Fisco e contabilità

Pnrr, difficoltà per il 22% delle misure (118 su 527)

Testo finale arrivato alle Camere. Problemi maggiori per dissesto idrogeologico e idrico. Ostacoli per Tav, biometano e 5G

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Dopo otto giorni di attesa, è arrivata ieri in Parlamento la versione finale della Relazione semestrale sul Pnrr (Sezione I e II), la prima dell’era Meloni, arricchita dalle 437 pagine della seconda sezione in cui vengono passati in rassegna gli stati di attuazione di ogni misura, ministero per ministero. Rispetto alle prime versioni del testo, le modifiche riguardano i dettagli del censimento sugli interventi in difficoltà, mentre sul piano politico va segnalato il cambio di rotta piuttosto netto nel paragrafo destinato ai Comuni in cui adesso viene riconosciuto l’«intenso impegno» dei sindaci e il loro «contributo significativo ai risultati finora raggiunti», come anticipato su Nt+ Enti locali & edilizia di ieri.

Nella radiografia definitiva, le misure che presentano almeno un elemento di debolezza si attestano a 118, cioè il 22% del totale di 527 obiettivi del Piano tra milestone e target da centrare entro giugno 2026. Gli ostacoli che secondo il Governo ingombrano la strada verso la realizzazione del programma sono di varia natura e sono riconducibili a due famiglie; quella delle «circostanze oggettive», che comprendono inflazione, carenza di materiali, squilibri tra domanda e offerta e impreparazione del tessuto produttivo, e quella burocratica, che spazia dalle difficoltà normative, amministrative e gestionali ai veri e propri errori nella gestione e nella rendicontazione.

I due filoni più in difficoltà, caratterizzati da tutti gli elementi di debolezza indicati nella Relazione, si confermano gli investimenti contro alluvioni e dissesto idrogeologico e quelli in fognatura e depurazione, ma tra gli interventi molto in affanno le tabelle governative elencano anche l’Alta velocità ferroviaria Brescia-Padova, i nuovi impianti eolici e fotovoltaici galleggianti, lo sviluppo del biometano, il 5G, i partenariati per la ricerca e l’innovazione “Horizon Europe” e, come noto, il piano di sviluppo di Cinecittà.

Due elementi di debolezza su quattro caratterizzano invece l’idrogeno per il trasporto stradale (il target del 30 giugno che prevedeva la realizzazione di 40 stazioni di rifornimento è fermo a 35), lo sviluppo di metropolitane, tram e autobus, le ferrovie regionali, le connessioni diagonali ossia l’Alta capacità ferroviaria dall’Adriatico al Tirreno, l’elettrificazione delle ferrovie del Sud, i piani per la qualità dell’abitare nelle città e i nuovi impianti di gestione dei rifiuti.

Gli inciampi, come si vede, riguardano a tutto campo i progetti più caratterizzanti e attesi del Pnrr. A riprova della complessità dell’opera di rimodulazione in cui è impegnato il ministro Raffaele Fitto, che ieri ha avuto bilaterali con il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il collega dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Stamattina toccherà a Marina Calderone (Lavoro). Gli incontri proseguiranno serrati per definire le proposte di revisione in tempo utile per la visita a Roma dei tecnici della Commissione, in programma la prossima settimana. Nelle intenzioni dell’Esecutivo, sarà quello l’avvio ufficiale del negoziato sul nuovo Pnrr italiano.

Uno degli snodi politicamente più delicati della revisione è quello della «frammentazione» in microinterventi che per il Governo continua a rappresentare un problema. Sul punto i sindaci tornano alla carica con il nuovo censimento dell’Ifel, secondo cui solo nel mese di aprile le gare bandite per il comparto sono aumentate del 18% (da 35.033 a 41.280). Inoltre, sottolinea il presidente dell’Ifel Alessandro Canelli, gli interventi più piccoli sono anche i più veloci: «Le opere tra 200mila e 500mila euro registrano un tempo medio di realizzazione di 1,7 anni, esattamente la metà dei tre anni e mezzo richiesti in media dalle opere tra 2 e 5 milioni».

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