Personale

Tirocini, competenze e laboratori per i nuovi dirigenti pubblici

Mattarella e Meloni alla presentazione della «prima generazione dei dirigenti Pnrr»

di Manuela Perrone

Non solo diritto. Cambia pelle la formazione dei dirigenti pubblici: tavole rotonde, conferenze, un «development center» per l’osservazione delle competenze comportamentali, videolezioni, didattica e laboratori sui temi chiave del Pnrr, dalla transizione ecologica alla trasformazione digitale, fino a tirocini di sei mesi non solo nelle amministrazioni dello Stato, ma anche nelle organizzazioni europee e internazionali e nelle grandi imprese. Parte oggi il percorso di dieci mesi per formare i 150 allievi dell’ottavo corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione, che il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, ha proposto di intitolare a Franco Frattini, appena scomparso: «Fu uno dei promotori del corso-concorso».

La futura «prima generazione di dirigenti Pnrr», come l’ha presentata la presidente della Sna, Paola Severino (si veda Nt+ Enti locali & edilizia del 18 gennaio), è stata accolta ieri a Montecitorio, nell’aula dei gruppi parlamentari, con una conferenza inaugurale d’eccezione, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e della premier Giorgia Meloni, che hanno assistito assieme al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, al vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, e alla presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, alla applauditissima lectio magistralis del presidente emerito della Consulta, Giuliano Amato. Un excursus nella Pubblica amministrazione di ieri e di oggi, tra vizi e virtù, pregiudizi da sfatare e rischi da scongiurare.

La scommessa giocata attraverso la Sna è ambiziosa («La qualità della democrazia dipende in modo rilevante dal livello di preparazione dei suoi dirigenti», ha osservato Fontana), e la partecipazione di Mattarella e Meloni ne conferma la valenza strategica per modernizzare la macchina amministrativa. «Dobbiamo puntare sulle persone e sulle loro capacità per avere un’amministrazione più efficiente, resiliente e moderna, che sappia far fronte alle esigenze sempre più mutevoli del contesto internazionale, economico e sociale», ha sottolineato Severino, che poi si è rivolta ai corsisti: «Attendiamo da voi impegno, partecipazione, entusiasmo e innovazione, ma innanzitutto orgoglio: di far parte della dirigenza dello Stato italiano e di impegnarvi al massimo per servire il nostro Paese, i suoi cittadini, le sue imprese». La photo opportunity della presidente Sna con Zangrillo e con il suo predecessore a Palazzo Vidoni, Renato Brunetta, suggella l’assenza di cesure nella volontà di rilanciare la Scuola e spostare l’accento nell’alta formazione dalle conoscenze alle competenze, dal sapere al “saper fare” e alle soft skills. Indispensabili, in un quadro di informazioni che viaggiano sempre più veloci e di conoscenze che diventano presto obsolete, ha evidenziato Zangrillo, per «governare questi repentini cambiamenti». Anche e soprattutto guidando le persone. Puntare sul capitale umano per «generare valore pubblico» ha un altro vantaggio: consente alla Pa di «ritrovare attrattività, soprattutto verso le nuove generazioni».

Per le tavole rotonde e le conferenze la Sna ha reclutato figure di prim’ordine dal mondo pubblico e privato, da Elisabetta Belloni (numero uno del Dis) a Francesco Starace, top manager di Enel, dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia a Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern. Le novità metodologiche rappresentano un test importante, visto che il bando per il nono concorso Sna, che scade a fine mese, prevede una rivoluzione sin dalle prove: accanto a quelle tradizionali, debutteranno prove situazionali e colloqui motivazionali.

È stato Amato a mettere in guardia dal «fantasma» che vede aleggiare: quello di concentrare l’attenzione sulla digitalizzazione, che è «la tecnica futura di catalogazione dei dati», ma non contiene in sé le chiavi per la lettura e l’interpretazione di quei dati, che possono dipendere soltanto «dalla cultura professionale e dall’esperienza dei funzionari». Amato ha voluto anche rammentare il vero “baco” della Pa italiana: l’assenza della continuità amministrativa: «Le riforme non basta farle. Occorre, dopo, viverle e farle vivere». Eccola, la sfida nella sfida. Anche per il successo del Pnrr.

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