Pubblico impiego: il personale risale ma non in ministeri, enti locali e fisco
Nel 2021 organici a +0,18%e ma gli enti centrali perdono il 3,86% e le agenzie il 5,6%
La pubblica amministrazione ha smesso di perdere personale, e questa è una notizia. Ma nei ministeri, nelle agenzie fiscali e negli enti territoriali l’emorragia continua; e questa è un’altra notizia, non irrilevante anche perché proprio in quei settori si devono concentrare gli sforzi per il «rafforzamento amministrativo» giudicato indispensabile per far camminare il Pnrr.
I dati emergono dall’ultimo Conto annuale del personale pubblico che il ministero dell’Economia ha diffuso venerdì. I calcoli condotti dalla Ragioneria generale gettano le prime luci sulle dinamiche del 2021. Quando gli organici delle amministrazioni pubbliche hanno registrato un primo aumento, anche se microscopico: +0,18%. In pratica, a fine anno negli uffici pubblici lavoravano circa 6mila persone in più rispetto a 12 mesi prima.
Anche se così modesto, il dato è importante perché chiude definitivamente il lungo periodo del declino degli organici, che in meno di dieci anni ha ridotto di circa 100mila persone i ruoli dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato. Ma non indica ancora un cambio di rotta deciso. Non solo perché un saldo di 6mila persone in un universo che ne conta oltre 3,2 milioni non configura esattamente un gran balzo in avanti. Ma soprattutto perché il dato è figlio di una media che mette insieme andamenti molto diversi fra loro.
A puntellare il consuntivo dei dipendenti pubblici è infatti la scuola, che nel 2021 ha visto crescere dell’1,29% le proprie forze. Ma, come si diceva, i due comparti delle «Funzioni centrali» e delle «Funzioni locali», cioè in pratica i due motori della macchina amministrativa italiana, hanno continuato la loro fase declinante.
Le Funzioni centrali raggruppano ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come Inps, Inail o Aci; e l’anno scorso hanno segnato una perdita secca del 3,86%. A trascinarle in basso contribuiscono parecchio le agenzie fiscali, in cui la riduzione di personale del 5,62% registrata nell’ultimo anno è solo l’ultima tappa di una picchiata che ha portato gli organici dalle 54.464 persone del 2011 alle 41.227 della fine dell’anno scorso (-24,3% in dieci anni). Nei ministeri invece la perdita di personale dello scorso anno è del 2,45 per cento.
Un po’ più tranquillo è il quadro offerto lo scorso anno dalle amministrazioni territoriali, che chiudono il 2021 con un -0,87% che mescola una mini-ripresa nelle Province dopo anni di abbandono (+1,54%) a un’ulteriore discesa nel settore più numeroso rappresentato dai Comuni (-1,01%). Ma va ricordato che proprio gli enti territoriali contendono alle agenzie fiscali il primato dell’impoverimento di organici negli ultimi 10 anni, in cui hanno visto uscire senza sostituzione il 20% dei propri dipendenti (con qualche eccezione nei territori a Statuto speciale).
E il rafforzamento amministrativo? Per il momento è ancora quasi integralmente confinato nei programmi, finanziati per la verità da fondi imponenti: tra assunzioni ordinarie e reclutamento extra per il Pnrr il bilancio pubblico per il 2022-24 prevede secondo la Ragioneria generale 14 miliardi nelle amministrazioni centrali e poco più di tre miliardi in quelle territoriali, dove però gli ingressi straordinari sono in larga parte previsti a carico dei bilanci locali.
Il punto ora è però tradurre questi programmi in concorsi e assunzioni. Perché il calendario del Pnrr corre, e ancora più veloci viaggiano i pensionamenti in un settore pubblico invecchiato parecchio nei lunghi anni delle porte d’ingresso semichiuse.