Imprese

Credito negato, la proposta dei costruttori: aumenti di capitale a rate con agevolazioni

Audizione dell'Ance su banche e Npl. Girardi: imprese condannate a morte dalle cessioni, serve uno strumento pubblico per intervenire nelle imprese con piani di crescita

di Mauro Salerno

Risolvere il problema dell'accesso al credito dei costruttori e del sovraindebitamento delle imprese attraverso la possibilità di varare aumenti di capitale a rate, con agevolazioni dal punto di vista finanziario. È una delle proposte avanzate dai costruttori dell'Ance, nel corso di un'audizione sul problema dei crediti deteriorati (Npl) oggi alla Camera.

Nel corso dell'audizione l'Ance ha ripercorso tutte le tappe della crisi - prima quella economica a cui si è aggiunto ora lo tsunami della pandemia - con cui il settore dell'edilizia combatte da anni e che ha portato alla perdita di oltre 137mila imprese e 600mila posti di lavoro.

Nella visione delle imprese, sulla morsa del credito negato alle imprese ha avuto un forte peso sia la progressiva perdita di specializzazione delle banche sia la difficoltà a calare davvero sul mercato le ingenti iniezioni di liquidità arrivate dalla Banca centrale europea.

«La banca mista, o universale - ha sottolineato il vicepresidente dell'Ance Rudy Girardi - , ha perso, troppo spesso, il know-how necessario per operare in questo comparto, distinguendosi negativamente rispetto a quanto avevano fatto gli istituti di credito speciale prima della riforma». «Oggi - prosegue - la banca guarda solo i numeri specifici e per ogni forma di investimento ti chiede soldi a garanzia dell'operazione. Non bastano più, come prima, le proprietà a garanzia, ora vogliono denaro liquido per finanziare l'investimento perchè in banca nessuno è più in grado di valutarlo». La conseguenza è che dopo lo scoppio della bolla immobiliare «tutte le imprese del settore, in blocco, sono state dichiarate "rischiose" e quindi non meritevoli, per definizione, del credito bancario».

In più, le cessioni massive dei crediti deteriorati da parte delle banche «hanno fatto danni per tutti». Girardi denuncia che «molti soggetti che hanno acquistato sono soggetti finanziari non in grado di gestire una situazione di crisi di un'impresa sana e con piani di rientro insostenibili stanno condannando a morte le imprese di costruzione».

I dati di Banca d'Italia, citati in audizione, dimostrano che molte risorse sono rimaste nel circuito del settore bancario e non si sono tradotte in investimenti materiali, «ma soltanto speculativi o nell'acquisto di titoli del debito pubblico», senza arrivare al sistema dell'edilizia. Tra il 2007 e il 2019 i finanziamenti erogati per investimenti in costruzioni sono diminuiti di oltre il 70%, passando da 52,5 miliardi nel 2007 a circa 15 miliardi nel 2019. Un dato cui vanno aggiunti i gravi ritardi di saldo delle fatture da parte delle Pa, a carico delle imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche, che in molti casi sono finite travolte dalla doppia stretta del credito negato e dei mancati pagamenti.

C'e' poi un aspetto specifico del comportamento delle banche che non va giù all'associazione delle imprese del martoriato settore delle costruzioni. «La mancanza di trasparenza sulle fasi di cessione del credito». In sostanza, spiega Girardi, l'imprenditore si accorge che il credito è stato ceduto solo quando c'è il rifiuto del pagamento da parte della banca che si ritiene ancora creditrice. «E' un grave danno - rimarca in audizione - che porta alla segnalazione dell'impresa in Centrale rischi». Le prospettive per il settore delle costruzioni per il post pandemia Covid-19 sono fosche . «Ci sono quattro eventi con impatti devastanti per molte imprese del settore, come in una tempesta perfetta, eventi che metteranno in crisi le imprese ma anche le banche». Girardi indica la nuova definizione di default combinata con il «calendar provisioning» sulla copertura dei crediti deteriorati, il termine della moratoria sui crediti prevista dall'articolo 56 del Cura Italia, il termine per l'accesso libero al fondo di garanzia per le Pmi e il codice della crisi d'impresa.

I costruttori danno atto che in Parlamento si trovano dei progetti legge utili a offrire delle soluzioni riguardo al problema degli Npl. In particolare, il Ddl 79 «Disposizioni per favorire la definizione delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese», (prima firmataria Loredana De Petris) che prevede il riconoscimento al debitore della possibilità di concordare con la banca, o l'intermediario finanziario, una transazione stragiudiziale per la restituzione a saldo e stralcio di quanto dovuto per un importo non inferiore al valore di bilancio della propria esposizione al 31 dicembre 2019.

Ma anche questo con tutta probabilità non basterebbe per rimettere in equilibrio il settore. Per questa ragione, l'Ance ha avanzato l'idea di uno strumento che prevede la possibilità per l'impresa di varare un aumento di capitale "a rate" con delle agevolazioni dal punto di vista finanziario. «L'idea - ha spiegato Girardi - è quella di creare uno strumento pubblico che, attraverso un prestito partecipativo, intervenga in imprese che dispongono di un piano finalizzato alla crescita industriale con benefici per l'economia reale».

«Il risultato finale - ha aggiunto il vice presidente - sarebbe molto importante: l'impresa avrebbe sin da subito le risorse per investire e il tempo necessario per far fruttare l'investimento, effettuare l'aumento di capitale e restituire il prestito allo Stato. Il tessuto imprenditoriale uscirebbe da questa crisi rafforzato, pronto ad abbattere il rapporto tra indebitamento e patrimonio netto e ritornare ad essere considerata solvibile».

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