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Concorsi Pa riformati, procedure da chiudere al massimo in sei mesi

Il nuovo Dpr rende strutturali alcune delle novità sperimentate con le norme che hanno accompagnato pandemia e avvio del Pnrr

di Gianni Trovati

Saltato in extremis la scorsa settimana ma solo per ragioni di intenso traffico intorno al tavolo del governo, è stato approvata ieri in via definitiva la riforma dei concorsi pubblici che innova il testo unico del 1994. Il nuovo decreto del Presidente della Repubblica rende strutturali alcune delle novità sperimentate con le norme che hanno accompagnato pandemia e avvio del Pnrr, e aggiunge un nuovo sistema di tutele per la parità di genere e per la partecipazione alle selezioni di donne in gravidanza e persone affette da disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa).

Il cuore del nuovo meccanismo istituzionalizzato dalla riforma è digitale. Perché il portale InPa diventa in modo stabile l’unico canale per la presentazione delle candidature; la registrazione è gratuita, tramite Spid, Carta d’identità elettronica o Carta nazionale dei servizi. Dal punto di vista delle amministrazioni, la pubblicazione del bando sul Portale soddisfa l’obbligo di pubblicità che oggi poggia sulla «Gazzetta Ufficiale».

Tra le novità più rilevanti nella fase di preparazione delle selezioni ci sono i meccanismi chiamati a tutelare la parità di genere. Per ciascuna delle qualifiche messe a concorso il bando deve indicare «la percentuale di rappresentatività dei generi» registrata dall’amministrazione al 31 dicembre dell’anno precedente. E quando il differenziale fra i generi supera il 30%, a parità di punteggio scatta il titolo di preferenza a favore del genere meno rappresentato.

Ma l’obiettivo strategico della riforma è quello di rendere strutturale il taglio dei tempi delle procedure avviato nel 2021, che secondo l’ultimo rapporto del Formez sono passati dai 786 giorni medi dei concorsi chiusi nel 2019 ai 169 giorni di quelli ultimati l’anno scorso. Per questa ragione il Dpr fissa un calendario rigido che chiede di svolgere le prove scritte entro 30 giorni dal termine di presentazione delle domande, gli eventuali orali entro 30 giorni dagli scritti e la valutazione dei titoli nei 30 giorni successivi all’ultima sessione degli orali. Superate queste fasi, le commissioni avranno 15 giorni per elaborare e pubblicare le graduatorie finali del concorso, con il cuore della procedura che dovrà durare quindi al massimo 105 giorni. In ogni caso il concorso non potrà richiedere più di sei mesi. Sempre in nome della rapidità interviene anche un emendamento approvato alla Camera al decreto legge Pa (è il Dl 44/2023, quello dell’emendamento che frena i controlli della Corte dei conti sul Pnrr, ed è stato approvato ieri da Montecitorio con 179 voti a favore e 126 contrari), che fino al 31 dicembre 2026 permette alle amministrazioni di prevedere solo la prova scritta. Un’opzione che verosimilmente sarà sfruttata soprattutto dagli enti territoriali più in difficoltà con il reclutamento e i suoi tempi ordinari.

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