Personale

Effetto quota 102 sulle pensioni dei docenti: -32% di domande

A settembre 24mila pensionamenti contro i 36mila del 2021: in Veneto e Sardegna il calo maggiore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Chissà se è solo per lo “scalone” di quota 102. Oppure per le penalizzazioni che la vecchia quota 100 portava con sé e che rendono sempre più esigua la platea intenzionata ad avvalersene. O ancora per l’attesa di una riforma delle pensioni all’orizzonte più favorevole. Fatto sta che nel giro di 12 mesi le domande di pensionamento dei prof sono calate quasi di un terzo: sono 24.531 infatti gli insegnanti che usciranno il prossimo 1° settembre. Aggiungendo le circa 50mila cattedre rimaste scoperte dall’inizio dell’anno scorso, e quindi in cerca di proprietario, (su 112mila posti da coprire le assunzioni 2021 ne sono stati riempiti meno di 60mila), saranno più o meno 75mila i docenti da assumere quest’estate (tramite concorsi o con contratto temporaneo).

L’effetto “gradone”

Che la fine di quota 100 e il passaggio a quota 102 creasse un flusso ristretto di pensionamenti anticipati era stato messo in conto dal governo. E la scuola, dove le domande di pensione si presentano quasi un anno prima dell’uscita effettiva (il settembre successivo), sembra dimostrarlo. Nel 2021 le uscite di insegnanti sono state 36.312. Nel 2022 saranno quasi 12mila in meno (-11.781 per la precisione). Le regioni dove ci saranno, in percentuale, meno uscite rispetto a 12 mesi fa sono Veneto (-40%), Sardegna (-39%) e Marche (-38%), mentre in valore assoluto primeggiano Lombardia (-1.874), Sicilia (-1.373) e lo stesso Veneto (-1.141).

Secondo gli esperti previdenziali questi numeri scontano almeno tre fattori. Il primo è legato alle modifiche normative. Con quota 102, nei fatti, si esce a 64 anni d’età (e 38 anni di contributi) laddove con quota 100 ne bastavano 62; così facendo si crea un salto temporale che magari fa posticipare la maturazione dei requisiti. Il secondo fattore è legato alle difficoltà economiche, accentuate dalla pandemia, che consigliano stabilità di stipendio nelle famiglie. Se aggiungiamo che le altre forme di flessibilità pensionistica, come ad esempio opzione donna sono piuttosto onerose, ecco probabilmente spiegato perché alcuni abbiano deciso di aspettare la soglia di vecchiaia dei 67 anni o il canale di anzianità dei 42 anni di contribuzione (a prescindere dall’età anagrafica) e prendere così la pensione piena. Un ragionamento che potrebbero aver fatto, ad esempio, molti insegnanti che hanno iniziato a lavorare presto (quando l’abilitazione prescindeva dalla laurea, ad esempio, per diverse classi di concorso di tecnici e professionali). E poi c’è l’effetto “aspettativa”: da settimane il governo, attraverso il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e i sindacati hanno aperto un confronto sulle pensioni, dal quale si attendono possibili novità più vantaggiose rispetto alle regole attuali (e, quindi, nell’attesa si posticipa il ritiro dal lavoro).

La carta concorsi

Una volta definite le uscite (e in attesa della mobilità: quest’anno si posso spostare anche i prof neo assunti) si può cominciare a quantificare le entrate di nuovi prof di ruolo per l’anno prossimo. Più o meno saranno 75mila. Il nodo è come e da quali canali assumerli. Complice la situazione epidemiologica ancora sotto controllo sono partiti entrambi i concorsi ordinari attesi da oltre 3 anni. Ma i primi risultati non sono incoraggianti: come abbiamo raccontato sul Sole 24Ore di Lunedì 7 marzo, gli scritti per la selezione ai posti di infanzia e primaria ha visto appena 31mila promossi su 107mila domande presentate. E il copione sembra lo stesso anche per quella a medie e superiori in corso di svolgimento. In alcune commissioni, la prima prova (un quiz a risposta multipla) sta registrando infatti bocciature fino al 90% dei candidati. Al punto che è partita una serie di disquisizioni teoriche (e politiche) sull’efficacia di un modello di reclutamento a ”crocette” per gli insegnanti che verranno. Ma questa è tutta un’altra partita. E settembre di certo non aspetta.

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