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Toscana, primo via libera alla centrale geotermica

Possibile ricorso contro l'impianto da parte della Soprintendenza archeologia

di Silvia Pieraccini

La Toscana spinge la geotermia, l’energia generata dal calore della terra che rappresenta il “tesoro” regionale nella produzione alternativa alle fonti fossili, ma sulla strada autorizzativa s’imbatte, ancora una volta, nel ’no’ della Soprintendenza. La Giunta regionale nei giorni scorsi ha dato il via libera (esprimendo pronuncia positiva di compatibilità ambientale), con prescrizioni, a una centrale geotermica innovativa della potenza di 10 Mw nella zona industriale di Abbadia San Salvatore, sul versante senese del Monte Amiata, una delle aree di lunga tradizione geotermica accanto a quella pisana di Larderello. A richiedere la concessione è stata la società Sorgenia, che aveva cominciato le attività esplorative dieci anni fa, e che punta così a scalfire il dominio di Enel Green Power (che in Toscana produce 6 miliardi di kilowattora in 34 centrali, pari al 36% della produzione di energia elettrica), al momento unico operatore italiano del settore.

L’innovazione di Sorgenia sta nella tecnologia: la centrale, a ciclo binario, prevede che il fluido geotermico estratto dal sottosuolo ceda il calore a un secondo fluido, che gira in un circuito chiuso producendo energia elettrica. Una volta raffreddato, il fluido geotermico viene reiniettato nel serbatoio di provenienza, insieme con i gas incondensabili portati a una pressione tale da renderli solubili nell’acqua geotermica, senza venire mai a contatto con l’esterno. L’impianto, garantisce Sorgenia, sarà a “zero emissioni”, grazie alla totale reiniezione del fluido geotermico. Per il raffreddamento del ciclo verrà impiegata solo aria e non acqua. «L’impianto riuscirà a produrre, in modo continuativo, 80 milioni di kWh di energia pulita, pari al fabbisogno di oltre 32mila famiglie, evitando l’immissione in atmosfera di 40mila tonnellate annue di CO2», afferma Alberto Bigi, chief innovation & development officer di Sorgenia, sottolineando le «elevatissime performance ambientali».

La centrale richiederà quattro anni di lavori (con 40 addetti alla costruzione) e potrà generare fino a 70 posti di lavoro nell’indotto legato alla filiera del calore. L’incognita ora è rappresentata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, che ha già espresso il dissenso sul progetto durante la conferenza dei servizi, e che ora avrà dieci giorni dalla notifica della delibera regionale (approvata lo scorso 19 aprile) per fare ricorso alla presidenza del Consiglio dei ministri, aprendo un contenzioso che, in assenza di intesa, sarà deciso dal premier. I tempi previsti sono di circa tre-quattro mesi.

«Noi puntiamo a sviluppare un mix di fonti rinnovabili – spiega l’assessore toscano all’Ambiente, Monia Monni – per raggiungere l’autosufficienza sul fronte dell’energia elettrica. La centrale di Sorgenia si trova in mezzo ad altre fabbriche, in una zona industriale: se invece che produrre energia avesse prodotto scarpe, nessuno avrebbe detto nulla». E invece comitati e associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra e Wwf, criticano da tempo il progetto, sventolando rischi per le vicine sorgenti termali e segnalando la vicinanza al Parco della Valdorcia, patrimonio Unesco. Proprio i comitati sono riusciti finora a bloccare l’altra centrale geotermica a ciclo binario autorizzata dalla Regione Toscana sempre a Sorgenia nel 2019: si tratta del progetto di Saragiolo, tra i Comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora, della potenza di 5 Mw e in grado di coprire il fabbisogno di 15mila famiglie. In quel caso il Tar, cui si erano rivolti i comitati e il Comune di Piancastagnaio, non ha annullato l’autorizzazione, ma le associazioni ambientaliste hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato e ora si attende per giugno il verdetto finale. Nel nuovo piano industriale di Sorgenia sono previsti impianti eolici, fotovoltaici, a biometano da biomasse di scarto, in grado di generare più di 600 Mw e oltre 30 milioni di Sm3 di gas verde entro il 2026.

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