Appalti

L'Anac smaschera il ricorso agli affidamenti urgenti per evitare le gare di manutenzione ordinaria

Il caso di Capri: in tre anni 157 affidamenti diretti, 21 trattative private e solo 3 procedure aperte. Traditi i principi di concorrenza, trasparenza ed economicità

di Massimo Frontera

L'eccessiva disinvoltura nel ricorso alla procedura di affidamento per somma urgenza da parte del comune di Capri è stato stigmatizzato dall'Anac nel provvedimento pubblicato il 28 marzo e svolto dall'Anac nella sua attività di vigilanza. Un "tic" quello degli affidamenti diretti e di somma urgenza che va ben oltre la piccola amministrazione campana e che spesso nasconde una deliberata strategia che consente a un ampio numero di piccoli comuni di evitare le gare frazionando indebitamente appalti di semplice manutenzione che sarebbe più appropriato appaltare con procedure aperte. Il caso di Capri, in questo senso, è esemplare. Il provvedimento contiene non solo una lista dei tutti i lavori affidati dalla piccola stazione appaltante campana (elenco peraltro ripetutamente sollecitato e infine inviato all'Anac con molto ritardo) ma anche le varie circostanze da cui emerge l'utilizzo improprio della procedura e tutte le relative conseguenze in termini di mancato rispetto di trasparenza, concorrenza ed economicità.

Il primo elemento messo in chiaro dall'Anac è che nessuno dei 158 affidamenti con somma urgenza effettuati nel triennio 2018-2020 è stato adeguatamente giustificato, né trova traccia in eventuali delibere di giunta. La componente di affidamenti diretti e affidamenti per somma urgenza è schiacciante nella lista di lavori pubblici del triennio considerato, basti pensare che il piccolo comune ha fatto tre sole procedure aperte nel 2018, zero nel 2019 e zero nel 2020. Quello che non è stato affidato direttamente e per somma urgenza è stato appaltato con procedura negoziata (11 nel 2018, 9 nel 2019 e una sola nel 2020).
In nessun caso, dall'oggetto dei lavori emerge che i numerosi interventi - «crolli di muri di contenimento, cedimenti della pavimentazione stradale, dissesti, distacchi di costoni, rottura di tombini, infiltrazioni nelle scuole» - sono riconducibili a eventi imprevisti e imprevedibili. Le cause, osserva l'Anac, sono semplicemente il frutto di una combinazione tra incuria e assenza di programmazione di manutenzione ordinaria. Di fatto, la mancata manutenzione è diventato (o si è voluto far diventare) l'alibi per affidamenti diretti urgenti, spesso frazionando gli incarichi per raggiungere la soglia dei 40mila euro.

«Il Comune - sintetizza l'Anac - ha soddisfatto le esigenze di manutenzione prevalentemente mediante la parcellizzazione delle attività negoziali, suddividendole in numerosi micro-affidamenti di modesto importo, in assenza di una adeguata programmazione delle lavorazioni occorrenti per garantire la dovuta funzionalità agli impianti comunali». Oltre che una violazione del codice appalti per la mancata programmazione, l'ente campano ha deliberatamente scelto una strada antieconomica, visto che «il ricorso ai predetti micro affidamenti diretti di breve durata in luogo di un affidamento di dimensione tecnico/economica più consistente, inevitabilmente non ha consentito a Codesta Amministrazione di poter beneficiare dei risparmi di spesa discendenti dall'effettuazione dei ribassi di gara, con conseguente compromissione del principio di economicità». Inoltre, se avesse pianificato i lavori affidandoli attraverso una gara con accordo quadro avrebbe potuto beneficare di ulteriori «possibili risparmi di spesa».

Non è tutto. L'Anac espone fatti che fanno pensare a un comportamento che va oltre la semplice "pigrizia" della Pa. Tanto per cominciare si evidenzia la circostanza che i tanti micro-affidamenti sono cessati come per magia quando il Rup è stato sostituito, «a dimostrazione che essi non poggiavano, per lo più, su circostanze di assoluta necessità ed urgenza reali». Inoltre, quasi il 46% di tutti gli affidamenti diretti e di somma urgenza nel 2020 e quasi il 50% di quelli del 2019 hanno come contraenti due sole imprese, con preferenza per gli appalti di maggiore importo. Peraltro senza che nulla giustifichi questo ricorrente riaffido, con tanti saluti al principio di rotazione degli appalti. La ciliegina sulla torta è la circostanza, accertata dall'Anac, secondo cui «non risulta essere stata effettuata la verifica dei requisiti generali e dell'antimafia dell'operatore economico affidatario; risultano invece effettuate le verifiche contributive e assicurative (Durc). Non risulta, inoltre, effettuata la verifica circa l'assenza di annotazioni sul casellario Anac delle imprese».

IL PROVVEDIMENTO ANAC N.1971722

In conclusione, «si ritiene la non conformità delle procedure in analisi ai disposti di cui agli artt. 21, 30, 35, 36 e 163 del D.lgs. 50/2016, in quanto lesive dei principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, economicità e rotazione degli affidamenti».

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