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Autonomia, si media sul nodo risorse - Oggi vertice Calderoli-Meloni sul dossier

Primo vertice positivo. Calderoli: «Scriviamo insieme un testo condiviso»

di Gianni Trovati

Come capita sempre quando si parla di autonomia differenziata, un conto è l’apparenza politica e un altro la sostanza pratica. La prima parla di barricate, la seconda, all’inizio di un lungo cammino, indica possibili tentativi di mediazione sui due punti più controversi della bozza presentata ieri dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli: l’idea di avviare il trasferimento di funzioni seguendo la spesa storica se entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge quadro non sono definiti i «livelli essenziali delle prestazioni», cioè la misura dei servizi di cui va garantito il finanziamento, e la perequazione per i territori più svantaggiati.

A sminare preventivamente il terreno del primo confronto di ieri mattina in Conferenza delle Regioni ha pensato il ministro, che ha ribadito la volontà di confrontarsi su quella che ha definito «appunti di lavoro» e ha promesso un nuovo round giovedì prossimo, dopo un altro giro di verifiche con Giancarlo Giorgetti al Mef e Raffaele Fitto titolare della delega per il Sud. Già oggi è in calendario un vertice fra Calderoli e la premier Meloni per fare il punto nel governo. «C’è un percorso che dobbiamo fare insieme - ha spiegato il ministro -. Non ci possono essere parti danneggiate rispetto ad altre, è la linea condivisa dal sottoscritto». La strategia dichiarata è dunque quella di «cercare con la Conferenza delle Regioni di arrivare a una serie di proposte loro che troveranno spazio in un testo normativo, e che mi auguro siano condivise da tutti».

Con queste premesse, le barricate promesse ieri dal presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd) a nome delle regioni del Sud si sono trasformate in un confronto serrato ma giudicato «positivo» un po’ da tutti i partecipanti. «Dopo l’incontro di oggi sono ottimista - fa sapere il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga (Lega), che guida la conferenza -; c’è stato un clima di grande collaborazione e si può arrivare all’approvazione entro il 2023». A Sud però la cautela rimane forte: «Non ho alcun pregiudizio ideologico - spiega per esempio roberto Occhiuto (Fi), presidente della Calabria - ma non vogliamo fughe in avanti, va archiviata la spesa storica e fatta funzionare la perequazione». Come forte è lo sbarramento del Pd: «La bozza Calderoli non rispetta lo spirito e i principi della Costituzione», sottolinea in una nota Francesco Boccia, che da predecessore di Calderoli aveva tentato una legge quadro.

In ogni caso, il percorso non è né breve né semplice. In discussione c’è appunto la legge quadro, che deve definire la cornice per le intese fra il governo e le singole regioni con cui trasferire effettivamente le funzioni. In gioco c’è l’elenco delle 23 materie che la travagliata riforma costituzionale del 2001 ha assegnato alla «competenza concorrente» fra Stato e Regioni, in un ventaglio amplissimo che va dall’istruzione ai beni culturali, dalle professioni alle infrastrutture. Ma il punto più critico è quello dei soldi, alimentato anche da certa propaganda nordista che vede nell’autonomia la leva per tenere nelle regioni più ricche il «residuo fiscale», cioè la differenza fra le tasse pagate e la spesa pubblica ricevuta. «Dei residui fiscali non c’è traccia né nel testo né nella mia testa», ha tagliato corto Calderoli.

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