Urbanistica

Ance: «Città bloccate, per il Recovery 77 proposte e 22 centri decisionali»

Buia attacca sull'assenza di un coordinatore unico delle politiche urbane. Bene Superbonus e modello spagnolo

di Giorgio Santilli

Il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, attacca a testa bassa all'Assemblea dell'associazione. Attacca sulle città bloccate, sulla «visione antimprenditoriale» dominante in Italia - con le «presunzioni di colpevolezza», i «ricatti di Stato», le «vessazioni» e il «rischio Iri» -, attacca sulla burocrazia che blocca il Paese e sullo smart working della Pa che rischia di diventare un no working, sulle procedure infinite per le opere pubbliche che il decreto semplificazioni non ha scalfito se non in modo impercettibile. Di quel decreto che doveva essere una leva dello sviluppo e invece «interviene a discapito di concorrenza e trasparenza sulle fasi di gara», Buia salva solo l'inversione di rotta su abuso d'ufficio e danno erariale.

Le città, anzitutto. «Per sfruttare le risorse del Recovery Plan a favore delle città - ha detto il presidente dell'Ance - sono state presentate ben 77 proposte elaborate dai nostri ministeri che rimandano a 22 ulteriori decisionali, per complessivi 180 miliardi! Invece, serve una visione politica e un coordinatore unico che non ci sono. In tutto il resto d'Europa le politiche urbane sono una priorità del Governo. In Italia sono troppi anni che mancano. In quali cassetti dobbiamo andare a cercarle?». La rigenerazione urbana - dice Buia - è annunciata nei convegni ma non si concretizza. «Fin quando la demolizione e ricostruzione non diventeranno una prassi consolidata favorita da misure che la incentivano - continua il presidente dell'Ance - non ci sarà nessuna ri-generazione». E ancora: «La polemica seguita al dibattito sull'articolo 10 del decreto semplificazioni è surreale, emblema di un modo di fare politica scollegato dalla realtà». Un attacco agli emendamenti di Leu che l'hanno avuta vinta nella maggioranza e in Parlamento. «Invece di risolvere i problemi delle città, si è pensato di introdurre più vincoli e freni agli interventi di demolizione e ricostruzione nelle zone omogenee A delle città».

Se le città sono la nuova arena su cui l'Ance è pronta a inasprire la battaglia contro l'immobilismo della politica (l'assemblea si intitola non a caso «Ri-generazione Italia» e in primavera l'Ance terrà una grande iniziativa per chiedere una nuova politica urbana), Buia non è meno furioso sugli altri temi che affliggono il settore delle costruzioni. La Pa, soprattutto, che blocca il Paese. «Serve un processo di riorganizzazione e di formazione del personale improntato a criteri di efficienza, di misurazione del rendimento e di standardizzazione dei servizi su tutto il territorio». Le idee ci sarebbero e Buia cita Sabino Cassese e il segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa. Dal canto suo, la ministra Fabiana Dadone conferma che un grande piano di formazione è in programma insieme a una maggiore flessibilità di orari.Buia salva soltanto il Superbonus 110%: «è l'unico strumento di rilancio dell'economia messo in campo finora, in grado di produrre investimenti per 6 miliardi, con un effetto complessivo di 21 miliardi sull'economia».

Ma serve una proroga non inferiore a due anni. «Prorogarlo - dice - è una decisione strategica mentre noi stiamo ancora lì a pensare se prorogarlo o meno per una visione miope, ragionieristica, che già in passato ha prevalso sullo sviluppo». E Buia salva anche il modello spagnolo, lanciato originariamente proprio dall'Ance e «valorizzato dal sottosegretario Fraccaro» (che ha pure ideato il Superbonus): il meccanismo che affida fondi ai comuni prevedendo l'avvio dei cantieri entro un termine perentorio pena la perdita del finanziamento, «funziona perfettamente» e andrebbe ampliato in un «piano Italia», giocato soprattutto sulla manutenzione del territorio e inserito nel Recovery Plan. A proposito del quale Buia si limita a ricordare a tutti - quando parla della lentezza delle procedure italiane in fatto di opere pubbliche - che va cantierato completamente entro tre anni e rendicontato (cioè completato) entro sei.

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