6mila ponti a rischio crollo

Se molti stanziamenti vengono annunciati, solo qualcuno arriva anche in porto. L’ultimo è contenuto nelle pieghe del decreto legge Agosto (che sta per essere convertito in legge) ed è di 200 milioni. Ma il fabbisogno per i circa 6mila ponti delle strade provinciali a rischio (secondo un dossier dell’Upi, l’Unione delle province) è nell’ordine di grandezza dei miliardi. Così lo steso legislatore prende atto dell’impossibilità di mettere in sicurezza tutto e, insieme con questi stanziamenti, crea una sorta di Italia a due velocità.

Retromarce e basse velocità

È accaduto un mese fa con il decreto legge Semplificazioni, che ha sgravato le Province da più di una responsabilità su viadotti, cavalcavia e gallerie e non hanno un termine per adeguarsi alle linee guida su ispezioni e sicurezza di ponti e gallerie.

Le nuove norme completano la retromarcia avviata col Dm del ministero delle Infrastrutture 430/2019 rispetto alle norme di sicurezza del decreto Genova.

Si prende dunque atto della realtà: le loro strade sono di serie B, per mancanza di fondi. Lo stesso motivo per cui il Dl Semplificazioni dà all’ente proprietario della strada più importante (concessionario autostradale o Anas) la competenza sui cavalcavia di altri enti che interferiscano con essa.

La galleria della vergogna

Il maltempo che ha tempestato anche il col di Tenda ha danneggiato quello che era già un nervo scoperto nei collegamenti alpini internazionali dell’Italia: il tunnel attuale è vecchio e inadeguato. Il suo raddoppio è rimasto bloccato per tre anni per un’inchiesta penale che ha rilevato vari reati e portato alla rescissione del contratto di appalto conferito da Anas alla Fincosit.

Riassegnati i lavori (alla Fincosit), i cantieri erano appena ricominciati quando è arrivata l’emergenza Covid.

Si è ripreso in primavera, poi una pausa estiva, la ripartenza in settembre. Il completamento è previsto in 1.700 giorni di lavoro, per una spesa di 102 milioni: c’è da costruire una nuova canna e da riqualificare quella attuale, in modo tale da far finalmente fluire il traffico su carreggiate separate. In zona è atteso da anni anche un altro importante ampliamento, quello del traforo autostradale del Frejus in val Susa.

Bilanci agricoli

La stima del disastro per l’agricoltura questa volta è di 300 milioni. La Coldiretti ha censito centinaia di pecore e capre affogate dalla furia delle acque, raccolti di castagne distrutti, serre divelte, verdure e ortaggi sepolti dal fango, alveari devastati dalla tempesta. «Conseguenze dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione», specifica la Coldiretti. La Confagricoltura aggiunge: «Urgente la necessità di intervenire con un piano nazionale».

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