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A Nord Est le città più verdi, manca lo sprint post pandemia

Sul podio Bolzano, Trento e Belluno, nella top 10 anche Treviso e Pordenone. Più rifiuti prodotti e troppe auto, differenziata oltre il 60%

di Giacomo Bagnasco

È il profondo Nord-Est il protagonista dell’edizione 29 di Ecosistema urbano. L’indagine - condotta in tandem da Legambiente e Ambiente Italia sulle performance “verdi” dei capoluoghi di provincia - vede l’affermazione di Bolzano, che scala cinque posizioni e rimpiazza in testa Trento, questa volta seconda. Al terzo posto un’altra provincia alpina, Belluno, che era ottava, mentre si mantengono nelle prime dieci sia Treviso (sesta) che Pordenone (settima).

Le città ai vertici

Nel caso di quest’ultima si può ipotizzare che un aiuto sia venuto dalla collocazione in una Regione a statuto speciale, così come lo status di Province autonome attribuito a Bolzano e Trento ha portato indubbi benefìci ai rispettivi capoluoghi. Ma non è non è questo l’unico fattore a determinare prestazioni di alto livello, peraltro riscontrabili anche in altre parti d’Italia. Lo dimostrano, oltre alle due venete già citate, le altre componenti della top ten: le due emiliano-romagnole (Reggio Emilia, quarta, e Forlì, ottava), la ligure La Spezia (nona, che con Forlì costituisce la coppia di new entry tra le prime 10) e la lombarda Mantova (scesa dalla terza alla decima posizione).

Ancora più rilevante è la conferma ai vertici della capofila del Sud (Cosenza), che si limita a slittare dal quarto al quinto posto, sempre con diversi exploit nei 18 parametri presi in considerazione.

Avanti piano

Rispetto a un punteggio del 100% teoricamente conseguibile con performance eccellenti, la capofila Bolzano si afferma con il 79 per cento, inferiore al quasi 85% ottenuto da Trento lo scorso anno. Peraltro, la media tra i 105 capoluoghi si alza leggermente, da 53,05 a 53,41 per cento.

Posto che i dati dell’edizione precedente si riferivano in grande maggioranza al 2020, l’anno più segnato dalla pandemia, mentre ora si analizzano in prevalenza i dati del 2021, ci si poteva probabilmente attendere uno scostamento maggiore e di conseguenza un miglioramento un po’ più marcato. In realtà qualche progresso c’è e - vista la grave crisi energetica che stiamo attraversando - rappresenta innanzitutto un piccolo segnale il netto aumento di solare termico e fotovoltaico sugli edifici pubblici, salito come media nazionale a 5,41 kW ogni mille abitanti (da 4,77), con Padova che si conferma in testa. Ma per il resto, dopo avere segnalato un modesto miglioramento della qualità dell’aria, non si modificano le tendenze generali.

A fare qualche passo avanti sono i parametri che già godevano di un “abbrivio” favorevole. Su tutti, la raccolta differenziata dei rifiuti: il dato medio nazionale progredisce di due punti percentuali e si porta oltre il 60% (esattamente al 61,5, con Treviso capolista all’87,6%). In compenso, però, aumenta la produzione media annua, che si attesta a 526 chilogrammi di immondizia per abitante, contro i 514 dell’anno precedente.

Salgono i “metri equivalenti” di percorsi a disposizione dei ciclisti (sfiorando su scala generale quota 10 ogni 100 abitanti, e qui Reggio Emilia si conferma regina) e aumenta pure il conto degli alberi, che vede sempre Cuneo in testa. Ma il trasporto pubblico non riesce sostanzialmente a riprendersi, dopo il tracollo legato ai lockdown del 2020, e si mantengono praticamente inalterate voci critiche come quelle dell’alto tasso di automobili circolanti e della dispersione della rete idrica.

Sicilia in difficoltà

Anche in coda alla classifica generale le novità sono limitate. Dalle ultime dieci escono Brindisi e Ragusa, rimpiazzate da Salerno e Crotone. La Sicilia rimane la regione con più problemi, a partire dalle due città più grandi - Palermo e Catania - che finiscono penultima e ultima, scambiandosi le posizioni. Ma anche il Nord (con Alessandria, addirittura terzultima) e il Centro (con Massa e Latina) hanno le loro rappresentanti in crisi costante.

Al contrario, c’è anche un Meridione che spicca: onore a Cosenza, che deve la quinta posizione all’assenza di piazzamenti fortemente deficitari e a una serie di presenze nelle prime dieci, con una citazione particolare per il tris isole pedonali-piste ciclabili-alberi.

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