Fisco e contabilità

Dalla politica di coesione Ue 40 miliardi per caro energia

Modifica al regolamento 2014-2020 per rendere flessibile la spesa residua

di Giuseppe Chiellino

Un aiuto immediato contro il caro-energia arriverà dai fondi strutturali europei 2014-2020 non ancora spesi o non impegnati in modo vincolante. L’importo utilizzabile può arrivare a circa 40 miliardi per l’intera Ue, fino a 4 miliardi per l’Italia. Le risorse potranno coprire retroattivamente le spese effettuate dai governi per aiutare famiglie vulnerabili e piccole e medie imprese a partire dal 1° febbraio 2022. Rispetto all’ipotesi iniziale, la direzione Politiche regionali e la commissaria Elisa Ferreira sono riuscite a imporre il limite del 10% del totale delle risorse totali assegnate ad ogni Stato membro. Senza questo limite, la possibilità di dirottare risorse sull’emergenza energia sarebbe stata molto più ampia, in particolare per Paesi come l’Italia con molte risorse e relativamente in ritardo con la spesa.

Il provvedimento, chiesto dai ministri dei 27 nell’ultima riunione Ecofin (si veda il Sole 24 Ore del 5 ottobre), fa parte del pacchetto che la Commissione europea approverà oggi, in vista del Consiglio di giovedì e venerdì prossimi e si aggiunge alle altre decisioni di emergenza per ridurre il prezzo del gas, tagliare i consumi, aumentare la solidarietà tra gli Stati membri.

Tecnicamente, la nuova e ampia flessibilità sui fondi strutturali 14-20 sarà introdotta attraverso un nuovo articolo (25b) del relativo regolamento. I tre fondi della politica di coesione (Fesr, Fse e Fondo di coesione Ue), si legge nella proposta della Commissione, potranno essere utilizzati con la massima flessibilità per finanziare il capitale circolante delle imprese o per aiutare le famiglie bisognose, anche attraverso finanziamenti incrociati e risorse ReactEu. Per esempio, il Fesr e il Fondo di coesione potranno finanziare il lavoro a orario ridotto e regimi equivalenti, di norma finanziabili solo dal Fondo sociale.

Come era già accaduto nel 2020 per l’emergenza Covid con il programma ReactEu, viene superato anche il vincolo territoriale, legato alle tre categorie di regioni: meno sviluppate, in transizione e più sviluppate. In pratica, i fondi non ancora spesi in regioni meno sviluppate come Sicilia o Calabria potrebbero essere destinati ad aiutare Pmi e famiglie vulnerabili delle regioni del Nord. In ogni caso, la decisione spetterà a ciascun governo e alle regioni, ma difficilmente ciò potrà avvenire senza prevedere compensazioni nazionali.

La decisione è frutto di un aspro confronto in Commissione e ha fatto riemergere uno scontro molto più profondo e in qualche modo ideologico tra i difensori della politica di coesione come leva di cambiamento strutturale che agisce sui territori più periferici, e chi invece, evidenziando le difficoltà e i limiti veri o presunti di questa politica, guarda a nuovi strumenti a gestione centralizzata delle risorse, primo fra tutti il Pnrr. Il compromesso di attingere ai fondi strutturali ma con un limite rappresenta, per ora, un sostanziale pareggio.

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