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Governance Poll 2021: Zaia superstar, scatto di Bonaccini

Presidenti di Regione. Il consenso del leader veneto cresce in un anno al 74%, Il governatore dell'Emilia Romagna scalza dal secondo posto Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), mentre De Luca (Campania) si insedia ex aequo al terzo. Zingaretti (Lazio) recupera 11 punti

di Gianni Trovati

Come tutte le indagini demoscopiche che provano a misurare il gradimento dei presidenti di Regione, anche il Governance Poll incontra da qualche anno un problema che ne riduce la suspence: vince sempre Zaia.

Ma dietro al presidente leghista che guida il Veneto da 11 anni, e anche in questa edizione della rilevazione annuale realizzata da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore rafforza ulteriormente il proprio tradizionale primato in classifica, qualcosa si muove. E rompe il monocolore di centrodestra che lo scorso anno dominava ai piani alti della classifica. Sul secondo scalino si piazza il presidente emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini (Pd), che intensifica la corsa avviata nel 2020 e scalza il suo successore alla guida della conferenza dei presidenti Massimiliano Fedriga (Lega, Fvg), sceso al terzo posto in coabitazione Vincenzo De Luca(Campania). Subito dietro balza il campano Vincenzo De Luca, anche lui del Pd, seguito dai due presidenti di centrodestra del Nord-Ovest Giovanni Toti (Liguria) e Alberto Cirio (Piemonte).

Tra chi viaggia in direzione contraria va segnalato il caso di Donatella Tesei, che nel 2019 ha fatto sventolare per la prima volta la bandiera del centrodestra sul pennone della Regione Umbria, ma ha poi visto svanire in fretta l’effetto lunga di miele: rispetto all’anno scorso perde undici punti, abbandona le posizioni di testa e si accomoda a metà classifica. In via di erosione anche il consenso dei suoi colleghi in Abruzzo e in Sardegna, Marco Marsilio e Cristiano Solinas, mentre nel Lazio l’ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, grazie a un salto di undici punti in un anno, lascia la casella di coda al lucano Vito Bardi (anche lui primo presidente di centrodestra nella storia della sua regione).

Dalla prima ondatadel virus...

Le novità insomma sono molte. Perché profondi sono i cambiamenti vissuti dal Paese negli ultimi dodici mesi. La classifica pubblicata sul Sole 24 Ore del 6 luglio 2020 era figlia dello shock portato dalla prima (e unica, si pensava allora) ondata della pandemia, che aveva disegnato scenari molto diversificati da Regione a Regione e aveva portato in prima linea i presidenti. In una geografia del contagio orientata decisamente a Nord, sul piano della politica territoriale la gestione dell’emergenza sanitaria aveva costruito fin dalle prime settimane il confronto lombardo-veneto interno alla Lega, che aveva premiato il protagonismo di Luca Zaia e travolto la giunta lombarda guidata da Attilio Fontana.

Più in generale, era stato alto il prezzo politico pagato da chi aveva fatto mostra di non accorgersi subito della gravità epocale del virus arrivato dalla Cina. Particolarmente salato, da questo punto di vista, si era rivelato il conto dell’aperitivo milanese di Zingaretti che, da quella serata sui Navigli ideata nel (vano) tentativo di dimostrare che #Milanononsiferma, aveva portato a casa un drastico crollo dei consensi oltre alla malattia che l’ha colpito in modo fortunatamente non grave.

...alle campagne di vaccinazione

La graduatoria di oggi sembra invece nascere dai vaccini. Anche le campagne di immunizzazione hanno viaggiato a ritmi divaricati da Regione a Regione, in un quadro che però non ha riprodotto in modo fedele la dinamica del 2020. Si spiega così prima di tutto proprio l’altalena del consenso a Zingaretti, che deve ringraziare il suo assessore alla Sanità e compagno di partito Alessio D’Amato per l’indiscutibile primato laziale che ha portato i cittadini della Regione ad avere a disposizione i vaccini prima dei loro coetanei degli altri territori e, unici in Italia, a poter scegliere quale prodotto farsi inoculare; una mossa rivelatasi vincente anche per il caos decisionale alimentato a più riprese dalle autorità nazionali intorno ad Astrazeneca.

Anche in Lombardia, dopo pesanti inciampi iniziali, la campagna vaccinale ha preso il largo in modo efficace (oggi la Regione è appena dietro al Lazio in termini di dosi somministrate rispetto alla popolazione). E, oltre alla salute pubblica, ha aiutato anche il gradimento di Attilio Fontana, che guadagna 2,7 punti e si riavvicina ai livelli di consenso che nel 2018 l’avevano portato a succedere a Palazzo Lombardia al suo collega di partito, e concittadino varesino, Roberto Maroni.

Il protagonismo paga

Come in tutti i momenti di crisi collettiva, poi, i cittadini mostrano di apprezzare un certo protagonismo che i governanti possono giocare anche sul piano della comunicazione. Lo dimostrano le ottime performance del pugliese Michele Emiliano (+6 punti rispetto al 2020), del ligure Giovanni Toti (+8) e, soprattutto, del campano Vincenzo De Luca, che in un anno ha guadagnato il 13% di gradimento realizzando l’accelerata più intensa di questa edizione del Governance Poll. L’amore per l’oratoria diretta che scandisce gli interventi di De Luca - e non rinuncia ad attacchi pesanti ai governi nazionali e a qualche minaccia (per amor di retorica, ovviamente) a chi non rispetta le regole - può non piacere a tutti e alimentare ironie sui social. Ma evidentemente paga.

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