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Giochi pubblici, sindaci e governatori decideranno sui limiti

Lasciare a governatori e sindaci la possibilità di decidere su orari di chiusura e distanze delle sale giochi dai luoghi sensibili. È questa la chiave di volta che ha consentito al Governo e in particolare al sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta di centrare l’intesa tra Stato e autonomie locali sul mercato del gioco. Oltre 18 mesi di trattativa, fatta di tira e molla, e che fino a ieri sera l’assessore della Lombardia Viviana Beccalossi ha cercato di far saltare. Questa volta però la posta sarebbe stata alta anche per gli stessi governatori: in caso di fumata nera, infatti, il Governo avrebbe riscritto le regole del “gioco” direttamente in legge di bilancio e senza troppe mediazioni. Alla fine ha prevalso il buon senso di tutti, di governatori, sindaci e degli stessi operatori e ieri in Conferenza unificata è arrivato il via libera all’unanimità alla proposta del Governo che punta a ridurre il gioco d’azzardo e a regolamentare quello pubblico, lasciando ampi spazi di manovra a Regioni e comuni.
Grande soddisfazione per il sottosegretario Baretta: «Abbiamo tenacemente perseguito l’intesa. Ma proprio l’unanimità di intenti che abbiamo raggiunto rappresenta la grande forza di questo accordo, capace di riportare a un alveo di normalità un settore che rischiava una pericolosa deriva». Come già sottolineato sul Sole 24 Ore del 21 agosto scorso, Baretta ribadisce che «la tutela della salute e la sicurezza pubblica ed il contrasto alla illegalità sono da oggi un obiettivo generale del Paese. Ripartiamo da un accordo che fornisce un quadro nazionale unico, che rispetta le autonomie locali, che contribuisce a ridurre l’offerta, che tutela i cittadini e gli investimenti esistenti e garantisce certezze di prospettiva ad un settore che da molto tempo attendeva nuove regole».

Le norme regionali e comunali
Per raggiungere l’intesa il Governo ha comunque dovuto concedere alle Regioni, con un emendamento dell’ultimissima ora al testo di accordo proposto il 3 agosto scorso, la possibilità di mantenere in vigore le disposizioni specifiche già emanate sempreché prevedano una tutela maggiore. Inoltre, si legge sempre nel testo della modifica apportata la punto 5 dell’accordo, Regioni e Province autonome «ai fini del contrasto delle patologie afferenti alla dipendenza da gioco d’azzardo, potranno prevedere forme maggiori di tutela per la popolazione».
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonacini, precisa che «l’obiettivo di dimezzare le sale giochi in tre anni è molto importante: ogni Regione ha ora la potestà di scegliere come contrastare l’offerta di gioco e tutelare i propri cittadini». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che definisce «importante» la giornata di ieri «per la lotta alla ludopatia».
In sostanza, il Governo lascia a regioni e comuni la possibilità di regolamentare aperture e distanze ma nel rispetto di due paletti: evitare la scomparsa del gioco legale dall’intero territorio o al contrario una ghettizzazione del fenomeno. In sostanza, gli enti locali e territoriali dovranno consentire «un’equilibrata distribuzione nel territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata».

Il taglio dei punti gioco
Confermato, poi, il taglio in tre anni dei punti gioco destinati a passare dagli attuali 98.600 a circa 50mila secondo uno schema che dovrebbe prevedere: 10mila agenzie o negozi con attività di gioco prevalente; 5mila corner; 3mila fra sale Vlt e Bingo. A questi si aggiungeranno 30/35mila esercizi pubblici con certificazione per la vendita di gioco. Per raggiungere l’intesa il Governo ha anticipato il taglio delle new slot (Awp) dal mercato. Con il decreto attuativo della manovra di primavera, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi, entro il 30 aprile 2018 sarà operativo il taglio del 35% delle macchinette presenti sul mercato: dalle 400mila attuali si scenderà infatti a 265mila. Dei 142mila apparecchi da rottamare circa 125mila lasceranno bar e tabacchi e circa 17mila saranno tolti da alberghi, edicole, ristoranti o stabilimenti balneari.
Ora l’accordo sarà tradotto e recepito in un nuovo decreto che il Governo si è impegnato a presentare entro la fine del mese di ottobre.

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