Fisco e contabilità

Il successo del Pnrr dipenderà da quanto sarà trasparente

Semplificando l’accesso ai dati verrà migliorata la progettazione anche dei futuri programmi dell’Unione

di Boris Julien-Vauzelle

Italia, come gli altri Paesi membri dell’Ue, sarà obbligata a rendere pubblico l’elenco dei cento maggiori beneficiari del piano Next Generation Eu (Ngeu). Il Parlamento europeo ha votato quest’obbligo martedì 14 febbraio, a seguito di un compromesso raggiunto con i 27 Stati membri. Questa decisione – che permetterà di far conoscere l’identità delle associazioni e delle aziende che ricevono le allocazioni finanziarie più significative – è un passo nella direzione di una maggiore trasparenza, ma rimane lontana dagli standard che i cittadini hanno diritto di aspettarsi dall’Ue.

Il piano di ripresa e di investimento Ngeu, adottato nel 2020 sulla scia della crisi economica e sanitaria, è senza precedenti. Presentato come un’occasione di rinascita per il progetto europeo, sia per la sua portata (oltre 800 miliardi) sia per la solidarietà finanziaria che ha contribuito a creare tra gli Stati membri, rappresenta una grande opportunità per il finanziamento della transizione ecologica e lo sviluppo dell’economia del continente. Con 150 miliardi di euro già versati dalla Commissione, di cui 67 per il Pnrr dell’Italia, la questione dell’utilizzo dei fondi sta diventando sempre più importante.

In vista delle elezioni europee della primavera del prossimo anno, una sfida importante è quella di garantire che i cittadini comprendano le mille sfaccettature di questo piano di ripresa: attraverso nuove infrastrutture, la trasformazione digitale, la transizione ecologica o l’istruzione e la ricerca, il piano Ngeu ha grandi implicazioni per la loro vita quotidiana. La comprensione, la fiducia e il supporto dei cittadini deriveranno da una trasparenza reale e provabile sulla destinazione dei finanziamenti: l’accesso all’elenco dettagliato dei beneficiari dovrebbe consentire di valutare la legittimità e l’efficienza della spesa pubblica.

È inoltre necessario che giornalisti, ricercatori indipendenti, centri di ricerca e università possano condurre analisi economiche, legali e politiche approfondite su questo tema, che possano dimostrare cosa ha funzionato e cosa no. Questo lavoro di ricerca è necessario per migliorare la progettazione dei futuri programmi dell’Ue e può essere condotto solo democratizzando e semplificando l’accesso ai dati, nonostante alcuni di questi possano essere considerati dalle autorità semplici dettagli di attuazione.

La Commissione europea e gli Stati membri sono i principali detentori dei dati sul piano Ngeu, ma non possono e non devono averne il monopolio dell’analisi. Al di là dei diritti di accesso e degli obblighi di pubblicazione, fondamentali sono soprattutto le modalità tecniche di messa a disposizione e diffusione. Sebbene la Commissione abbia compiuto progressi significativi in questa direzione, bisogna lavorare per facilitare l’estrazione e l’analisi dei dati e dei documenti prodotti.

Infine, l’accesso universale alle informazioni solleva anche la questione fondamentale della lingua in cui queste sono diffuse. Nel contesto del piano Ngeu, alcuni documenti sono disponibili solo in inglese, in particolare quelli relativi alle modalità operative dei trasferimenti finanziari tra la Commissione europea e ciascuno degli Stati membri. È essenziale che ogni documento pubblico prodotto dall’Ue, compresi quelli più tecnici, sia disponibile almeno nella lingua del Paese interessato.

Nonostante gli elevati costi necessari, questi standard di trasparenza devono essere considerati come un investimento nella democrazia, soprattutto in termini di partecipazione dei cittadini e di contributo alla qualità del processo decisionale pubblico.

Lungi dall’essere un mero accessorio, la trasparenza è una condizione essenziale per il successo di questo piano di ripresa e, più in generale, di tutte le politiche europee. Per dimostrare l’efficacia di una politica è necessario fornire ai cittadini, ai ricercatori, ai giornalisti e a tutta la società civile gli strumenti per giudicarlo da soli.

A circa un anno dalle prossime elezioni europee, dati aperti e accessibili sono quindi essenziali per rafforzare il legame tra i cittadini e progetto europeo. Per l’Ue e per tutti gli Stati membri, è venuto il tempo di un maggiore impegno in questa direzione.

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