Appalti

Pnrr: controllo preventivo anti-frode su due livelli per le imprese che partecipano agli appalti

Con la falsificazione dei crediti d’imposta finanziati dal Piano si possono generare Durc illegittimi per la partecipazione alle gare

di Ivan Cimmarusti

Il controllo sulle imprese che partecipano agli appalti del Piano nazionale di ripresa e resilienza viaggia su due livelli. Da una parte le prefetture, con il controllo in chiave antimafia sugli assetti societari; dall’altra la Guardia di finanza, con le verifiche sulle aziende e sul corretto utilizzo dei fondi stanziati per le gare. In entrambi i casi assume funzione strategica un nuovo approccio: «l’azione preventiva».

L’effetto deterrente

L’esperienza investigativa ha mutato la strategia anti-frode. È più facile bloccare le risorse prima che siano indebitamente erogate piuttosto che recuperarle dopo che un appalto sia stato già manipolato, infiltrato dalla criminalità o affidato a società che non avevano i requisiti. Troppo spesso, poi, i fondi finiscono in circuiti di riciclaggio all’estero che ne rendono molto difficoltoso il recupero. Un rischio troppo elevato considerati gli stanziamenti rimanenti: «circa 170 miliardi da spendere nei prossimi tre anni e mezzo», è annotato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, che «daranno un contributo significativo alla crescita economica a partire dal 2023, l’anno in cui, secondo le nuove valutazioni, si verificherà l’incremento più significativo della spesa finanziata dal Pnrr».

Lo scopo della «azione preventiva», dunque, è quello di promuovere «un effetto deterrente», si legge nelle circolari, «che si concretizzi nel riscontro diretto presso il soggetto realizzatore/attuatore, dell’attendibilità dei dati, documenti e informazioni fornite».

Prescrizioni antimafia

Il sistema di prevenzione prefettizio resta ancorato alla documentazione antimafia prodotta dalle aziende. Per questo tutte le imprese coinvolte nella realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale saranno «mappate» all’interno della Banca dati nazionale unita della documentazione antimafia (Bdna).

L’impresa aggiudicataria di un appalto Pnrr, entrata «occasionalmente» in rapporti con la criminalità organizzata, non sarà automaticamente esclusa dalla commessa ma dovrà seguire le prescrizioni antimafia. Secondo la circolare del Viminale, che richiama l’articolo 94-bis del Codice antimafia, se il prefetto accerta che i tentativi di infiltrazione mafiosa sono, appunto, «occasionali», prescrive all’impresa aggiudicataria dell’appalto l’osservanza di alcune misure per un periodo non inferiore a 6 mesi e non superiore a 12 mesi. Se, tuttavia, gli elementi indiziari abbiano già comportato l’adozione di una interdittiva, allora la Prefettura potrà applicare l’articolo 32, comma 10, del Dl 90/204, attraverso cui commissariare l’azienda – in collaborazione con l’Anac – per portare a termine il contratto.

Le applicazioni

Il secondo livello di verifiche affidato alla Guardia di finanza risulta serrato. Le Fiamme gialle puntano alla «tempestività degli interventi operativi – da selezionarsi con un approccio mirato e selettivo volto a valorizzare ogni indice di rischio – rispetto all’affidamento dei progetti, delle opere e dei servizi».

In questo senso la tecnologia giocherà un ruolo decisivo: l’individuazione degli alert di anomalia sarà assicurato attraverso l’utilizzo di applicativi. C’è l’app Mse (Mappatura socio-economica e criminale), che offre una rappresentazione delle caratteristiche delle regioni e delle province italiane sul piano, appunto, socio-economico e criminale. Ma ci sono anche le banche dati Ares e Siris che offriranno spunti.

Durc falsi

Un alert del rischio frode è rappresentato dalla costituzione di crediti d’imposta fittizi tra quelli finanziati dal Pnrr. Si tratta, in particolare, dei crediti d’imposta beni materiali 4.0, immateriali 4.0 e immateriali “ordinari”; crediti d’imposta Ricerca e sviluppo, Innovazione tecnologica e altre attività innovative; crediti d’imposta formazione 4.0. La Guardia di finanza dovrà riscontrare se il contribuente abbia maturato questi crediti o li abbia utilizzati in fase di compensazione. Questo tipo di controlli, inoltre, serviranno ad alimentare le verifiche sulla regolare attribuzione degli appalti. Il rischio – riscontrano le Fiamme gialle – è che sodalizi delinquenziali si avvalgano indebitamente delle agevolazioni fiscali finanziate dal Pnrr, ottenendo così fittizi crediti d’imposta con cui compensare debiti reali e, per tale via, falsificare i Durc necessari per partecipare a gare d’appalto ricomprese nei progetti finanziati dall’Unione europea.

“Codifica Pnrr”

Un ulteriore spunto per compiere le verifiche potrà arrivare dall’analisi delle comunicazioni antiriciclaggio fatte da tutti i soggetti obbligati, compresi gli enti locali, tra gli attuatori del Piano. La Guardia di finanza punterà a un approfondimento più incisivo sulle segnalazioni per operazioni sospette con «codifica Pnrr», valorizzando adeguatamente gli input informativi messi a disposizione dai reparti speciali.

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