Imprese

Il mondo delle cooperative frena ma la produzione supera gli 82 miliardi

Congresso Legacoop. L'edilizia è tra i settori andati meglio. Il bilancio 2022 è stato chiuso in utile dal 91,7% di chi opera nel settore abitativo e dal 90,6% di chi opera nelle costruzioni

di Enrico Netti

Un valore complessivo alla produzione di 82,6 miliardi di euro, 7,4 milioni di soci e circa 465mila addetti. Questi i numeri chiave dell'universo delle oltre 100mila imprese cooperative italiane i cui rappresentanti oggi si ritrovano a Roma per il 41esimo Congresso nazionale di Legacoop che eleggerà il nuovo presidente. Lo scorso anno il 45% delle cooperative è riuscito ad aumentare il valore della produzione e tra queste il 39% ha messo a segno un aumento superiore al 10%. Per un altro 41,7% è rimasto stabile e per il restante 13,3% è diminuito. È quanto emerge da una analisi dell'AreaStudi di Legacoop su un campione rappresentativo di aziende associate. Le migliori performance arrivano dall'edilizia (56,3%), la manifattura (63,3%) e le grandi aziende (82,9%). Quasi l'80% delle cooperative ha chiuso l'anno in utile, con una concentrazione maggiore nei settori abitativo (91,7%), nell'industria delle costruzioni (90,6%), l'agroalimentare (85,5%). Un quarto vede crescere l'occupazione, con le migliori performance nell'industria, la cooperazione sociale e le attività culturali. Per i prossimi mesi quasi i due terzi delle coop prevede un trend stabile della domanda ma il sentiment dei cooperatori rimane molto pessimista sull'evoluzione del contesto macroeconomico del sistema Paese.

Per quanto riguarda il brevissimo termine servirebbero oltre 11mila addetti ma le cooperative faticano a reperire le professionalità necessarie. «Usciamo da un 2022 caratterizzato da dati più positivi delle previsioni, con un numero di aziende in utile ma la marginalità è in forte calo a causa dei maggiori costi dell'energia e l'inflazione - commenta Simone Gamberini, candidato unico alla presidente nazionale di Legacoop -. Il settore delle costruzioni è cresciuto molto con le grandi opere del Pnrr e le infrastrutture sbloccate dai vincoli del patto di stabilità». Tra i punti chiave che caratterizzeranno la sua presidenza Gamberini cita la sostenibilità, le comunità energetiche, la transizione energetica e quella digitale e «altri percorsi di open innovation, aperti al contributi di altri soggetti che possono valorizzare le tante filiere che caratterizzano l'ecosistema cooperativo». Un altro punto su cui il candidato pone l'attenzione è il codice degli appalti dove le conseguenze delle gare al massimo ribasso «si scaricano sui lavoratori che ricevono paghe non dignitose. Siamo arrivati a una situazione limite - rimarca Gamberini che aggiunge -. Vorremmo anche ridefinire il modello di partenariato pubblico-privato per costruire un percorso diverso che metta al centro un rapporto di fiducia reciproca come condizione per coprogettare e coprogrammare servizi di maggiore qualità ai cittadini». In quest'ottica le coop metterebbero a disposizione il know how e le economie di scala producendo un effetto positivo sul costo del lavoro. «La cooperazione è la risposta per ridurre le diseguaglianze e deve essere al centro dell'agenda politica ed economica».

Al congresso ci sarà un passaggio del testimone che avverrà in un contesto di unità e di condivisione di un progetto comune con Mauro Lusetti, presidente uscente il cui nome è stato fatto come futuro amministratore delegato di Conad. Nella sua relazione, dopo 10 anni al vertice di Legacoop, pone l'accento sulla possibilità di avviare un nuovo ciclo di espansione con la creazione di nuove imprese. «Le cooperative di comunità e le comunità energetiche sono due modelli su cui puntare mentre sono da sanare le fratture tra Nord e Sud Italia, tra aree metropolitane e aree interne - dice Lusetti -. Un'altra area di espansione riguarda le Pmi nell'agroalimentare dove realtà come Granarolo e Cantine Riunite hanno rappresentato per i piccoli agricoltori una occasione di crescita e riscatto sociale». Per finire il presidente segnala l'importanza di formare la futura classe dirigente delle coop con manager preparati e competenti «ma a digiuno dei valori, dei principi cooperativi tipici del movimento - continua Lusetti -. Si deve investire nelle scuole e nelle università con attività specifiche legate al nostro modus operandi e lo scambio mutualistico dei soci. L'essenza della cooperazione sta nel fatto che ogni generazione deve trasferire alla successiva un patrimonio almeno uguale a quello di cui ha goduto» conclude il presidente citando una frase dell'economista Jean-Paul Fitoussi.

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