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Il ruolo del Fcde nella procedura di salvaguardia degli equilibri di bilancio

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di Luciano Fazzi (*) - Rubrica a cura di Ancrel

L’equilibrio di bilancio rappresenta il vero “baricentro” della contabilità degli enti locali. A fissarne la portata è l’articolo 193 del Tuel, che impone almeno un monitoraggio l’anno – di norma entro il 31 luglio – per accertare la tenuta della gestione e, se necessario, deliberare misure correttive. Non si tratta di un mero esercizio contabile: il legislatore pretende una valutazione strutturale della capacità dell’ente di far fronte, oggi e in prospettiva, a spese correnti e investimenti preservando la liquidità e la veridicità dei residui.

La delibera di salvaguardia deve certificare cinque equilibri: parte corrente, conto capitale, competenza, cassa e congruità dei residui attivi e passivi. A questi si affianca una ulteriore verifica – spesso trascurata ma decisiva – costituita dall’adeguatezza del fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde). Il Fcde è un fondo rischi che sterilizza l’effetto di entrate incerte sul finanziamento delle spese esigibili, assicurando che gli equilibri di bilancio non si reggano su entrate potenzialmente non riscuotibili.

Per determinare correttamente il fondo, la prima tappa consiste nell’individuare le categorie di entrate che possono generare crediti difficili da riscuotere. Il livello di analisi è rimesso all’autonomia dell’ente: si può restare alle tipologie del piano dei conti oppure scendere per categorie o addirittura per capitoli. Esistono, tuttavia, tre classi di entrate escluse dall’accantonamento:

- i crediti verso altre amministrazioni pubbliche perché l’obbligazione sorge solo dopo l’assunzione dell’impegno da parte dell’ente erogante

- i crediti assistiti da fideiussione, in quanto garantiti;

- i tributi accertati per cassa, che per definizione non generano residui attivi.

Le motivazioni di ogni esclusione devono essere illustrate nella nota integrativa, a garanzia della trasparenza.

Una volta definito il perimetro, si calcola la percentuale di riscossione media del quinquennio precedente. Il principio contabile applicato 4/2 ammette diverse tecniche: la media semplice dei rapporti annui incassi/accertamenti; il rapporto fra la somma degli incassi e la somma degli accertamenti; oppure il metodo ponderato, che attribuisce un diverso peso ai vari esercizi considerati. Qualora l’ente includa gli incassi in conto residui dell’anno successivo, il quinquennio va “traslato” indietro di un esercizio per evitare duplicazioni.

Il risultato del calcolo fornisce la quota di crediti presumibilmente non esigibili: tale aliquota si applica, in fase di bilancio di previsione, al valore dello stanziamento dell’entrata considerata di dubbia e difficile esazione.

Ne deriva lo stanziamento iniziale del Fcde. Ma il fondo non è immobile: deve accompagnare l’andamento della gestione. Il principio 4/2, esempio n. 5, stabilisce che, almeno in sede di salvaguardia, l’ente aggiorni il fondo; con riferimento al medesimo livello di analisi che è stato seguito in occasione della predisposizione del bilancio di previsione, l’ente deve adeguare il fondo in base allo stato di attuazione degli accertamenti e degli stanziamenti, applicando la medesima percentuale prevista in sede di previsione al valore più elevato tra lo stanziamento e l’accertamento, questo a condizione che, nel frattempo, non sia variata la percentuale di riscossione. La percentuale può essere eventualmente ridotta con apposita variazione di bilancio di competenza consiliare.

Terminato l’esercizio, l’approvazione del rendiconto apre un’ulteriore finestra di flessibilità: l’ente può utilizzare la quota “svincolata” di Fcde. Tale quota è riconducibile alla riduzione del Fcde accantonato nel risultato di amministrazione rispetto alla consistenza del fondo stanziato nel rendiconto precedente. Il differenziale che ne deriva (ossia la parte di Fcde che non risulta più necessaria in base all’aggiornamento dei dati di riscossione) è evidenziato con segno negativo nella colonna d) dell’allegato A1 dell’elenco analitico delle risorse accantonate nel risultato di amministrazione.

Questa componente può essere destinata a copertura dell’Fcde del bilancio in corso di gestione, liberando corrispondenti risorse di parte corrente. È tuttavia essenziale operare una corretta distinzione tra le risorse effettivamente svincolabili, derivanti da un miglioramento della capacità di riscossione delle entrate, e le riduzioni dell’accantonamento al Fcde conseguenti alla cancellazione dei residui attivi non più esigibili.

Le prime, cioè le somme recuperate attraverso l’attività ordinaria di riscossione, generano un avanzo libero utilizzabile secondo le modalità previste dalla normativa contabile.

Le seconde, invece, determinando una riduzione del risultato di amministrazione disponibile, non producendo avanzo libero e quindi non generando nuove risorse spendibili.

Si precisa che le eventuali risorse ’svincolate’ a seguito della rideterminazione del fondo crediti di dubbia esigibilità non possono in alcun modo derivare dal miglioramento della riscossione di entrate vincolate. In questi casi, infatti, le somme incassate devono obbligatoriamente essere destinate alle specifiche finalità per le quali sono state originariamente acquisite, non potendo dunque generare avanzo di amministrazione libero. Ne consegue che lo ’svincolo’ può riguardare esclusivamente la quota di Fcde riferita a entrate non vincolate.

La gestione dinamica prosegue fino alla chiusura dell’anno. Entro il 30 novembre, l’ultima variazione di bilancio (articolo 175, comma 3 del Tuel) offre l’occasione per un ulteriore check. Il responsabile finanziario confronta nuovamente accertamenti e incassi al 30/11 con lo stanziamento originario; calcola il rapporto di riscossione aggiornato e il relativo complemento a cento; lo raffronta con la percentuale Fcde in vigore (originaria o modificata in sede di salvaguardia). Se il nuovo complemento è più basso, l’ente può proporre una riduzione dell’accantonamento, liberando risorse per coprire spese urgenti di fine esercizio o per rafforzare altri equilibri.

Il monitoraggio tempestivo degli scostamenti fra incassi e stanziamenti riveste un duplice valore: evita accantonamenti eccessivi che congelano risorse e, allo stesso tempo, previene la sottostima del rischio di inesigibilità che potrebbe tradursi in disavanzo di amministrazione. Riscossione e Fcde sono, dunque, le due facce di una stessa medaglia: tanto più l’ente investe in strategie di miglioramento degli incassi di competenza e di recupero crediti, tanto maggiore sarà la sua capacità di ridurre, in modo fisiologico, l’accantonamento.

Il Tuel e i principi contabili forniscono gli strumenti; è necessario, pertanto, fissare obiettivi realistici di riscossione, aggiornare tempestivamente il fondo, differenziare le strategie di recupero in base alla tipologia di credito, documentare analiticamente ogni scelta. Così facendo, l’ente non solo rispetta le disposizioni previste dalla legge e dai principi contabili, ma rafforza la propria autonomia finanziaria, garantendo la sostenibilità dei servizi e la realizzazione degli investimenti su cui si misurano i risultati di una amministrazione locale.

(*) Vicepresidente Ancrel

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