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Lo scudo di derivati alzato dalle utility

 La corsa europea agli stoccaggi

di Jacopo Giliberto

Scende di tono l’allarme dei mesi scorsi per la liquidità delle aziende dell’energia. Il ribassare dei valori delle grandi commodity energetiche, a cominciare da gas ed elettricità, ha ridimensionato anche le esigenze di copertura finanziaria e di garanzia che avevano terrorizzato molte imprese.

Per le aziende dell’energia i derivati, le vendite a termine, le partite bilaterali e strumenti simili sono come scudi: pesanti da maneggiare, ingombranti per la vita di un’azienda, costosi; ma quando sono scelti con attenzione difendono da guai peggiori. Cioè gli strumenti devono essere costruiti non per proteggere la sola voce costi, come fanno alcune aziende, bensì per tutelare le varie voci variabili che concorrono a comporre il margine.

Tant’è che nel mercato dell’energia il margine è al centro anche di diversi contratti Ppa (power purchase agreement), in cui ciò spesso che viene determinato come fisso e immutabile non è il prezzo finito dell’elettricità bensì il margine riconosciuto al fornitore, lasciandone variabile il costo.

Chi compra metano per bruciarlo in una centrale elettrica e trasformarlo in corrente si copre su tre lati: sul prezzo del gas che compra, sul prezzo dell’elettricità che vende e sul prezzo della CO2, la quale anch’essa pesa sui costi variabili di produzione. «È quello che viene chiamato primo margine di produzione, cioè clean spark spread. In un contesto molto volatile — avverte Fabrizio Allegra, amministratore delegato della Tirreno Power — fissare questo margine può risultare molto complicato perché i mercati spot delle diverse commodity non chiudono nello stesso momento; per esempio, il prezzo dell’elettricità si fissa prima di quello del gas».

Un’altra complicazione deriva dal fatto che, a differenza dalla quotazione dell’elettricità, il prezzo del gas è definito da un mercato molto speculativo e facilmente influenzabile. Più esposti appaiono i trader puri, che comprano una commodity energetica per rivenderla.

Un altro tema sono le garante e le “caparre” versate nei contratti di compravendita di queste commodity. Le margin call cioè le richieste di adeguare le garanzie finanziarie a copertura delle obbligazioni delle due controparti.

Negli ultimi mesi, i rincari furibondi di gas ed elettricità hanno causato margin call di dimensioni tali da causare una fortissima tensione finanziaria anche per operatori di grandi dimensioni. Per evitare una crisi devastante, per esempio, il governo svizzero ha concesso alla Axpo una linea di 4 miliardi per coprire le garanzie.

«In condizioni di estrema volatilità dei mercati — aggiunge Allegra di Tirreno Power — questa garanzia deve essere adeguata anche su base giornaliera per evitare che le parti rimangano esposte a rischi che possono diventare molto rilevanti in poche ore».