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Un’Italia davvero «cashless» solo attraverso la maggiore interazione con la Pa

È un’Italia che procede a due velocità verso la transizione cashless. Questa è l’evidenza che emerge dalle analisi dell’Osservatorio della Community Cashless Society, la piattaforma di confronto di alto livello per la diffusione dei pagamenti elettronici in Italia, lanciata da The European House-Ambrosetti dal 2015. La Community Cashless Society raccoglie oggi alcuni tra i principali attori della filiera dei pagamenti: Consorzio Cbi, Bnl-Bnp Paribas, Diners Club, Ibm, Ingenico, Intesa Sanpaolo, MasterCard, Mercury Payments Services, Nexi, PayPal, Poste Italiane, Reply, Sia, Sisal e Visa.

Se da un lato l’Italia è lontana dai best performer europei (si posiziona 23esima su 28 Paesi nel Cashless Society Index 2018 elaborato dalla Community Cashless Society), dall’altro non si può non considerare il peso che hanno su questo risultato le enormi difformità regionali esistenti all’interno del Paese.

Il divario tra le 20 regioni italiane è dimostrato dal Regional Cashless Society Index (Rcsi), la novità 2018 introdotta dall’Osservatorio della Community Cashless Society. La classifica finale evidenzia il primato della Lombardia (con un punteggio pari a 7,02), seguita da Valle d’Aosta (6,96) e dal Veneto (6,54). In coda alla classifica si posizionano quasi tutte le regioni del Mezzogiorno. In particolare, è la Calabria a chiudere la classifica regionale, con un punteggio di 3,90, quasi la metà di quello lombardo, preceduta dalla Puglia (4,08) e dal Molise (4,27).

Come emerge da un’analisi di maggior dettaglio, le regioni del Sud del Paese si collocano al di sotto della media italiana in tutti i Key performance indicator (Kpi) del Regional Cashless Index relativi alla macro-area dei “Fattori abilitanti”. Questo dimostra la necessità di dotare alcuni territori italiani dell’infrastruttura necessaria per poter diffondere la cashless society.

Nonostante l’Italia abbia fatto importanti passi in avanti sulla copertura del territorio, grazie al piano nazionale di infrastrutturazione della banda larga in corso, alcune aree del Paese sono in ritardo sul suo utilizzo: in media il 68% delle famiglie italiane utilizza la banda larga, percentuale che sale al 72,5% in Lombardia, mentre è di dieci punti percentuali inferiori in Calabria (58,8%). Una capillare copertura del territorio è un pre-requisito per la diffusione di comportamenti pro-cashless.

Un ulteriore punto di attenzione relativamente alla disomogeneità della Cashless Revolution tra le regioni italiane riguarda l’interazione di cittadini e imprese con la Pa. Anche le regioni italiane con tassi di interazione online con la Pa più alti (ad esempio, 35% della popolazione in Valle d’Aosta, 33% in Trentino-Alto Adige, 29% in Lombardia) sono in notevole ritardo rispetto al best performer europeo (la Danimarca, con l’88%). Sul fronte dei pagamenti, l’incremento dei servizi attivi sul sistema pagoPA si propone di colmare questo gap, ma si devono creare le condizioni per una maggiore “adesione attiva”: in Emilia-Romagna la percentuale di Comuni aderenti a PagoPA che non ha ancora attivato alcun servizio è inferiore al 10%, percentuale che supera invece il 66% in Calabria e in Molise.

Ma anche le aree italiane “più cashless” sono ben lontane dai best performer europei. La fotografia che si ottiene riparametrando l’indice regionale includendo la Svezia è impietosa: il punteggio della regione italiana più virtuosa, la Lombardia, è la metà rispetto a quello della Svezia (4,61 vs. 9,12).

Per promuovere la rivoluzione cashless anche in Italia occorre quindi introdurre alcune misure capaci di intervenire sulle principali aree legate alla diffusione dei pagamenti elettronici su larga scala. Tra queste, la diffusione dei pagamenti cashless nella Pa, l’uniformità dei servizi disponibili sul sistema pagoPA sul territorio nazionale, un maggiore sviluppo dell’e-commerce, la diffusione degli strumenti cashless a partire da alcuni settori volàno (come la Gdo) e la sperimentazione di approcci integrati di cashless society a livello territoriale, sull’esempio del progetto-pilota promosso dalla Community in collaborazione con il Comune di Firenze, oggi la città benchmark di riferimento in Italia per le politiche cashless in rapporto a cittadini, turisti, aziende.

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