Il CommentoAmministratori

Sui servizi pubblici locali una storia infinita di riforme fallite

di Stefano Pozzoli

Negli ultimi 20 anni quasi ogni Governo si è misurato con una (tentata) riforma dei servizi pubblici locali, concludendo la sua esperienza in modo sempre fallimentare (si veda il servizia su NT+ Enti locali & edilizia di ieri). Ha iniziato il Governo Berlusconi II nel 2001 (articolo 35, legge 448/2001), per riprovarci poco dopo (articolo 14, legge 326/2003), con una disposizione assai simile alla precedente. Un tentativo, però, presto azzoppato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 272/2004).

Ci riprova, nel 2008, il Governo Prodi II, con l'articolo 23-bis del Dl 112/2008 e con il relativo regolamento di attuazione (Dpr 168/2011). Il tutto viene affossato dal voto popolare al referendum abrogativo del 12 giugno del 2011.

Ennesimo tentativo ad agosto del medesimo 2011, con il Dl 138/2011, da parte del Governo Berlusconi IV. Questa volta è di nuovo la Corte costituzione a dichiarare illegittime le disposizioni, troppo simili a quelle appena abrogate, con la sentenza 199/2012.

Nel 2015 è la volta dell'allora arrembante e volitivo Matteo Renzi, che fa approvare dal Parlamento la così detta legge Madia (legge 124/2015). Il risultato è il successo sul Testo unico da una parte (Dlgs 175/2016) e, dall'altra, l'ennesimo tonfo del «Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale» che viene approvato dal Consiglio dei Ministri e mai portato alla firma del Presidente della Repubblica, a causa della intervenuta sentenza n. 251/2016 della Corte costituzionale.

Siamo dunque al sesto tentativo di «riforma generale dei servizi pubblici locali».

Riforme sempre parziali, contraddittorie, piene di esclusioni, giustamente affossate . Ad esempio la bozza Madia escludeva gas, energia, acqua, farmacie, ecc. limitandosi a regolare, ed in modo distinto, rifiuti e trasporti, oltre ai servizi minori. Viene da chiedersi se sia utile riproporre una riforma dei servizi pubblici locali o non puntare, piuttosto sulla revisione del Codice dell'ambiente (Dlgs 152/2006) che è invece un corpus longevo e importante che ha però bisogno di una ragionevole manutenzione.

Vedremo come andrà questa volta.