Urbanistica

Fotovoltaico: illegittimo lo stop della Soprintendenza se non c'è impatto su beni tutelati e paesaggio

Palazzo Spada annulla il parere negativo del ministero della Cultura in due impianti nel Lazio per 235 MW

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di Massimo Frontera

Il ministero della Cultura - per tramite della territoriale Soprintendenza - non può «opporsi ad iniziative private (espressione del diritto, costituzionalmente presidiato, di libera iniziativa economica, oltretutto in un settore oggetto di favor normativo)». Così il Consiglio di Stato che in due pronunce gemelle, pubblicate il 28 marzo scorso (n.2242 e n.2243), ha accolto l'appello di due società che avevano proposto la realizzazione di due impianti fotovoltaici posizionati a terra in aree del territori dei comuni laziali di Montalto di Castro e Tuscania. Impianti che - in base a quanto riscotruiscono le due pronunce - avevano ricevuto l'ok da parte di quasi tutte le amministrazioni interessate già nel 2019, ma con l'eccezione della Soprintendenza, la cui opposizione ha determinato l'avvio del contenzioso.

Le motivazioni del consiglio di Stato
Accogliendo l'appello, i giudici della Quarta Sezione del Consiglio di Stato, sanciscono l'illegittimità del ministero della Cultura («e, a valle, del Consiglio dei Ministri nel conseguente esercizio di un potere di alta amministrazione») di opporsi a iniziative private quando si realizzano alcune circostanze, di seguito specificate, che caratterizzano anche il caso esaminato. La prima circostanza è che l'area non è sottoposta a vincolo: gli impianti, infatti, si legge nella sentenza, «non insistono direttamente, tenuto conto delle prescrizioni con cui è stato approvato il progetto (cfr., in particolare, il parere della Regione del 30 novembre 2018, nonché il verbale della conferenza di servizi del 5 febbraio 2019), su aree di cui l'Amministrazione abbia positivamente dimostrato la sottoposizione a vincolo paesaggistico, archeologico, idraulico o boschivo, né la pendenza di un procedimento teso alla prospettica apposizione di un vincolo siffatto (si vedano, a contrario, Cons. Stato, Sez. IV, 8 febbraio 2021, n. 1156, e Cons. Stato, Sez. IV, 25 febbraio 2020, n. 1399, entrambe relative a vicende in cui l'opera, viceversa, insisteva in aree interessate da vincolo paesaggistico)». Inoltre le iniziative proposte, non risultano compromettere le aree circostanti, in quanto «non risultano ledere concretamente beni paesaggistici contermini (per quanto risulta agli atti, il fosso Arroncino verrebbe sotto-scavato, sì che non vi sarebbe in situ alcuna opera visibile, né alcuna alterazione dell'alveo)». Infine, gli impianti «non constano interferire con emergenze archeologiche positivamente accertate e poste ad una distanza dall'impianto giuridicamente rilevante (cfr. art. 14.9 del d.m. 10 settembre 2010)».

In conclusione
I giudici Palazzo Spada concludono affermando che il ministero «quale "Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale e dei beni culturali" (cfr. art. 14-quinquies, l. n. 241 del 1990), può legittimamente svolgere l'opposizione avanti il Consiglio dei Ministri soltanto allorché decisioni di altre Amministrazioni siano ritenute direttamente lesive di beni già dichiarati, nelle forme di legge, di interesse ambientale, paesaggistico o culturale e, per tale ragione, sottoposti a forme, più o meno incisive, di protezione (ovvero, altrimenti detto, ad un regime giuridico speciale), con contestuale riduzione (che può spingersi sino alla radicale nullificazione) delle facoltà di iniziativa privata. Un'opposta conclusione, ritiene il Collegio, priverebbe l'azione amministrativa di un riferimento oggettivo e giuridicamente vincolante».

Soddisfatti i promotori
In un comunicato le imprese proponenti esprimono soddisfazione per la decisione dei giudici. «Dopo tre anni di continue opposizioni e ricorsi da parte delle istituzioni e, tutte vinte dalle imprese - si legge in una nota - l'Associazione Gis-Gruppo Impianti Solari, è lieta di accogliere le sentenze definitive emesse nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato su 235MW di fotovoltaico in Provincia di Viterbo: i due importanti impianti si faranno. Si tratta di un impianto da 150 MW a Tuscania e uno da 85 MW a Montalto di Castro». «Troppo si è dovuto aspettare per avere il via libera finale - aggiungono le imprese - : un calvario di oltre tre anni e per cosa? Per ottenere quello che già in principio gli impianti avevano ricevuto: l'autorizzazione». Le imprese ricordano che gli impianti avevano anche superato la Via e che erano collocati in terreni privati, «invisibili da punti di visuale pubblica, fuori da zone vincolate, d'interesse turistico o a rischio archeologico».

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