Progettazione

A Castelrotto l’hotel diventa trasparente dopo il restyling contemporaneo firmato Pichler

di Mariagrazia Barletta

Deep renovation, completata in soli quattro mesi, per l'hotel Schgaguler al centro di Castelrotto, in Alto Adige. Il progetto, nato da un concorso ad inviti del 2015, è dello studio Peter Pichler Architecture. La facciata è una sorta di «esocheletro», così la definisce Pichler, una struttura in legno lamellare a strati incrociati (Klh), che ha permesso di velocizzare il cantiere sfruttando i vantaggi della costruzione a secco e della prefabbricazione. La vecchia struttura alberghiera, costruita nel 1986, è stata svuotata, privata delle sue facciate e innalzata di un piano. «Abbiamo lasciato in piedi solo qualche solaio e i setti portanti», racconta il pluripremiato architetto bolzanino formatosi da Zaha Hadid Architects prima di fondare, a Milano, il suo studio con Silvana Ordinas nel 2015. Si parte dallo stile alpino, dai loggiati, dai tetti a falda della trazione, applicando, però, una profonda semplificazione estetica. D'altronde, trasformare a colpi di idee elementi tipici dell'architettura del luogo, è una costante nei lavori di Pichler. «Volevamo portare via il kitsch alpino che spesso si trova negli alberghi e introdurre uno stile più sobrio, facendo della montagna un punto di riferimento», riferisce ancora l'architetto. Il grigio molto chiaro della facciata è, inoltre, un tributo alla roccia dolomitica.

L'albergo come una casa trasparente
L'hotel diventa una casa trasparente per gli ospiti, con vista impressionante sul paesaggio e in particolare sullo Sciliar. La divisione in tre blocchi dell'edificio esistente viene mantenuta, mentre le nuove facciate cambiano completamente i connotati del vecchio albergo. «Volevamo creare un'architettura contemporanea in un contesto di paese, aperta sulla strada, verso la montagna e verso il paese stesso», racconta l'architetto. Così, la trasparenza diventa un elemento caratterizzante e anche di attrazione. Più nel dettaglio, le trasparenze sono incorniciate dall'espressiva facciata portante, i cui elementi sono scolpiti, rastremati e concepiti in base all'orientamento e alle funzioni presenti all'interno. A nord-est, in corrispondenza dei corridoi e degli spazi pubblici, la facciata non necessita di protezioni dal sole, perciò i montanti e i traversi che formano la scultorea struttura sono poco profondi. A sud, invece, la facciata portante diventa profonda per generare delle logge a servizio delle camere. Qui la geometria dell’“esoscheletro”, opportunamente studiata, garantisce il giusto ombreggiamento. Per le parti vetrate è stato utilizzato un triplo vetro. Dunque, comfort ambientale e risparmio energetico sono ovviamene obiettivi imprescindibili. «Trattandosi della ristrutturazione di un albergo non c'era alcun obbligo di certificazione CasaClima, ma il progetto rientrerebbe comunque negli standard CasaClima, anche se non ci era richiesto», continua Pichler.

Un’architettura dalla forte identità
«In questo progetto - aggiunge l'architetto - c'è rispetto del contesto, ma anche la volontà di dare all'architettura una forte identità. Il progetto riflette il modo contemporaneo con cui si può pensare un hotel. Il problema degli alberghi è che ogni cinque anni realizzano una piccola ristrutturazione: aggiungono una sauna, una spa, e così via. C'è una sorta di competizione tra gli alberghi per avere una piscina più grande o un servizio in più. Noi siamo riusciti a far comprendere al nostro cliente che l'importante è l'architettura, non questa competizione. Gli alberghi tendono a migliorare i servizi, a puntare sulla gastronomia, ma dimenticano l'architettura. Negli ultimi dieci-quindici anni, però, gli albergatori hanno capito che con l'architettura è possibile attrarre anche una clientela nuova, interessata al design, all'architettura e non solo alla spa». Gli interni sono volutamente sobri e combinano layout aperti con l'uso di materiali locali, come la pietra, i tessuti e il legno di castagno. L'intento: creare un «ambiente accogliente» e anche «un luogo di ispirazione per le persone che vi entrano», sottolinea Pichler.

I crediti del progetto
Progettista: Peter Pichler Architecture, soci Peter Pichler e Silvana Ordinas
PPA Project Architect: Simona Alu'. PPA design team: Peter Pichler, Simona Alu', Giovanni Paterlini, Daniele Colombati, Cem Ozbasaran, Gianluigi D´Aloisio, Ugo Licciardi
Interni: Peter Pichler Architecture e Martin Schgaguler
Gestione gara: Jens Kellner
Construction management: HGV
Progettazione strutturale: Baucon, Ing. Simon Neulichedl
Progettazione impiantistica e antincendio: Studio Contact
Acustica: Solarraum
Consulenza per l'illuminazione: Lichtstudio Eisenkeil
Foto del paesaggio esposte nell'hotel: Martin Schgaguler
Fotografie: Oskar Dariz, Martin Schgaguler

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