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Voto sulle case green: test per la politica ambientale europea

Parlamento Ue, in plenaria la settimana prossima il testo, riveduto per introdurre una causa di esenzione ampia, dovrebbe essere approvato

di Giuseppe Latour e Beda Romano

È previsto per la settimana prossima il voto con il quale il Parlamento europeo deciderà se approvare o meno il mandato negoziale in vista delle trattative con il Consiglio su uno dei testi più controversi del momento: la direttiva sull'efficienza energetica degli edifici. La votazione - che giunge dopo il recente rinvio del voto in Consiglio sul regolamento relativo alle emissioni delle automobili - sarà un utile termometro per valutare i crescenti dubbi sulla politica ambientale europea.La proposta della Commissione europea prevede che dal 2030 tutti i nuovi edifici costruiti nell'Unione europea debbano produrre zero emissioni nocive. L'obiettivo dovrebbe essere raggiunto già nel 2027 per gli edifici pubblici (si veda Il Sole 24 Ore del 16 dicembre 2021). Nello stesso tempo, il 15% del parco immobiliare che nei singoli paesi è in condizioni peggiori dovrebbe essere rinnovato entro il 2027 per quanto riguarda gli edifici non residenziali, entro il 2030 per quelli residenziali.Su quest'ultimo fronte, la posizione del Parlamento è rimasta molto ambiziosa (classe E nel 2030 e D nel 2033). Nel discutere il mandato negoziale, il relatore-ombra, il popolare Sean Kelly, ha però strappato l'introduzione di una clausola di esenzione ampia, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica.

Può arrivare fino al 22% del totale degli edifici residenziali: in Italia potrebbe riguardare 2,6 milioni di fabbricati. E si sommerà a quella prevista per gli edifici vincolati.L'altro intervento del Ppe si è giocato sull'uso di combustibili fossili nel riscaldamento di edifici nuovi o ristrutturati. A partire dalla data di recepimento della direttiva, è previsto il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Al posto del divieto secco, i popolari hanno ottenuto che gli apparecchi ibridi (caldaie a condensazione più pompa di calore elettrica) e quelli certificati per funzionare con fonti rinnovabili (come l'idrogeno) siano esclusi dal bando.Nonostante le modifiche, «una maggioranza dei popolari voterà contro la posizione negoziale preparata a livello di commissione – spiegava ieri Pedro López, portavoce del Ppe a Bruxelles –. C'è la sensazione che la direttiva imponga richieste troppo onerose per le famiglie, e comporti una svalutazione delle proprietà immobiliari della classe media». Si tratta di un cambio di tono evidente rispetto al voto in commissione quando la maggioranza dei popolari votò a favore del testo (13 deputati su 19). Il testo che verrà discusso in plenaria è stato approvato in commissione con 49 voti a favore, 18 contrari e sei astensioni. Secondo le informazioni raccolte in Parlamento, a votare contro saranno i popolari polacchi, tedeschi, spagnoli, francesi e italiani.

Stando alle ultime indicazioni, in plenaria il testo dovrebbe passare, salvo sorprese, grazie all'appoggio dei socialisti, dei verdi, dei liberali. Contrari saranno anche i conservatori.Al tempo stesso, il nuovo atteggiamento del Ppe mette in luce dubbi crescenti sulla politica ambientale. Molti deputati di diversi partiti osservano che il Patto Verde è stato immaginato in un momento di tassi d'interesse bassi, fonti energetiche a buon mercato e in assenza di guerra in Europa. Il contesto è cambiato. Nei fatti, molti parlamentari temono che misure troppo ambiziose e impopolari vengano sfruttate dai partiti più estremisti, a ridosso del voto europeo del 2024.«C'è ancora un forte sostegno per gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 – nota Milan Elkerbout, ricercatore del centro-studi CEPS a Bruxelles –. Al tempo stesso cresce l'attenzione alla dimensione sociale. È evidente che molti esponenti politici si stanno rendendo conto che l'efficienza energetica degli edifici e altre misure ambientali avranno un impatto profondo sui bilanci dei nuclei famigliari. Mi aspetto maggiore cautela da parte della classe politica».Non mancano testi controversi. In aprile, la plenaria dovrà discutere la riforma del mercato delle emissioni nocive ETS. In giugno, il Parlamento dovrà votare in commissione il mandato negoziale su una discussa riforma degli imballaggi. Nel frattempo, il Consiglio dovrebbe approvare il bando alle auto inquinanti dal 2035 in poi (si veda Il Sole 24 Ore del 4 marzo). Secondo le ultime voci, Berlino darà presto il suo accordo dopo avere ottenuto rassicurazioni sul possibile uso dei carburanti sintetici.

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