Fisco e contabilità

Fondi Ue, solo 16 programmi su 46 hanno già il via libera

La partita dimenticata: ok formale di Bruxelles per 15,5 miliardi su 75, gli interventi vanno raccordati con il Pnrr<br/>

di Carmine Fotina

Fanno molta notizia le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E si discute un po’ dei vecchi fondi della politica di coesione ancora non spesi. Ma c’è il silenzio o quasi sui 75 miliardi legati alla nuova programmazione dei fondi europei, per il periodo 2021-2027, su cui tra procedure complesse, ritardi di trasmissione e fisiologici rallentamenti per il cambio di governo l’Italia arranca. Dagli uffici di Bruxelles forniscono aggiornamenti con un lento stato di avanzamento: sui 46 programmi, tra nazionali e regionali, che compongono l’”Accordo di partenariato” al momento ne sono stati approvati, con Decisione di esecuzione della Commissione europea, solo 16. Sommati, questi programmi prevedono interventi pari a 15,5 miliardi sui 75,3 in gioco, di cui 43,1 sono risorse europee e il resto è contributo nazionale.

Il pericolo forse è quello di perdere di vista l’urgenza di iniziare a spendere e rendicontare queste risorse, travolti dalle schermaglie tra veri o presunti ritardi del Pnrr e tra la sua blindatura o le possibili correzioni. Anche l’apertura che si sta concretizzando a Bruxelles sull’uso contro il caro-bollette di una parte dei fondi strutturali non impegnati del vecchio ciclo (2014-2020) rischia di distrarre da questo nuovo fronte.

Riassumendo, dopo un lavoro preparatorio condotto scrupolosamente dal Dipartimento per le politiche di coesione a partire da marzo 2019, il 19 luglio 2022 la commissaria europea Elisa Ferreira e il ministro per il Sud Mara Carfagna hanno sottoscritto ufficialmente l’Accordo di partenariato. Alle Regioni meridionali andranno poco meno di 48 miliardi, alle regioni più sviluppate quasi 24 miliardi e il resto a quelle classificate come “in transizione” (Abruzzo-Umbria e Marche).

L’Accordo è un grande contenitore di Programmi che, a loro volta, vanno singolarmente notificati alla Commissione e da questi approvati. Si tratta di 10 Programmi nazionali, a gestione ministeriale, e 36 programmi regionali tra Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) e Fse+ (Fondo sociale europeo plus). Tra le novità introdotte a livello europeo per il 2021-2027, c’è il programma nazionale Just transition fund dedicato ai territori interessati da svolte radicali nel processo di transizione energetica (in Italia sono interessate l’area di Taranto e il Sulcis-Iglesiente). Sono ancora senza imprimatur di Bruxelles tutti i programmi nazionali: Scuola e competenze; Ricerca, innovazione e competitività; Sicurezza; Salute; Inclusione e lotta alla povertà; Giovani, donne e lavoro; Metro plus e città medie del Sud; Cultura; Capacità per la coesione; Just transition fund. Tra quelli regionali, invece, il dato europeo, riportato anche sul portale OpenCoesione, segnala come approvati i programmi Fesr di Emilia-Romagna, Lombardia e Valle d’Aosta e i Programmi Fse di Campania, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto.

Il raggio d’azione degli interventi previsti dall’Accordo di partenariato è vastissimo e in molti casi si interseca con i progetti del Pnrr, circostanza che è stata considerata in fase di stesura ma il nuovo governo dovrà attentamente monitorarla in fase di realizzazione per tenere ben lontano ogni rischio di doppio finanziamento. Per fare qualche esempio di come i due grandi programmi di spesa dovranno restare distinti, nel caso dei trasporti mentre il Pnrr si concentra sulle direttrici ferroviarie Ten-T ad alta velocità, la politica di coesione dovrà intervenire in particolare sulle ferrovie regionali e sulla logistica. per l’energia da un lato si punta di più su accumuli, idrogeno, biometano; dall’altro sull’efficientamento negli usi finali residenziali. Per la sanità, il Pnrr copre in particolare le case della salute e gli ospedali di comunità, i fondi di coesione si rivolgeranno a specifiche fasce di popolazione, ad esempio povertà estrema o disabili psichici.

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