Imprese

Pnrr, Ance: gare deserte per prezzi inadeguati e bandi pubblicati a «ondate»

Imprese non pagate a otto mesi dai fondi stanziati. Concentrazione anomala: in un solo mese Rfi ha pubblicato gare per la metà del valore bandito in un anno

di M.Fr.

Non è vero che le gare vanno deserte perché non ci sono le imprese interessate e disponibili a partecipare. Le gare non ricevono offerte a causa di alcuni ostacoli ben precisi all'incontro tra domanda e offerta. Ostacoli riconducibili a un tema economico e a un tema che attiene ad aspetti di tipo organizzativo e programmatorio in capo alla Pa. La questione è emersa nel corso dell'audizione del 6 marzo dell'Ance al decreto legge Pnrr, presso la V commissione Programmazione economica e Bilancio del Senato, che sta lavorando alla conversione in legge del provvedimento. La prima causa del fenomeno delle gare deserte, ha detto il vicedirettore dell'Ance Romain Bocognani, è che «ci sono ancora stazioni appaltanti che fanno gare su prezzari non aggiornati». La seconda è l'elevata concentrazione di gare in un determinato periodo dell'anno. «Ad esempio - ha riferito il rappresentante dell'associazione dei costruttori - Rfi nel 2022 ha fatto la metà dei suoi appalti nel giro di un mese: tra il 28 novembre e il 28 dicembre; e questo è avvenuto anche per tanti comuni e per l'Anas».

Un altro elemento che certamente non aiuta è anche l'attuale andamento delle compensazioni alle imprese per il caro prezzi. A otto mesi dallo stanziamento delle primi misure del Dl aiuti, poi seguite da ulteriori misure in legge di Bilancio, l'Ance restituisce un quadro sconfortante. A tutto il gennaio 2023 - si legge in nota dell'associazione - il Mit ha pagato solo 13% dei fondi relativi al secondo semestre 2021; mentre relativamente al I semestre 2022 solo il 2% è arrivato alle imprese. Per quanto riguarda invece il secondo semestre 2022 l'Ance afferma che «è appena iniziata l'istruttoria». I costruttori pertanto propongono «una norma che permetta al ministero delle Infrastrutture di anticipare le risorse a stazioni appaltanti e imprese in attesa dell'istruttoria, allo scopo di velocizzare la macchina». Sempre per consentire alle imprese la massima partecipazione alle gare, i costruttori hanno segnalato l'esigenza di una norma che autorizzi lo svincolo progressivo della cauzione definitiva dell'impresa aggiudicataria, allo scopo appunto di liberare liquidità in vista dell'elevato numero di appalti che andranno in gara.

Un altro grosso ostacolo alla risposta delle imprese alle gare segnalato dall'Ance sarebbe poi il fatto che le stazioni appaltanti non applicano l'indicazione della Presidenza del Consiglio volta a derogare la clausola che impone l'impiego del 30% di donne e giovani negli appalti Pnrr nei casi in cui non sia possibile rispettarla. «Purtroppo le stazioni appaltanti usano pochissimo questa indicazione - osserva l'Ance -. Oggi nel settore abbiamo il 9% di donne: chiedere il 30% di operaie su tutti gli appalti del Pnrr limita moltissimo la partecipazione delle imprese». Più in generale sul Pnrr, l'Ance chiede di non intervenire, per ora, sull'impianto del Piano. «È prioritario - ha sottolineato in Commissione Bilancio - dare attuazione agli investimenti e alle riforme del Pnrr senza rimettere in discussione l'impianto complessivo, rimandando magari a fine anno eventuali riprogrammazioni». «Dal momento che non esiste un monitoraggio preciso sul Pnrr - ha spiegato Bocognani - potremmo definanziare delle opere che possono marciare, rischiando un autogol». In generale, secondo l'Ance, «la prima fase è andata bene perché tutte le milestones sono state raggiunte e circa il 92% delle risorse sono state distribuite e territorializzate, anche se ora, a oltre un anno e mezzo di avvio del Pnrr, ci sono le prime difficoltà».

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