Urbanistica

Edilizia giudiziaria al palo, su 769 milioni di euro stanziati spesi solo 3mila euro

Il bilancio al 31 maggio 2021 nella relazione inviata al Senato: città giudiziarie ferme per burocrazia e Covid

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di Massimo Frontera

Se l'attuazione del Pnrr dovesse avere lo stesso ritmo della spesa per l'edilizia giudiziaria, il governo avrebbe di che preoccuparsi. La relazione del ministero della Giustizia aggiornata al maggio 2021, appena trasmessa al Senato, scatta una fotografia alquanto deprimente della (in)capacità di realizzare interventi già individuati e finanziati profumatamente con varie tranche negli ultimi anni a valere sugli stanziamenti del maxi-fondo della presidenza del Consiglio. Si tratta - va detto - di risorse spalmate sull'arco di molti anni, con orizzonte finale spesso lontano (2030 o 2032). Tuttavia, leggendo la relazione, l'incapacità ad avviare il "tiraggio" delle risorse è iniziato subito; e non sembra affatto risolto.

«Questa amministrazione - si giustifica il ministero guidato da Marta Cartabia - non essendo competente nella realizzazione di opere di edilizia giudiziaria, ha necessità di rivolgersi a partner esterni (Agenzia del Demanio, Provveditorati OO.PP., Comuni) in grado di portare avanti i diversi progetti, con conseguente aggravio delle procedure sottostanti». Come a dire: se potessimo fare da soli faremmo prima. Poi ci si è messa anche l'ordinaria burocrazia e, infine, la pandemia, che ha determinato lo slittamento dei fondi. «Inoltre - si legge infatti nella relazione - la ritardata sottoscrizione, per alcune opere, delle modalità attuative dei Protocolli di Intesa e/o convenzioni, nonché, per altre, la ritardata aggiudicazione delle relative gare, in connessione prevalentemente alla sopraggiunta emergenza epidemiologica da Covid 19, hanno comportato uno slittamento dell'esigibilità prevista delle obbligazioni da assumere rendendo necessaria la disponibilità degli stanziamenti su indicati negli esercizi finanziari a partire dal 2022».

A tante "difficoltà" corrispondono pochi risultati. Pochissimi risultati, in realtà. Di fatto, su quattro capitoli di bilancio, solo il primo - quello di 80,5 milioni assegnato nel 2017 - è stato appena "scalfito", con un impegno di 823.835 euro (per lavori alla caserma Manara di Roma e alla procura di Repubblica di Latina) e con soli 3mila euro di soldi effettivamente erogati. Si tratta appunto di fondi resi operativi nel luglio 2017 con Dpcm ma stanziati dalla legge di bilancio 2017 (dunque dicembre 2016) sul periodo 2017-2023. Per tutti gli altri fondi stanziati con la successive leggi di bilancio 2018, 2019 e 2020, e assegnati con successivi Dpcm e su orizzonti pluriennali più lunghi, il ritornello è lo stesso: risorse impegnate zero, risorse erogate zero.

Conclusione, si tratta appunto di quasi 769 milioni (esattamente 768.904.660 euro), di cui solo 823.835 euro impegnati e 3mila euro spesi (sarebbe interessante sapere in che cosa esattamente). Più in dettaglio, le risorse ancora "immacolate" sono le seguenti: 264.534.600 euro stanziati con legge di bilancio 2018, 386,819 milioni di euro stanziati nel 2019 e 37.018.968 euro stanziati nel 2020. Quanto agli interventi in sala d'attesa sono 28, alcuni dei quali sui medesimi complessi immobiliari. In cima alla lista c'è la trasformazione dell'ex Staveco di Bologna, destinataria di 105 milioni di euro, seguita dalle caserme Capozzi e Milano di Bari, con oltre 72 milioni e con altri complessi analoghi a Lecce, Foggia e Taranto con 70 milioni di euro ciascuna.

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