Imprese

Bonatti triplica i contratti in Libia e satura di gas gli impianti algerini

Il ceo Colombo: «In Algeria nuovo filone di investimenti nei compressori per il gas». La società ha più di mille persone al lavoro in Algeria, nella città Hassi Messaoud

di Ilaria Visentini

Dietro agli accordi miliardari per il gas firmati dal Governo e da Eni in Nord Africa si muovono altri marchi del Made in Italy che giocano un ruolo tecnologico insostituibile per garantire l'estrazione e l'approvvigionamento di idrocarburi e quindi la stabilità energetica del nostro Paese. «Siamo presenti in Libia dal 1978 e in Algeria dal 1999 e siamo una delle principali imprese italiane operative nell'area e tra i protagonisti del boom di produzione di oil&gas. In Libia stiamo triplicando i volumi, dopo un decennio di stasi, e in Algeria abbiamo saturato la nostra flotta di 53 sistemi di pompaggio multifasico (parliamo di 200mila barili di petrolio e 8 milioni di metri cubi di gas estratti ogni giorno) e prevediamo un'ulteriore crescita del 20%», racconta Andrea Colombo, Ceo del general contractor di Parma (controllato da Lactalis-Parmalat e dalle famiglie Di Vincenzo e Ghirelli) che in Nord Africa realizza un quinto del miliardo di commesse in portafoglio e sta inanellando risultati di gran lunga superiori a quelli messi nero su bianco nel piano industriale annunciato lo scorso anno, che fissava l'asticella dei nove zeri al 2026.

Il big dell'impiantistica oil&gas ha più di mille persone al lavoro (tra locali ed espatriati) in Algeria, concentrate nella città "petrolifera" di Hassi Messaoud, la culla delle applicazioni Bonatti dedicate alla produzione di idrocarburi. «L'Algeria è da alcuni anni un paese molto stabile politicamente dove abbiamo fatto grossi investimenti concentrati sui sistemi di pompaggio multifasico – spiega il Ceo –. Si tratta di pompe che costano dai 2.5 ai 4 milioni di euro l'una, che realizziamo a misura dei clienti e diamo in affitto alle società petrolifere (dall'azienda di stato Sonatrach a Eni, dall'americana Oxy-Occidental all'indonesiana Pertamina, ndr) e gestiamo per loro con un servizio chiavi in mano che garantisce manutenzione e controllo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, perché ogni macchina è collegata via satellite alle nostre sale di controllo. E ora sta partendo un nuovo filone di investimenti in Algeria nei compressori per il gas». Se in Algeria la crescita di Bonatti è stata costante negli anni e parallela a una disseminazione di know-how e competenze, al punto che diversi tecnici algerini sono diventati contractor manager ai quali l'azienda affida progetti in giro per il mondo, in Libia la situazione è rapidamente migliorata negli ultimi trimestri.

«Siamo tra le pochissime aziende contrattiste dell'oil&gas rimaste in Libia dopo il 2010 – spiega Colombo – per portare avanti le manutenzioni, contratti da 30 milioni di euro l'anno. A gennaio abbiamo invece riacquisito una importante commessa EPC con la NOC-National Oil Company, del valore di un centinaio di milioni di euro, per far ripartire i giacimenti della Tripolitania. E stanno andando a gara diversi sviluppi di nuovi campi di estrazione su cui pensiamo di poterci far valere, perché sono pochi i competitor che hanno resistito preservando la loro presenza onshore. Sia in termini di sicurezza (nel 2016 quattro collaboratori Bonatti furono rapiti in Libia e due di loro furono uccisi, ndr) sia di puntualità dei pagamenti la situazione è molto migliorata. Si respira un clima di rilancio e lo prova il fatto che gli operatori ora accettino anche contratti con prezzi aperti sugli acquisti dei materiali per far sì che non ricada su di noi il rischio di fluttuazioni, uno scenario impensabile pochi anni fa».

Bonatti ha in Libia una squadra di 625 perone, tra i campi di Mellitah e Wafa, nell'area occidentale del Paese, che sono però in grado di ospitarne oltre il doppio (ci sono 1.340 posti letto) e qui lavora principalmente nei sistemi di trattamento e compressione dedicati alla fornitura di gas alle principali centrali elettriche del Paese e all'esportazione.«Il 2023 sarà un anno importante per i conti del gruppo, partiamo con 1.060 milioni di euro di progetti acquisiti quando avevamo previsto prudenzialmente a budget 600 milioni – conclude il Ceo – ma il grosso dei cantieri EPC che stanno partendo in Nord Africa si tradurrà in fatturato e margini nel 2024. E nel frattempo stanno crescendo velocemente anche Messico, Cile e Canada».

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